DEMOCRAZIA: IL POPOLO SARDO HA IL SACROSANTO DIRITTO DI DIFENDERE IL SUO TERRITORIO

DEMOCRAZIA: IL POPOLO SARDO HA IL SACROSANTO DIRITTO DI DIFENDERE IL SUO TERRITORIO

Giannina Puddu, 2 maggio 2024.

Per i sardi, la Terra è Madre Terra, sacra, amata, inviolabile.

E, sono quasi alle barricate per fermare l'assalto speculativo energetico che punta a sventrare migliaia di ettari di territorio, cancellando, definitivamente, i suoi tratti naturali distintivi e la sua immensa bellezza.

Italia Nostra, Associazione per la protezione del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale, ha ben sintetizzato il "sentire" dei sardi con un esplicito richiamo all’articolo 9 della Costituzione, in cui si dice che la Repubblica tutela il patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione e al quale intende "dare sostanza" attraverso la sua azione.

Sostanza che, Italia Nostra sta portando anche con la sua lucida lettura della speculazione energetica che sta attaccando vaste aree italiane e la Sardegna, in particolare:

Purtroppo la cosiddetta “transizione energetica” anziché avvenire in maniera ordinata e pianificata, è lasciata alla mercé di speculatori e facilitatori, interessati a lucrare piuttosto che a garantire una politica energetica sostenibile sotto l’aspetto tecnico e ambientale.

Nel luglio 2022, anticipando i tempi, Italia Nostra oservava che: 

Basta d’altronde dare uno sguardo ai numeri che riguardano la Sardegna. Le coste sono attualmente interessate da ben 13 progetti (9 impianti a sud, 3 a nordest e 1 nella costa occidentale) per la realizzazione di impianti eolici offshore.

In totale si arriverebbe alla installazione di 683 aerogeneratori offshore per una potenza complessiva di 9.952 MW!

Una potenza pari a circa il 70% rispetto a quella prevista lungo l’intero perimetro delle coste italiane e quadruplicata rispetto alle recenti previsioni fornite da TERNA.

Come se non bastasse, all’esame della Commissione di Valutazione di impatto ambientale del MiTE e presso gli uffici Valutazione Impatti dell’Ass.to Reg.le all’Ambiente sono state presentate richieste per ulteriori 33 impianti eolici onshore da ubicare sempre in Sardegna (1.750 MW) e oltre 130 progetti di impianti fotovoltaici per una potenza di circa 4.000 MW.

Nell’ipotesi che tutti questi impianti venissero autorizzati e realizzati, si avrebbe una nuova potenza disponibile da FER di 15mila MW che sommata a quella degli impianti di energie rinnovabili attualmente in esercizio consentirebbe alla Sardegna di raggiungere l’esorbitante potenza di 17mila MW.

In altri termini la realizzazione di centinaia di impianti che produrrebbero oltre 30mila GWh/anno, a fronte di un fabbisogno per l’isola inferiore ai 9mila GWh/anno.

Una quantità di energia tecnicamente non assorbibile dalla malconcia rete elettrica sarda, e tantomeno esportabile pur volendo tener conto dell’elettrodotto Tyrrhenian Link, peraltro ancora in fase embrionale.

La posizione di Italia Nostra mette in risalto il paradosso per cui, la straordinaria quantità di energia che sarebbe prodotta, di gran lunga superiore al reale fabbisogno e non esportabile, sarebbe prodotta per essere sprecata, al solo scopo di generare utili per le società titolari degli impianti.

In un post, pubblicato su Facebook dal Coordinamento Gallura contro la speculazione eolica e fotovoltaica, ieri 1 maggio ha dichiarato:

