E’ il Dolce e Gabbana Gold in via Poerio a Milano la location designata per ospitare l’incontro odierno focalizzato sulla stabilità dell’Eurozona. A intervenire sono Massimo Siano, Head of Italian Market di ETF Securities e Ronald Leven, Executive Director and Senior Currency Strategist per Morgan Stanley.
ETF Securities, primo ETF provider indipendente specializzato in materie prime, è la prima società a lanciare nel 2003 ETF sull’oro; l’Italia rappresenta attualmente il suo secondo mercato di riferimento. Sebbene la crisi del 2008 fosse causata da una situazione patologica del debito privato e quella attuale vede i debiti sovrani degli stati dell’Eurozona al centro dei problemi, Siano individua un parallelismo tra le due situazioni, mettendo sul banco degli imputati le politiche inefficaci attuate dalle banche centrali, colpevoli di avere creato la cosiddetta ‘’illusione monetaria’’: in entrambi i casi, infatti, l’aumento della quantità di moneta in circolazione può rappresentare una cura solamente palliativa e non può certamente risolvere problemi di natura strutturale come quelli sorti in entrambi i contesti. Siano prevede per i prossimi dieci anni una situazione simile a quella degli anni ’70, in antitesi con il periodo di sviluppo ed espansione che ha caratterizzato i ’90; una fase recessiva per l’Italia, fortemente ancorata alla performance tedesca, potrebbe già profilarsi dall’anno prossimo. Il default della Grecia, fosse anche ‘’pilotato’’, viene visto come un evento praticamente ineluttabile e la gravità della situazione prefigura scenari quasi apocalittici qualora una sorte simile toccasse al nostro paese, dal momento che il debito pubblico italiano è circa cinque superiore a quello greco. La reazione del mercato ad un contesto finanziario così negativo lancia segnali inequivocabili: gli investitori vendono sempre più azioni e obbligazioni per orientarsi verso il bene-rifugio oro e gli strumenti finanziari ad esso legati. La scelta è diventata quasi obbligata anche in virtù del fatto che il governo ha vietato l’acquisto di strumenti che ‘’scommettono’’ su un cattivo andamento del mercato. Anche petrolio e gas naturale non se la passano benissimo: il primo perché si apprezza nelle fasi di crescita del PIL mondiale, situazione piuttosto lontana da quella attuale; il secondo perde di valore per un eccesso di offerta. Le elevate scorte di metalli industriali costituiscono un ulteriore indicazione negativa sullo stato dell’economia globale: gli ordini sono in diminuzione e con essi anche la produzione e, quindi, il reddito. Il fatto che la seconda ‘’asset class’’ più redditizia dell’ultimo periodo sia rappresentata dalla liquidità la dice lunga sulla scarsità di alternative di investimento redditizio.
L’analisi di Leven, maggiormente incentrata sul mercato delle valute, non è certo più incoraggiante: anche per lui il default greco appare inevitabile e le conseguenze per il sistema bancario europeo saranno pesanti, dal momento che i titoli greci sono abbastanza diffusi nei portafogli dei principali istituti bancari. La forza dell’euro è vista in diminuzione proprio a causa di questa crisi strutturale e Leven non esclude che nell’arco dei prossimi 6/12 mesi il cambio euro-dollaro possa scendere a 1,25. Alla domanda di un giornalista, che chiede un pronostico relativo alla possibilità di un collasso della valuta europea nei prossimi 6/12 mesi, Leven afferma che si tratta di una possibilità (fortunatamente) abbastanza remota, dando comunque il 10/15% di probabilità che un simile fenomeno si verifichi. Gli investimenti suggeriti agli investitori europei nell’immediato futuro sono rappresentati dalle valute americane e giapponesi, con un occhio di riguardo per la Cina e, tra i mercati emergenti, per l’India.
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