ESCLUSIVA IN - L’intervento di Profumo al Rotary Club: crisi, nuove norme e lavoro

L’Avvocato Salvatore Messina, Presidente del Rotary Club Manzoni Studium di Milano, lo scorso 16 gennaio ha invitato il dott. Alessandro Profumo a fare il punto sulla crisi attuale.

ESCLUSIVA IN - L’intervento di Profumo al Rotary Club: crisi, nuove norme e lavoro

L’iniziativa si inseriva in un ciclo di incontri finalizzati a “riscoprire” i valori della nostra Costituzione. E proprio la rilevanza del quadro costituzionale ha dato un maggior respiro e un ampio spunto di riflessioni sul tema della crisi, che il dottor Profumo ha trattato in maniera coinvolgente per la numerosa platea di professionisti presenti all’incontro.

Ifanews.it  pubblica in esclusiva un’ampia sintesi dell’intervento del Dottor Profumo.

Come si può ben comprendere, l`intervento del dr. Profumo è stato ampio e articolato. La sintesi che di seguito proponiamo è, come tutte le sintesi, un compendio che certamente non offre lo stesso respiro dato al tema dal relatore, e, sempre come tutte le sintesi, comprende anche una sorta di `reinterpretazione` - ad opera nostra - del pensiero del relatore medesimo. L`interesse del tema trattato, tuttavia, è tale che corriamo volentieri il `rischio della sintesi`, assumendoci la responsabilità di eventuali inesattezze e di possibili `compressioni` del pensiero del relatore.

<<
La nostra Costituzione già in apertura, all’ art.1, pone il lavoro come principio fondamentale della nostra Repubblica; principio ribadito dall’ art. 4 che, riconoscendo a tutti i cittadini il diritto al lavoro e impegnando gli organi dello Stato a promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto, di fatto pone le basi della nostra Costituzione economica. Questa prima riflessione ci aiuta a capire la profondità degli effetti che questa crisi internazionale ha prodotto nel nostro Paese, scuotendone i fondamentali dell’economia. Cruciale è, quindi, anche la disamina del nostro mercato del lavoro per capire, tra le tante connotazioni di questa crisi, quelle che sono tutte e proprie esclusivamente italiane.
Prima fra tutte, la dualità del mercato del lavoro e la discrasia tra lavoratori dipendenti con contratti a durata indeterminata e lavoratori con una protezione limitata, se non del tutto inesistente. La disoccupazione giovanile al 30%, e solo il 46% delle donne occupate, portano il nostro paese ai più bassi livelli tra i paesi europei in tema di politica del lavoro.
Per riprendere a crescere, è necessario cambiare i paradigmi della crescita, finora basata, per l’Italia, sul debito pubblico, mentre nei Paesi anglosassoni si è fatto maggiormente ricorso al debito privato.  In Italia, abbiamo ancora spazio nel debito privato ed è bene ricordare che il debito è un fattore patologico solo quando è eccessivo rispetto ai propri mezzi, mentre quando si configura, in misura sostenibile, esso contiene in sé anche una visione positiva sul futuro e consente delle prospettive. Dovremmo pensare, ad esempio, al project financing per la realizzazione di opere infrastrutturali, grazie ai fondi pensione, alle assicurazioni, ai fondi sovrani dei paesi petroliferi.

Certo, il modello finanziario finora in essere ha mostrato i suoi limiti e i suoi fallimenti, per cui occorre ripensare le strategie, cercando di guardare al sistema economico in una prospettiva sia micro che macro.
Coniugare gli accadimenti microeconomici con quelli macroeconomici è un esercizio necessario e non semplice in un contesto di  continuo calo di fatturato nell’industria e di alta volatilità dello spread a livelli superiori ai 400 punti. Sono necessarie ristrutturazioni importanti; la riduzione degli organici in azienda e i provvedimenti di pre-pensionamento  non bastano. Ancora più insufficienti si rivelano tali provvedimenti quando le aziende sono le banche.
Per le banche e, con esse, per l’intero settore finanziario, entrare in un sistema di cooperazione internazionale ha comportato l’introduzione di una serie di rigidità di manovra che limita l’azione del singolo Stato e complica le relazioni tra Stati, soprattutto riguardo al sostegno e al finanziamento del debito. Alla fine del 2009, infatti, il libro unico delle regole ha istituito un nuovo sistema di supervisione, l’European Bank Authority, correntemente conosciuta come EBA, organismo dell`Unione Europea, che dal 1 gennaio 2011 ha il compito di sorvegliare il mercato bancario.
Il sistema finanziario è importante e strategico, ma la crescita di un Paese è la risultante di una combinazione sinergica di una serie di variabili demografiche, economiche, infrastrutturali.
Il fattore demografico, in particolare, ha una duplice valenza: età e numerosità della popolazione sono due aspetti dello stesso fenomeno, che cambia totalmente connotazione a seconda della prevalenza di un aspetto sull’altro.
Purtroppo, l’immigrazione non è sufficiente a compensare la crescita sempre più scarsa della nostra popolazione.  Occorrerebbe attivare una seria politica della famiglia e una altrettanto seria politica per l’immigrazione. Se si analizzano  le proiezioni di crescita nel 2050, gli USA sono molto più avanti dell’Europa, forse anche per la maggior capacità di integrazione che da sempre gli americani hanno avuto.

Per la crescita, servono anche competenze e infrastrutture. In Italia, in particolare,  soffriamo di gravi carenze nel settore delle telecomunicazioni, come tutti avranno potuto constatare a proposito dei dibattiti sulla banda larga.
In questo momento, la situazione del debito pubblico è tale per cui investire significativamente nell’innovazione dei prodotti e dei servizi per stimolare la crescita è cosa che si dovrà e si potrà fare solo in un momento successivo all’attuale.
Inoltre, per le scelte e nei processi decisionali in tema di investimenti, gli ostacoli di carattere burocratico-amministrativo costituiscono un vincolo ben più stringente del  vincolo delle risorse economiche.
Di fronte ad uno scenario che vede aumentare la disoccupazione nel breve termine, la semplificazione dei processi normativi, soprattutto nella Pubblica Amministrazione, è strategica, a maggior ragione in un contesto ormai europeo e con un mercato del lavoro di fatto internazionale. Liberalizzazioni e mercato del lavoro non potranno non essere temi prioritari nell’agenda del Governo.
La stabilità normativa è indispensabile per attrarre investitori stranieri.
Le ristrutturazioni necessarie sono talmente  radicali che spesso ci si interroga sul futuro della stessa unione europea e con essa dell’euro. Senz’altro l’Europa  è ad un bivio: o integrazione o default dell’euro.
La sproporzione tra il tenore di vita degli italiani e le reali possibilità economiche del Paese, hanno pesato nel dialogo tra i governi europei, e messo a dura prova la solidarietà tra Stati. Il governo tedesco non ritiene di dover sostenere gli oneri di un debito italiano, e l’imbarazzante tasso di evasione fiscale italiana rende ancor più difficile il dialogo istituzionale.
Ad ogni modo, il governo Monti sta dando un grande contributo alla ripresa dell’Italia  e dei dialoghi in Europa. Anche gli Stati Uniti d’America stanno facendo rilevare segnali di ripresa superiori alle aspettative, forse a motivo delle prossime elezioni presidenziali.
Si può, pertanto, manifestare un cauto ottimismo per il futuro.
                                                    >>

``