ELEZIONI SUPPLETIVE A MONZA. LA DISCRIMINAZIONE RAI DELLE MINORANZE POLITICHE
Giannina Puddu, 19 settembre 2023.
La RAI, per cui siamo obbligati al pagamento del canone imposto, subdolamente, nel conto delle nostre bollette elettriche.
La RAI che, anche in forza di quest’obbligo, dovrebbe garantire il SERVIZIO PUBBLICO.
La RAI che gode, perfino, del supporto di un’apposita Commissione parlamentare “per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”, con la presidenza appena assegnata a Barbara Floridia del M5s e le due poltrone da vice-presidente consegnate a Maria Elena Boschi (Italia Viva) e ad Augusta Montaruli (FdI).
La RAI, per cui, progressivamente, nel tempo, alla “Commissione” che le è stata dedicata sono state attribuite diverse competenze in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione in particolare durante fasi elettorali o referendarie e non solo (L. 515/1993 e L.28/2000).
La RAI che dovrebbe garantire la condizione nota come “par condicio”, nel caso in questione, è venuta meno al suo obbligo, come evidente dalla semplice visione del servzio:
https://www.rainews.it/tgr/lombardia/articoli/2023/09/cappato-deposita-le-firme-per-le-elezioni-suppletive-2b2bb0b7-d372-4bdb-80bd-b29a159473fc.html
E, dunque, come spiegare il video del TGR Lombardia, andato in onda il 17 settembre u.s. a firma Laura Troja, che ha raccontato del “deposito delle firme” di alcuni candidati offrendo a Marco Cappato un tempo platealmente superiore ai 5 secondi concessi all’avv. Lillo Massimiliano Musso di FDP (Forza Del Popolo), candidato al Senato alle suppletive di Monza?
Per il suo passato e per le sue azioni condivisibili o meno, Marco Cappato gode già di una “visibilità” che lo agevola, alla partenza, in questa sua nuova avventura politica.
Perchè offrirgli ancora tanto più spazio sottraendolo ad altro che ne avrebbe legittimo diritto?
La domanda è logica quanto opportuna giacché chiunque, guardando il video, può dedurre una sgradevole disparità di trattamento e la negata condizione di “par condicio”.
E’ il caso di discriminazione di una minoranza politica e questo non può essere tollerato da nessun cittadino che abbia a cuore lo Stato Democratico ed il suo sacrosanto diritto di essere puntualmente e compiutamente informato circa i candidati al Senato in occasione delle suppletive di Monza.
È anche l’art. 3 della Carta costituzionale a fissare il principio di uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche o condizioni personali e sociali.
È lo stesso art. 3, nel 2° comma, a imporre allo Stato di adottare tutti gli strumenti che consentano di superare gli ostacoli alla piena realizzazione del principio di uguaglianza. È in questa finalità che trova giustificazione la legislazione diretta a reprimere tutti i comportamenti discriminatori che derivino o da privati o da pubbliche amministrazioni.
Da cittadina italiana orientata al positivo, mi piace credere che si sia trattato solo di un incidente di percorso vissuto dal giornalista incaricato per il servizio durante la frenesia dell’evento.
E, pertanto, mi piace credere che al candidato al Senato Lillo Massimiliano Musso sia offerta d’ora in avanti, dalla RAI – Servizio Pubblico, ogni opportunità di esprimere il suo progetto politico e le ragioni che lo hanno indotto a presentarsi in questa competizione elettorale.