E` iniziata la `ribellione` del bancario. Intesa, Unicredit, Mps, Bpm...
E` iniziata la `ribellione` del bancario. Intesa, Unicredit, Mps, Bpm...
È cominciata ieri da Intesa Sanpaolo l`ondata di mobilitazioni nei gruppi bancari. Nelle prossime settimana sarà la volta di Unicredit e di Mps. In Unicredit sono state avviate le procedure per la mobilitazione, dopo la decisione presa dal gruppo sul Vap 2011, secondo quanto riferiscono fonti sindacali.
L`azienda, infatti, si sarebbe detta disponibile a discutere del premio aziendale solo in seconda battuta, dopo aver concluso la trattativa sul nuovo piano industriale, appena iniziata. Una proposta inaccettabile per i sindacati che hanno deciso unitariamente di fare sciopero. In Mps, invece, lo sciopero arriva dopo la presentazione del nuovo piano d`impresa, con l`annuncio di 4.600 esuberi e la chiusura di 400 filiali. Il settore bancario sta attraversando una fase carica di tensione, per molteplici ragioni che in parte sono riassunte dalla congiuntura, in parte dalla redditività delle filiali, in parte dal conto presentato alle banche dalla riforma pensionistica e dal tema esodati, in parte da gestioni su cui il sindacato ha espresso denunce e critiche pesanti. In tutti i casi una sola risposta: la mobilitazione.
Così ieri è stata la volta, la prima volta dopo la fusione di Intesa Sanpaolo. Le trattative nell`istituto si sono interotte in particolare sul tema delle uscite previste dal piano dello scorso luglio e sugli effetti della riforma pensionistica, sui contratti di armonizzazione, ormai scaduti la scorsa settimana, e sulla nuova organizzazione del lavoro con gli orari allungati previsti dal nuovo contratto. Secondo i sindacati l`adesione dei lavoratori di Intesa Sanpaolo allo sciopero unitario proclamato nel gruppo sarebbe stata plebiscitaria. I dipendenti che hanno aderito, secondo i sindacati, hanno fatto sì che il 90% delle filiali sia rimasta chiusa. Da Intesa Sanpaolo riferiscono che secondo i conteggi ufficiali dell`istituto le filiali chiuse sono state circa l`80%, mentre i lavoratori che hanno aderito all`agitazione sono stati il 54%. Ieri si sono anche svolti tre presidi davanti alle sedi di Milano, Torino e Bologna.
«Questo sciopero, come dimostrano i numeri, è stato un grande successo», dice Giuseppe Milazzo, coordinatore Fabi di Intesa Sanpaolo. «Adesso ci aspettiamo che l`azienda riapra il confronto adottando posizioni meno intransigenti e più improntate alla logica del buonsenso». Intesa Sanpaolo ha però più volte ribadito che la posizione nasce dall`esigenza di considerare il piano d`impresa presentato lo scorso anno alla luce di un quadro di riferimento mutato in maniera significativa, dopo la riforma previdenziale del dicembre 2011. La posizione assunta da Intesa Sanpaolo, ovvero la disponibilità a sospendere le uscite previste, ha richiesto l`attivazione urgente di una procedura sindacale di riorganizzazione per individuare i possibili strumenti che consentano di confermare gli obiettivi previsti in termini di riduzione dei costi, nella cornice del ccnl e delle norme. Milazzo però ribatte che «se cambia una norma di legge non è che possono pagare solo i lavoratori: lo sforzo deve essere condiviso». Per il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, «questo sciopero è solo il primo di una lunga serie, che coinvolgerà Unicredit, Mps, Bpm, perché i piani industriali predisposti contengono solo sacrifici per i lavoratori, senza che i veri responsabili delle politiche aziendali siano minimamente toccati».
Articolo tratto da Il Sole 24 Ore
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