Dentro l` Europa ma fuori dall` Euro

Scritto per Ifanews da Antonio Mazzone. Su questo aspetto, tecnicamente, leggendo i Trattati, non ci sarebbe storia e si dovrebbe rispondere che non si può fare. Ma come sappiamo, l`applicazione dei Trattati  UE ha contemplato anche delle eccezioni e qui ci aiuta la collega Maria Serena Natale in un articolo di qualche giorno fa apparso su Corriere.it    * Il Trattato di Maastricht o «Trattato sull` Unione Europea» firmato nel 1992 ed entrato in vigore nel 1993 prevede l` obbligo di adottare l` euro per tutti i Paesi che abbiano raggiunto i requisiti stabiliti dai criteri di convergenza (Trattato di Roma ` 57) - eccezioni:

Dentro l` Europa ma fuori dall` Euro
 
a) Gran Bretagna (ha ottenuto l` opt-out che le consente di essere membro della Ue mantenendo la sterlina);
b) Danimarca (con l` opt-in può decidere di entrare nell` eurozona previo referendum, ma al momento non c` è alcun voto fissato)
c) Svezia, che pur rispettando i criteri di convergenza e non avendo negoziato clausole ha scelto la via referendaria: nel 2003 hanno vinto i «no», la corona resta moneta nazionale e la situazione resta congelata (un anomalia più che una eccezione).
 
** Esiste invece la possibilità di uscire dall` Unione Europea, formalizzata dal Trattato di Lisbona firmato nel 2007 ed entrato in vigore nel 2009 . Il testo non si addentra nelle modalità di una procedura finora mai tentata, limitandosi a indicare criteri generali come l` obbligo di tenere negoziati e la necessità che sia il Paese interessato a chiedere di uscire, nessuno può essere espulso.
 
Il problema `vero` a mio avviso è la strumentalizzazione delle turbolenze sui mercati finanziari per imporre de facto una modifica del Trattato UE, altrimenti impossibile da raggiungere per via democratica e legislativa dati i tempi troppo lunghi (mettere daccordo 27 membri) ed il voto richiesto all`unanimità. Un precedente pericoloso lo abbiamo avuto nei mesi scorsi, quando i 17 Paesi `forti` della UE sotto la spinta della Germania hanno deciso di introdurre nelle loro Costituzioni, il pareggio di bilancio, non presente nel Patto di Stabilità del TUE e che ne rappresenta un inasprimento rispetto alle condizioni fissate in origine, 3% del Pil come tetto del deficit e 60% per il debito pubblico.
 
Ma tornando alla domanda `come fa un paese a lasciare la UE ?` , allego di seguito il contributo del collega Brian Palmer di slate.com (traduzione tratta dal seguente documento ):
 
 - Intanto, il Primo Ministro dovrebbe inviare una lettera di intenti al Consiglio Europeo. Dopo di che i pezzi grossi del consiglio – i capi di ciascun stato membro, più un paio di funzionari dell’UE – avrebbero da trattare a lungo, dato che i dettagli su come possa funzionare un abbandono sono stati lasciati nel vago col Trattato di Lisbona nel 2009. Dovrebbe considerare, ad esempio, se il libero scambio e il libero transito presenti nell’Unione Europea possano ancora applicarsi ai cittadini dello stato emarginato. L’accordo potrebbe essere simile allo status della Svizzera, che non appartiene all’UE ma che gode di molti benefici reciproci. La Banca Centrale Europea dovrebbe capire come rimborsare il contributo del paese uscente al suo capitale di riserva. Alla fine di tutte le trattative, la maggioranza dei membri del consiglio dovrebbe accordarsi per la piattaforma finale. (il paese uscente non avrebbe diritto al voto.) Se le negoziazioni fallissero, il paese uscente potrebbe semplicemente uscire dall’UE due anni dopo la sua notifica iniziale – che gli altri membri gradiscano o meno – e lasciare che siano gli studi legali a sistemare i dettagli. - 
 
