DI CHI E' L'ENI? CHI GODE DEGLI EXTRAPROFITTI MATURATI DA ENI MENTRE L'ECONOMIA ITALIANA AFFONDA?

DI CHI E' L'ENI? CHI GODE DEGLI EXTRAPROFITTI MATURATI DA ENI MENTRE L'ECONOMIA ITALIANA AFFONDA?

Giannina Puddu, 13 settembre 2022.

Ieri, mi sono occupata di ENEL. Oggi, sollecitata, mi sono dedicata a ENI.

Nel contesto che vede i profitti di una e dell'altra società, impennarsi grazie alla mole di ricavi e margini gonfiati dalla evidente speculazione sugli approvvigionamenti energetici.

Di seguito, dati e riflessioni per rispondere alla domanda: chi ci guadagna?

Dal momento che alla domanda "chi ci perde", siamo tutti preparatissimi. 

Perde l' ITALIA!

Gli azionisti ENI:

Azionista QUOTA CAPITALE
Holding pubblica 30,334%
Investitori instituzionali 50,439%
Al dettaglio 18.084%
Azioni proprie 1,128%
Identità degli azionisti non fornita 0,015%

La ricerca dettagliata degli "Investitori Istituzionali", come nel caso di ENEL, conduce verso un percorso blindato e opaco, che toglie l'accesso ai dati.

Sono disponibili solo dati aggregati come elencati nella tabella sopra.

La Holding pubblica italiana (AZIONISTA DI CONTROLLO) è descritta nella tabella che segue:

AZIONISTI DI CONTROLLO
(AGGIORNAMENTO AL 9 GIUGNO 2022)
Azionista Numero di azioni possedute % sul totale delle azioni ordinarie
Ministero dell’Economia e delle Finanze 157.552.137 4,411
CDP S.p.A. 936.179.478 26,213
Totale 1.093.731.615 30,624

La tabella che segue indica la distribuzione geografica dei soci ENI:

Area Geografica Quota
Italia 55,290%
UK e Irlanda 6,095%
Altri Stati UE 14,096%
USA e Canada 11,885%
Resto del mondo 11,491%
Azioni proprie 1,128%
Segnalazioni nominative non disponibili 0,015%

Uno dei Quaderni Giuridici che CONSOB pubblica sistematicamente, ha come titolo: I controlli interni nelle società quotate - Gli assetti della disciplina italiana e i problemi aperti - di G. Gasparri, del 4 settembre 2013, lettera c), si legge:

Dopo una premessa di carattere generale, volta a delimitare l’estensione del concetto di “controlli interni”, l’attenzione è rivolta all’elaborazione operata sul tema nell’esperienza applicativa italiana. Si è, quindi, evidenziato il passaggio da una concezione riduttiva dei controlli interni, appiattita sugli aspetti meramente contabili, a una maggiormente integrata, ispirata al perseguimento dell’efficacia e dell’efficienza delle operazioni sociali e al presidio dei rischi aziendali.

Questo, ancora oggi.

L'attività di controllo è  appiattita sugli aspetti meramente contabili.

Ma, per questo tipo di controllo non abbiamo bisogno di prevedere una Golden Share!

Ci sono già i membri dei CDA, i Sindaci e i revisori contabili  carichi di tutte le loro responsabiltà con effetti anche sui loro patrimoni personali.

Purtroppo, mentre questo "Quaderno" Consob la dice giusta, anche sul sito della Consob è impossibile trovare l'elenco dettagliato degli azionisti ENI. 

Eppure, la Consob, prevede e pubblica che:

La normativa comunitaria impone l’obbligo di comunicare al mercato le partecipazioni azionarie ritenute “rilevanti” detenute in società con azioni quotate.

Ed anche che:

L’articolo 120 del Testo Unico della Finanza (TUF, come da ultimo aggiornato) e la relativa disciplina di attuazione della Consob impongono l’obbligo di comunicazione a carico di coloro che - direttamente o  per il tramite di interposte persone, fiduciari o società controllate - detengono partecipazioni sociali con diritto di voto che superano la soglia del 3%....

