Ecco le banche che `sporcano`

Chi finanzia il cambiamento climatico? A questa domanda cerca di dare una risposta lo studio «Bankrolling climate change» che ha individuato le 20 banche mondiali che in questi ultimi anni hanno finanziato per decine di miliardi di euro l`industria del carbone, ritenuto in grandissima parte responsabile dei cambiamenti climatici. Condotto da un gruppo di associazioni composto dal network internazionale BankTrack, l`organizzazione ambientalista tedesca Urgewald, GroundWork e Earthlife Africa con il sostegno di grassroots foundation, European Climate Foundation e Charles Stewart Mott Foundation, la ricerca stila una top 20 dei «climate killers», come sono stati rinominati gli istituti di credito tra i quali figura, insieme a JP Morgan Chase, Citi e Bank of America, anche l`italiana UniCredit /Hvb, al quindicesimo posto con oltre 5 miliardi di investimenti nel settore carbonifero. È anche vero, però, che Unicredit (al terzo posto fra le banche verdi secondo la classifica Bloomberg) sta investendo molto nelle enegie rinnovabili: il portafoglio totale di energie rinnovabili ammonta a 6,11miliardi di euro, tra eolico (52%), PV (38%) e altre rinnovabili (10%).

Ed è anche l`unica azienda di credito italiana socia della Desertec Industrial Initiative che utilizzando fonti rinnovabili da sfruttare nelle regioni nel Nord Africa e Medio oriente mira a rifornire l`Europa con una quantità di energia elettrica pari al 15% dei consumi finali per il 2050.

Stando allo studio «Bankrolling climate change», dal 2005 le 20 banche insieme avrebbero fornito all`industria del carbone 171 miliardi di euro. Lo studio è stato condotto analizzando investimenti, obbligazioni ed altri strumenti di finanziamento degli istituti bancari, ma soprattutto attraverso i rapporti delle maggiori compagnie energetiche e minerarie operanti nel settore. Secondo gli autori dello studio, i numeri pubblicati sarebbero decisamente inferiori a quelli reali, e questo è dovuto alla difficoltà riscontrata nel reperire i dati, visto che - come si legge nel rapporto - «mentre le più grandi banche commerciali fornicono i dati degli investimenti annuali nel settore delle rinnovabili, non tracciano nè pubblicano quelli nel fossile». Senza i loro investimenti, il carbone non si sarebbe potuto espandere come ha fatto nell`ultimo decennio, tanto che secondo la Urgewald, esisterebbero numerosi piani per costruire nuove centrali, nonostante queste siano tra i principali responsabili dei cambiamenti climatici. Comunque, la preoccupazione per i cambiamenti climatici ha portato sempre più persone, negli ultimi anni, a protestare contro la costruzione di nuove centrali, e qualche risultato positivo è stato ottenuto.

La Royal Bank of Scotland (Rbs), ad esempio, nonostante abbia investito ben 11 miliardi nel carbone afferma che «dal 2006 ha prestato più soldi a progetti eolici che a qualunque altro tipo di progetto energetico», aiutando così il mondo nella transizione verso le rinnovabili. In Germania, rivela il «Bankrolling climate change», si è rinunciato alla costruzione di 16 centrali, mentre negli Usa la costruzione di ben 151 centrali è già stata bloccata. Lo studio ha individuato 1.405 transazioni che hanno coinvolto 93 banche. Il valore complessivo dei finanziamenti al settore carbonifero da parte di queste banche dal 2005 (anno in cui è entrato in vigore il Protocollo di Kyoto) ammonta 232 miliardi di euro e, nonostante le oscillazioni, i finanziamenti al settore carbonifero sono in crescita tanto che nel 2010 la somma stanziata ha raddoppiato rispetto al 2005. Secondo James Hansen, direttore del Goddard Space Institute della Nasa, mettere fine alle emissioni da carbone significherebbe risolvere il problema del surriscaldamento globale dell`80%. JP Morgan Chase, Citi, Bank of America, Morgan Stanley, Barclays, Deutsche Bank, Royal Bank of Scotland, Bnp Paribas, Credit Suisse, Ubs sono le prime 10 della classifica che contrasta fortemente con la retorica della maggior parte di questi istituti.

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