ESG: NELL'OMBRA DELLA MINACCIA TRUMP?
Milano, 18 dicembre 2024. Di Coline Pavot, Head of Responsible Investment Research, La Financière de l’Échiquier (LFDE).
La minaccia di Trump è tornata ad aleggiare!
Il 6 novembre 2024, la vittoria del candidato repubblicano ha gettato un’ombra tra coloro che si impegnano a favore dello sviluppo sostenibile.
Sulla carta, gli annunci del candidato non lasciano presagire nulla di buono per le tematiche ESG.
Il movimento anti-ESG, già vivace negli Stati Uniti durante il suo primo mandato, potrebbe rafforzarsi ulteriormente? Approfondiamo i possibili rischi sociali e ambientali del nuovo mandato.
PANORAMICA DELLA MINACCIA
“Drill, baby, drill", il mantra della campagna elettorale del candidato repubblicano, è alquanto esplicito in merito alle ambizioni nella lotta al cambiamento climatico.
Molteplici sono le promesse: riaprire i rubinetti petroliferi, nella speranza di ottenere energia a minor costo, e rimettere in discussione le normative ambientali implementate durante l'era Biden al fine di liberare le imprese.
Su scala internazionale, Donald Trump minaccia pure di uscire nuovamente dall'Accordo di Parigi e di andare addirittura oltre, abbandonando la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) con il rischio di annientare l'obiettivo collettivo di 1,5°C.
Stando a Carbon Brief, le politiche previste potrebbero comportare un aumento delle emissioni pari a 4 miliardi di tonnellate di CO2 entro il 2030, superiore alle emissioni annuali dell'Unione Europea.
UNA MINACCIA CHE POTREBBE NON ESSERE COSÌ FACILE DA METTERE IN ATTO
La disinvoltura di Trump sarà sufficiente perché possa realizzare il suo piano?
Il suo progetto di smantellamento dell'IRA, ad esempio, incontrerà non poche resistenze all’interno del suo stesso campo.
L'80% degli investimenti sponsorizzati dall'IRA sono andati infatti a beneficio di alcuni Stati repubblicani, come il Texas che ha ricevuto importanti sussidi che gli hanno consentito un posizionamento all'avanguardia nelle energie rinnovabili e la creazione di molti posti di lavoro nel settore.
Varie disposizioni ambientali minacciate all’interno di questa legge rafforzano inoltre la competitività dell'industria americana, nei confronti della Cina soprattutto, a sostegno dello slogan “America First”, tanto caro ai Repubblicani.
Sul fronte sociale, infine, le dichiarazioni del futuro presidente sull'espulsione di 10-12 milioni di lavoratori privi di documenti verso i loro Paesi d'origine avranno indubbiamente un impatto negativo sull'inflazione e sulla crescita economica.
BICCHIERE MEZZO PIENO O MEZZO VUOTO?
Questo quadro contrastante ci porta a vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?
In questa fase, il registro sfavorevole degli annunci non suscita entusiasmo e ha persino creato un'eccessiva volatilità negli asset considerati “verdi”.
Come dimostrano le misure effettivamente adottate durante il precedente mandato, l'attuazione degli slogan provocatori del futuro Presidente si accompagna spesso a sfumature.
È tuttavia lecito temere un effetto contagio ad altri Paesi, meno restii a rivedere al ribasso i loro impegni di fronte allo scetticismo climatico prevalente.
In un momento in cui molti investitori temono l’arretrare delle economie europee di fronte agli Stati Uniti e alla Cina, non è forse questa un'opportunità per l'Europa perché affermi la propria leadership in questi ambiti fondamentali per il futuro del nostro pianeta... e delle nostre economie?
Da investitori responsabili e impegnati, continuiamo a incoraggiare le aziende e le autorità di regolamentazione perché mantengano la rotta verso misure ambiziose, attraverso la lente della doppia materialità.