E, dunque, perchè neanche Consob rende disponibili queste informazioni che rende obbligatorie per tutti, mentre "tutti" non rispettano questo obbligo nella allegra leggerezza generale?

Nel caso di ENI, come in quello di ENEL e di tutte le altre ex società pubbliche (date in pasto ai "mercati"), lo Stato,  azionista di controllo, è chiamato a svolgere il suo compito pieno che è rappresentato, innanzitutto,  dalla tutela degli interessi strategici nazionali.

Non si chiede al MEF di svolgere l'attività di controllo del ragioniere, nè questo è ciò che si chiede a CDP nel momento in cui, questa, condivida con il MEF, il suo ruolo di controllo.

Deve essere un controllo politico!

Il ruolo richiesto è quello di indicare ed esigere che sia rispettato, l'indirizzo strategico della politica aziendale affinchè questa non sia contraria agli interessi nazionali.

Tra l'altro, la notizia degli extra-profitti che ingrassano gli azionisti di ENI e ENEL mentre il sistema economico italiano paga il conto immolandosi, con obbligo, alla causa degli interessi opportunistici della Finanza Internazionale, provoca, per ENI  e per ENEL un gravissimo danno reputazionale.

Anche i "mercati", prima o poi, saranno obbligati a mettere nel conto delle loro scelte questo tipo di danno che è rilevante per qualunque società quotata.

La reputazione di una quotata è patrimonio aziendale.

Nella Relazione (ENI) sul Governo Societario e gli Assetti Proprietari 2011, approvato nel  2012, nel capitolo dedicato ai Poteri speciali riservati allo Stato attraverso l'esercizio della Golden Share, alla lettera c), si leggeva:

c) veto, debitamente motivato in relazione al concreto pregiudizio arrecato agli interessi vitali dello Stato, all’adozione delle delibere di scioglimento della Società, di trasferimento dell’azienda, di fusione, di scissione, di trasferimento della sede sociale all’estero, di cambiamento dell’oggetto sociale, di modifica dello statuto che sopprimono o modificano i poteri di cui alle lettere (a), (b), (c) e successiva lettera (d);

E, dunque, allo stato dei fatti, questa virtuosa Golden Share che fine ha fatto?

La distruzione, prossima ventura e sventura, dell'economia italiana non è forse un interesse vitale dello Stato?

Perchè il MEF e CDP non hanno opposto il loro veto renendosi complici delle politiche di prezzo in atto che stanno arrecando danni stratosferici agli "interessi vitali dello stato italiano?

Tutta questa "bella gente", a partire dal signor (ex banchiere anche lui...) Daniele Franco (a capo del MEF), nato il  7 giugno 1953, a Trichiana (Belluno), a 347 metri s.l.m, e dal signor (economista) Dario Scannapieco (a capo di CDP), nato a Roma, a soli 21 metri s.l.m.,  il 18 agosto del 1967, conosce benissimo la teoria ma non la applica. 

E, questa è una grave responsabilità che meriterebbe anche un adeguato approfondimento tecnico-giuridico.

Chi è chiamato a difendere gli interessi della Nazione Italiana, non ha difeso gli interessi della Nazione Italiana.

Il 3 aprile dell'anno 2017, su CorriereEconomia, era stato pubblicato l'esito di un'inchiesta condotta da Mario Gerevini. 

Anche Gerevini si era scontrato con l'opacità fatta sistema relativa ai soci delle nostre società, ex pubbliche, ma ancora strategiche, di fatto.

In sintesi, emerse che i "soci nascosti" di ENI, albergano in sedi dorate e sparse sui territori che vanno da Malta ad Amsterdam fino al Golfo Persico. Ma i primi stranieri sono cinesi.

Il link per leggere l'articolo di Gerevini.

https://www.corriere.it/economia/leconomia/17_marzo_23/gli-azionisti-nascosti-dell-eni-48ca6922-0faa-11e7-94ba-5a39820e37a4.shtml