La moratoria della neo-presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde (sull’efficacia della quale è per altro legittimo nutrire seri dubbi) ha scatenato una reazione virulenta da parte dei signori del vento, esplicitata in un comunicato grottesco, dai toni tragicomici e vittimistici. Per i “signori del vento” il Ddl della giunta regionale sarda “ha dell’incredibile” “e sembra figlia di un accanimento (…) verso le fonti pulite che finirebbe per avvantaggiare solo il gas e le centrali a carbone”. Ora, quello che per gli speculatori delle cosiddette rinnovabili risulta essere “accanimento” è sic et simpliciter il recepimento da parte di un Ente territoriale delle numerosissime istanze, preoccupazioni, prese di posizione e proteste, espresse da un numero sempre crescente di cittadini, comitati, comuni, operatori economici, intellettuali di ogni sorta, nei confronti di quella che si profila come una vera e propria invasione (termine usato frequentemente e non a sproposito) di impianti industriali di impatto devastante all’interno di contesti di enorme pregio naturalistico, paesaggistico ed economico.
Si chiama “democrazia”, concetto con il quale gli sviluppatori delle cosiddette rinnovabili hanno evidentemente scarsa dimestichezza, avvezzi come sono a produrre nella completa opacità i loro deliranti progetti, a sbatterli in pasto al Ministero dell’ambiente (che adesso è anche – guarda un po’ – della “sicurezza energetica”, qualsiasi cosa questo significhi), con la massima cura acciocché cittadini ed istituzioni locali ne vengano a conoscenza il più tardi possibile o affatto (così da non aver tempo sufficiente per presentare richieste di integrazioni, osservazioni e quant’altro a progetti spesso gravemente carenti sotto vari aspetti). “Sembra incredibile”, insiste l’ufficio stampa ANEV che ha evidentemente avuto disposizione di andare giù duro con quei pezzenti della Regione che chissà chi si credono di essere, e in fondo sono solo dei miseri rappresentanti del popolo. Tutte “scemenze”, anzi, “tonnellate di scemenze raccontate senza vergogna”, proseguono i signori del vento, e si intuisce che ci si riferisca alle preoccupazioni di operatori turistici, sindaci, contadini e pastori, intellettuali, sovrintendenti, insomma di quell’inutile massa amorfa che risponderebbe al soggetto collettivo di “cittadini”, inutili presenze che ingombrano i territori e ne ostacolano il libero saccheggio per il profitto di pochi.
Ma davvero se c’è da vergognarsi è di questa genia di speculatori, loro sì irrispettosi dei diritti e delle prerogative dei cittadini, ormai costretti a una continua vigilanza contro minacce estrattiviste di ogni tipo, e del ruolo di governo, del tutto legittimo e doveroso, dei loro rappresentanti istituzionali. La lettura del comunicato dell’Anev ci precipita in un crescendo di aggressività, il fatto non deve stupirci, in un mondo e in un tempo in cui la fanno da padrone gli interessi di consorterie private a discapito del bene comune. Ma il tutto, nel finale, si stempera in un riso amaro di desolazione, in un apice di vittimismo che ritrae questi imprenditori, circonfusi nell’aura di nobili fini filantropici nei confronti di “questa meravigliosa isola” (ma qui siamo ai conati di vomito, altroché riso amaro) che “tante risorse hanno investito e che saranno costretti a lasciare a vantaggio delle solite fossili sarde”.
No, purtroppo non è proprio così, e una reazione tanto inferocita magari si potrebbe capire se il decreto della Regione Sardegna avesse veramente come fine la cacciata degli speculatori dall’isola e l’orientamento verso una politica energetica partecipata a livello locale (e soprattutto orientata verso l’esclusione delle aree naturali da ogni tipo di impianto di produzione energetica andando invece a intervenire sulle superfici già artificializzate). Ma a questi animi sensibili basta molto meno per inferocirsi in tal modo e vomitare parole di fuoco contro chi s’arroga di mettere appena un po’ in discussione il loro diritto al libero saccheggio. E così il finale è una minaccia in piena regola: già ne abbiamo contrastate di iniziative regionali finalizzate a ostacolare il diritto al profitto privato e a tutelare l’ambiente, il paesaggio, i territori e i beni comuni, e l’abbiamo sempre spuntata. Vedrete che andrà così anche questa volta. Il vento è dalla nostra.
L'avvocato Alberto Appeddu, che si propone nella sua seguitissima pagina Facebook come "Libero Pensatore Sardo", poco dopo la mezzanotte di ieri, ha affondato il suo coltello entrando del merito della "Moratoria" messa in atto dalla neo-presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde.
Appeddu, armato della sua competenza professionale, esercitata con successo da molti anni nelle aule dei tribunali per difendere i suoi clienti, ha già smontato la trappola tesa dalla nuova giunta regionale, al solo scopo di confondere e sedare il diffuso e forte rifiuto dei sardi che non accettano che il loro territorio sia definitivamente trasformato in un'industria del sole e del vento a cielo aperto.
Ha scritto:
MORATORIA SULLE PALE EOLICHE: PRIMA BUGIA DELLA GIUNTA TODDE.
Dice la Dottoressa Todde, neo governatrice della Regione Sardegna, di aver fatto con la sua Giunta una moratoria per bloccare l'installazione di nuovi impianti di c.d. energie rinnovabili, in primis pale eoliche per 18 mesi, vendendo  tale provvedimento come un grande successo.
Bugiardi!
Se non vengono bloccati anche i procedimenti amministrativi per ottenere le concessioni, non solo la moratoria regionale è cartastraccia, ma serve a tacitare il malcontento e, magari eventuali iniziative popolari, dando alle multinazionali 18 mesi per concludere senza pressioni i loro iter amministrativi e poi montare gli impianti.
Inserite una norma che preveda la sospensione anche delle procedure di concessione amministrativa e sarete credibili.
Diffidate sardi e vigilate.