Ad aprire i lavori un pool di esperti del settore contabile italiano del calibro di Paolo Balice, Presidente dell`AIAF, Mario Boella, Presidente di ASSIREVI, Fausto Cosi, Presidente di ANDAF, Ugo Pollice, Segretario dell`Ordine dei Dottori Commercialisti e degli esperti contabili di Milano, Patrizia Rutigliano, Presidente di Ferpi, Claudio Siciliotti, Presidente del Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili e Silvia Ghielmetti, Director di CRIF Decision Solutions.
Tra i vari ringraziamenti di rito, qualche prevedibile considerazione sull`andamento economico-finanziario di Europa e Italia in particolare e qualche polemica su alcune riforme `dubbie` che hanno coinvolto di recente il mondo della contabilità, è emerso comunque un sentimento di moderato ottimismo sui prossimi mesi del 2012, in particolare sulla seconda metà, condiviso da tutti gli oratori.
E` stato poi lasciato il campo al primo intervento vero e proprio che ha visto salire sul palco i Professori Allegrini e Tron dell`Università di Pisa che hanno presentato i risultati di uno studio dal titolo `Impairment test e analisi del cash flow delle società quotate italiane`.
Nello specifico, Allegrini ha cominciato parlando della ricerca empirica effettuata, di come sono stati scelti ed esaminati documenti quali schemi di bilancio, note esplicative al bilancio ed eventuali altri allegati e son state prese in considerazione goodwill, intangible assets e property, plant and equipment per mettere a confronto un centinaio di società quotate italiane e altrettante del Regno Unito, escludendo però quelle operanti nei settori finanziario, immobiliare, calcistico e quelle di cui non è stato possibile recuperare un bilancio tra 2006 e 2010.
Da questa analisi è emerso che nell`arco dei 5 esercizi presi in esame le aziende inglesi sono ricorse alla svalutazione mediamente molto di più rispetto a quelle nostrane.
Tron ha poi preso la parola introducendo una seconda ricerca, effettuata questa volta ipotizzando uno studio delle relazioni tra varibili di cash-flow e indici di performance e market value delle società quotate italiane, selezionandone un campione tra le 50 `worst performing` industriali e di servizi (basando sui parametri Ros, Roe, Roa, Market value e Total sales, nel periodo 2004-2009) quotate su Borsa Italiana per analizzarne i cashflow statements ed effettuando un`analisi ulteriore della correlazione.
Passando per l`analisi di correlazione e l`analisi di correlazione di Spearman, si è giunti alla conclusione che il trend del flusso di capitale di circolante tra il 2004 e il 2007 è correlato con indicatori di performance e con il market value degli anni 2008 e 2009. In poche parole, le società quotate che nel passato hanno avuto trend negativi del FCC hanno avuto successivamente risultati peggiori rispetto ad altre società quotate.
Le società che hanno invece avuto trend incrementali nella consistenza del capitale circolante netto nel periodo 2004-2007 presentano indicatori di redditivtà (Ros e Roa) più bassi negli anni 2008 e 2009. Gli altri flussi invece (cash flow f.o., flusso totale dell`attività operativa e flusso di investimenti) non presentano correlazioni con performance e market value.
Il limite evidente di tale ricerca - oltre al passaggio nel 2005 agli Ias/Ifrs - è senza dubbio però quello di aver esaminato solo 52 ziende, mentre per ottenere risultati di portata più generale se ne sarebbero dovute esaminare molte di più (ovvero tutte le quotate).
La promessa con la quale i due ricercatori si sono congedati è stata quindi questa, cioè di ampliare il campione per continuare ad asplorare il valore predittivo dei flussi finanziari.