ELEZIONI REGIONALI. LAZIALI CITTADINI DI SERIE A, LOMBARDI CITTADINI DI SERIE B. LA CORTE COSTITUZIONALE?

ELEZIONI REGIONALI. LAZIALI CITTADINI DI SERIE A, LOMBARDI CITTADINI DI SERIE B. LA CORTE COSTITUZIONALE?

Giannina Puddu, 23 dicembre 2022.

Il 12 novembre,  il presidente Marco Vincenzi, preso atto delle dimissioni di Nicola Zingaretti, aveva firmato il decreto di scioglimento del Consiglio regionale del Lazio, come previsto dallo Statuto regionale.

A partire dal 12 novembre 2022, dunque, decorrevano  i tre mesi per indire le elezioni regionali, come previsto all’articolo 5 della legge regionale 13 gennaio 2005, n. 2.

Il vicepresidente della Regione, Daniele Leodori (sentito il presidente del Consiglio regionale), avrebbe  firmato il decreto di fissazione della data delle elezioni e il decreto per la ripartizione dei seggi nelle cinque circoscrizioni in cui è suddiviso il Lazio.

All'epoca,  l’ipotesi più accreditata per il voto era quella del 5 febbraio, perché legata all’addio del presidente subito dopo l’ok del Consiglio al Collegato previsto, come detto, per il 12 novembre.

Poco dopo,  invece, iniziava a prendere  corpo, tanto da essere considerata da molti  l’ipotesi più probabile, la data del 12 febbraio per lo svolgimento delle elezioni. 

Perché questo accadesse, sarebbe bastato che Zingaretti si dimettesse l’11 novembre e così è stato.

Ventiquattro ore dopo, la pubblicazione sul bollettino della Regione e da quel momento avevano iniziato a decorrere i tre mesi entro i quali si sarebbe andati alle urne, come prevede lo Statuto del Lazio.

Le spinte per arrivare, quale data di voto,  alla seconda domenica di febbraio erano state tante.

Anche perchè entro un mese dal voto vanno presentate le liste.

Pertanto svolgere le elezioni il 12 febbraio avrebbe consentito ai partiti di stabilire i propri candidati non durante le feste di Natale ma dopo o prima.

Inoltre, questo termine avrebbe dato a tutti un mese pieno, al netto delle festività natalizie e di fine d'anno,  per lo svolgimento e l'organizzazione della campagna elettorale.

Il dato che si ricava da questa ricostruzione è che, i laziali, già il 12 novembre erano al corrente del fatto che avrebbero votato il 12 e 13 febbraio 2023.

Senza dubbio.

Altra musica per la Lombardia...

Solo il 9 dicembre (!) come riferito anche da Corsera, era arrivato il via libera del Consiglio dei ministri ad indire le elezioni regionali per domenica 12 e lunedì 13 febbraio 2023.

Con la fissazione della data, naturalmente, parte l’iter per la presentazione dei simboli e delle liste dei candidati e subiscono un’accelerazione anche le manovre per la scelta dei candidati governatori dei vari schieramenti in campo, ha scritto Corsera.

Su Fanpage, si leggeva il 28 novembre, che la nuova legge elettorale, approvata in Consiglio lo scorso 21 novembre, permette a Fontana, in qualità di presidente in carica, di scegliere il giorno delle elezioni in un arco temporale che va dai 30 giorni precedenti alla fine naturale della legislatura ai 60 giorni successivi (o, eventualmente, nella domenica compresa nei sei giorni ulteriori).

Nel concreto di queste elezioni, aggiungeva Fanpage, vuol dire che le votazioni potrebbero avvenire tra domenica 5 febbraio e domenica 7 maggio 2023.

Un lasso di tempo che potrebbe cambiare non di poco l'esito delle elezioni, dando più o meno tempo per la campagna elettorale che, soprattutto per alcuni partiti, è partita più in ritardo di altri.

Adesso, ripassando le date, tutto, appare chiramente organizzato per garantirsi il governo della regione e l'esclusione di altri cittadini che volessero proporsi per lo stesso esercizio:

  1. il 21 novembre il Consiglio Regionale Lombardo approva la legge che consente a Fontana di scegliere il giorno delle elezioni! Comoda la vita!!! Questo, mentre, già il 12 novembre (9 giorni prima), nel Lazio erano state rese note le date di voto.
  2. il 9 dicembre, il CDM concede il suo "via libera" al voto nei giorni 12 e 13 febbraio 2023.
  3. Fontana, che avrebbe potuto fissare le date di voto nel periodo compreso tra il 5 febbraio ed il 7 maggio, sceglie, contro le aspettative diffuse e alimentate dalla stampa, di anticipare al mssimo le date con l'evidente favore del CDM (di medesima parte politica) che, con tutta calma, approva solo il 9 dicembre.
  4. Fontana, ancora placido e serafico, firma il Decreto di ufficializzazione delle date, solo il 16 dicembre!