Sul caso da manuale, rappresentato dall`insolvenza della Grecia, ad esempio lo stesso prof. Francesco Giavazzi il 18.02.2010, dalle pagine del Corriere, scriveva che:  
«Se l’economia non riprende, per stabilizzare il debito serve una correzione dei conti pubblici enorme: circa 14 punti di Pil, al di là di ciò che qualunque governo possa fare. Se invece la Grecia crescesse al 3% l’aggiustamento necessario sarebbe severo, ma non impossibile: circa 6 punti. Ma come fa la Grecia a ricominciare a crescere? Un modo c’è: uscire dall’Euro, svalutare del 50% e diventare il luogo più a buon mercato in cui andare in vacanza nel mediterraneo. Certo, la svalutazione raddoppierebbe il debito, che è tutto in Euro, ma sarebbe giocoforza non ripagarlo. E’ ciò che ha fatto l’Argentina, con risultati non disprezzabili».
E proprio da qui che vorrei lanciare la mia idea, quale punto di partenza, per l`elaborazione del testo da inviare entro il 31.12.2011, per partecipare al concorso: la nascita di  UMEA
 
U.M.E.A. = Unione dei Paesi del Bacino del Mediterraneo, del Sud Europa e del Nord Africa
Composizione iniziale: Portogallo,Spagna,Italia,Croazia,Albania,Grecia,Libano,Israele,Giordiania,Egitto,Libia,Tunisia,Algeria e Marocco
Modello ispiratore: NAFTA (Usa+Canada+Mexico) con l`istituzione di 3 zone franche (Madeira,Sinai,Macedonia)
Valuta: Lira Umea (come unità sintetica non come moneta circolante)
I paesi ex euro, una volta tornati alle proprie valute nazionali, e gli altri paesi dell`Umea adotteranno la Lira Umea come valuta di riferimento per gli scambi domestici ovvero per la regolazione degli scambi di beni e servizi dei paesi membri all`interno della zona. I valori di concambio saranno fissati tenendo conto principalmente di due fattori: il primo dato dall`ammontare delle riserve auree presso ogni Banca Centrale ed il secondo dall`ultimo valore del coefficiente di Gini disponibile per ogni paese aderente. 
Verrà adottato un sistema di cambio semi-flessibile, ovvero verrà concessa ad ogni nazione aderente, un range di oscillazione della propria valuta rispetto al valore di concambio prefissato della Lira Umea (la max un -10% * + 5%) unicamente per gli scambi intrazona. Sarà invece lasciata piena flessibilità per la regolazione degli scambi con paesi extra Umea. Questo consentirà di impedire azioni importanti di dumping interno, a favore di azioni congoiunte nell`incremento delle proprie esportazioni.
Obiettivo dell`UMEA, di concerto con la BCU (la Banca Centrale dell`Unione), è quello di favorire per ognuno dei paesi aderenti la piena occupazione, un trend di crescita del PIL costante con una particolare attenzione ad una equa distribuzione della ricchezza tra i vari strati sociali. La ricerca della stabilità dei prezzi non deve rientrare negli obiettivi primari.
Altro obiettivo dell`Umea è quello di favorire l`autonomia produttiva nei prodotti agricoli di base e nei suoi semilavorati, nonchè nell`autonomia della produzione, gestione e distribuzione di energia derivante da produzione di idrocarburi, gas naturale e fonti alternative. Altro obiettivo consiste nella realizzazione e successiva gestione di una unica moderna ed efficiente rete idrica per tutti i paesi membri.
Infine, ma non meno importante, la realizzazione di un unico pacchetto di offerta turisitca mondiale denominato appunto UMEA, dato che nei paesi aderenti si trovano l`86% del patrimonio mondiale dell`arte e dei beni paesaggistici, che nell`anno 2010 ha veicolato oltre il 48% del flusso turistico del pianeta.
 
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