Edison, fasi decisive per il riassetto

  Siamo alle battute finali nell’ambito del riassetto di Edison. Il colloquio segreto tenutosi giovedì 6 ottobre tra il ministro per lo Sviluppo Economico Romani e il numero uno di EDF Henri Proglio fa pensare con ogni probabilità ad uno spacchettamento di Edipower, società controllata da Edison con una quota azionaria del 50% e partecipata anche da A2A (20%), Alpiq (20%) e Iren (10%). Lo schema dell’operazione, il medesimo bocciato lo scorso marzo dal ministro Tremonti a tutela dell’italianità di Edison, dovrà essere definitivamente fissato entro il 31 ottobre, data di scadenza dei patti, e porterà EDF, la maggiore azienda energetica francese, ad assumere il controllo effettivo di Edison con oltre il 50% delle quote. Il principale nodo da sciogliere riguarda l’eventuale opzione put a tre anni per la holding italiana Delmi, che a seguito del riassetto resterebbe con il 30% del capitale di Edison. Il ministro Romani lascia ad A2A (azionista di maggioranza di Delmi) ed EDF la negoziazione per la definizione di tale opzione, a patto che sia concessa alla cordata italiana la possibilità di un’uscita onorevole dal capitale, sia che si tratti di una liquidazione in denaro, in asset, oppure mista. Secondo indiscrezioni l’opzione put dovrebbe garantire ai soci italiani di Delmi che la eserciterebbero un prezzo di uscita compreso tra 1 e 1,2 euro per azione e comporterebbe, dunque, una minusvalenza abbastanza contenuta, dato che la maggior parte di essi ha in carico la partecipazione in Edison a 1,5 euro per azione. Non si esclude, però, l’ipotesi della liquidazione del 30% del capitale contro il conferimento degli asset di Edison nelle energie rinnovabili (800 milioni la loro valutazione) più un conguaglio liquido.

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