Dal confronto tra i fatti che si sono succeduti nelle due regioni, ne emergono due gravi che si traducono in altrettante discriminazioni gravissime che gravano sui cittadini lombardi ed in piena violazione degli articoli 3 e 49 della nostra splendida (se fosse applicata...) Costituzione:

  1. Il Lazio ha ufficializzato le date di voto per le regionali il 12 novembre mentre, la Lombardia le ha confermate solo il 16 dicembre, più di un mese dopo con identico appuntamento elettorale! 
  2. i nuovi Partiti che volessero entrare in competizione con i vecchi al potere e che hanno dimostrato la loro assoluta non-adeguatezza, nel Lazio sarebbero obbligati alla raccolta di 6500 firme,  attivi su questo fronte già dal 12 novembre, mentre, quelli lombardi, avendo la regione circa il doppio degli abitanti del Lazio, sarebbero obbligati alla raccolta di 13.050 firme dal 16 dicembre ed avendo a disposizione, rispetto ai laziali, giusto e soltanto  il brevissimo  periodo che precede e segue le festività di fine anno, cioè quando, è praticamente impossibile come calcolato da chi ha scelto queste date per assicurarsi di azzoppare l'avversario, già in pachina.

Si capisce che il Potere sia una condizione di beatitudine e privilegio irrinunciabili ma la lealtà verso gli avversari politici ed il rispetto delle regole dovrebbero disciplinare e contenere gli scaltri e gli scorretti di ogni specie.

Chi è chiamato a questo ruolo di disciplina, controllo e blocco di queste avventure temerarie avviate in evidente conflitto costituzionale?

Sul sito della Corte Costituzionale, si legge:

Come in genere ogni giudice, la Corte non può decidere autonomamente di quali questioni occuparsi: occorre che qualcuno la investa proponendo un ricorso o sottoponendole un dubbio.

Pare evidente, alla luce della situazione attuale, che la Corte dovrebbe, invece, essere dotata del potere di decidere autonomamente di quali questioni occuparsi.

Chi può chiedere alla Corte di pronunciarsi sulla costituzionalità di una legge? Qualunque cittadino, il Capo dello Stato, il Governo, minoranze parlamentari, organi giudiziari?

Putroppo, quando  L'Assemblea costituente,  giunse ad esaminare il problema, non lo risolse ma rinviò la soluzione ad una successiva legge costituzionale, che fu approvata come già detto dalla stessa Assemblea nel febbraio 1948 (legge costituzionale n. 1 del 1948).

In essa si stabilì (articolo 2) fermo il disposto dell'articolo 127 della Costituzione, che prevedeva l'impugnativa davanti alla Corte costituzionale, da parte del Governo, delle leggi regionali reputate contrastanti con la Costituzione che anche le Regioni potessero a loro volta impugnare, entro un breve termine dalla loro pubblicazione, le leggi dello Stato che reputassero lesive della propria autonomia garantita dalla Costituzione.

Quel disegno è ora confluito nel nuovo testo dell'articolo 127 della Costituzione, con le modifiche del titolo V della parte II, introdotte dalla legge costituzionale n. 3 del 2001.

In tali casi il giudizio costituzionale serve essenzialmente a risolvere le controversie fra Stato e Regioni sui limiti delle rispettive competenze, e quindi sia a difendere l'autonomia delle Regioni da "attentati" del legislatore statale, sia a presidiare il potere legislativo statale da eventuali abusi dei legislatori regionali.

Ancora, nel caso, osservando un "abuso regionale" ed avendo attori-parenti sia al governo che in regione Lombardia, questa previsione pare completamente sdentata tanto è evidente l'endorsement del CDM alla vecchia nomenclatura della regione Lombardia, per garantirne anche la futura reggenza. 

Tutto sommato, si tratta di una successione di azioni "semplici"e perfino rozze,  che si possono sgamare facilmente, solo mettendo i puntini in successione temporale.

Il problema, al solito, sta nella distrazione generale, la solita endemica "indifferenza italiana" che frega spesso tutti, alimentata, stavolta, dalla frenesia dello shopping natalizio, dai pranzi, dalle cene, dai viaggi di piacere mentre tutt'altro che un periodo piacevole si profila davanti ai nostri occhi, un pò più aperti. 

L'effetto, già anticipato nel titolo, è che, nel caso, i cittadini laziali sono trattati come Cittadini di serie A, mentre i lombardi sono trattati come Cittadini di serie B!

Spostando l'attenzione sulle arie fritte, ai lombardi è stato sottratto il diritto di votare nuovi governanti per la loro regione, obbligati a scegliere solo tra quelli che sono già al potere.