Derivati, ecco perchè la sentenza di Milano è storica
Federconsumatori Nazionale, da sempre in prima linea nella censura della finanza tossica che in questi anni ha danneggiato centinaia di famiglie, imprese ed Enti locali italiani, accoglie con grande soddisfazione la sentenza emessa ieri del Tribunale penale di Milano, che ha condannato quattro grandi banche estere ed alcuni funzionari delle medesime riconoscendo la ricorrenza del reato di truffa contrattuale in relazione ai contratti derivati a suo tempo stipulati dal Comune di Milano.
In attesa di leggere le motivazioni della sentenza, in base a quanto si è appreso dal dibattimento e dalle cronache giudiziarie, è possibile affermare che il Tribunale milanese ha censurato l’assenza di trasparenza e la non corretta rappresentazione da parte delle banche della struttura dei costi della complessa operazione di ristrutturazione del debito proposta dalle banche al Comune, proceduta appunto attraverso la stipulazione di contratti derivati.
E’ il tema, ormai noto alla giurisprudenza italiana, dei costi “impliciti” dei contratti, ossia dei margini di intermediazione occultati dalle banche ai clienti, tali da compromettere la convenienza economica delle operazioni.
Diversamente da altre - e per la verità isolate - sentenze emesse di recente (ci riferiamo soprattutto alla sentenza del Consiglio di Stato sui derivati della Provincia di Pisa), che sui costi impliciti hanno preso posizioni smodatamente “giustificazioniste” e filobancarie, il Tribunale di Milano dimostra piena consapevolezza della rilevanza del tema e, valorizzando le risultanze della relazione tecnica del perito nominato dal Giudice che stima i costi occultati all’Ente dalle banche ricorrendo all’impostazione metodologica dell’approccio probabilistico, ha multato le banche per ben 88 milioni di Euro.
Non si deve dimenticare che, riguardo ai derivati degli Enti locali, gli effetti dei contratti stipulati dagli Enti, che avrebbero dovuto condurre ad una ristrutturazione del debito locale, hanno pressoché sempre prodotto ulteriori debiti a tutto vantaggio del sistema bancario ed a discapito delle comunità locali che si sono trovate a sopportare costi economici (ad esempio innalzamento della pressione fiscale locale) e costi sociali (ad esempio in termini di rinuncia allo svolgimento di opere di interesse pubblico), legate anche ai debiti contratti nell’ambito delle operazioni di finanza derivata.
Anche per questi motivi non è più differibile l’emanazione del nuovo Regolamento ministeriale disciplinante l’accesso ai derivati da parte degli Enti locali, atteso ormai da anni, e che dovrebbe riorganizzare l’intera materia garantendo equità contrattuale e parità informativa.
E’ noto peraltro che la bozza dell’emanando Regolamento, già sottoposta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze alla consultazione degli operatori di settore, impone alle banche proprio il ricorso al metodo degli scenari probabilistici cui abbiamo appena fatto cenno, utilizzato per illustrare agli Enti nella maniera più trasparente possibile la convenienza o meno del ricorso a strumenti finanziari così complessi.
Un metodo, quello degli scenari, la cui applicazione è stata nel recente passato più volte giustamente propugnata dalla Consob, la quale invece al momento pare incomprensibilmente titubante sulla sua promozione ed applicazione.