Deepseek vs. Big Tech: la sfida dell'IA tra USA e Cina

Deepseek vs. Big Tech: la sfida dell'IA tra USA e Cina

Milano, 28 gennaio 2025. A cura del Team di Gestione Pharus

È stata un'altra settimana positiva sui mercati finanziari con azioni ed obbligazioni entrambe a rialzo e nuovi massimi per lo S&P500. 

In assenza di dati macro significativi l’attesa era tutta sull’insediamento di Donald Trump che il 20 gennaio ha giurato come 47esimo presidente degli Stati Uniti.
Nel suo discorso di insediamento dopo avere annunciato l’inizio di una nuova età dell’oro per gli USA, ha presentato una serie di misure politiche che intende perseguire con la sua amministrazione.
Per la verità tutti gli interventi esecutivi presentati erano ampiamente attesi dal consenso e il fatto che nel primo giorno non abbia annunciato subito nuovi dazi è stato accolto molto positivamente dai mercati che vedono attualmente proprio nei dazi l’elemento di maggiore incertezza a fronte invece di Tagli fiscali e deregulation che sono gli ambiti di interventi visti positivamente.
Tra gli altri annunci ricordiamo, basta guerre in giro per il mondo, ritorno ai valori tradizionali degli Stati Uniti, basta censure sui media e libertà di pensiero, stop all’immigrazione clandestina e Stop all’uso politico della Giustizia.
Fine di tutte le politiche woke e gender, Basta auto green (nonostante Musk), basta politiche ecologiste, piena autonomia energetica garantita dai combustibili fossili, investimenti militari per difendere il paese.
Da evidenziare anche il discorso di Trump a Davos dove il neo presidente ha chiesto tassi di interesse più bassi (non solo negli Stati Uniti, ma a livello globale), ha invitato l'OPEC ad abbassare i prezzi del petrolio e ha esortato che la guerra tra Russia e Ucraina abbia fine il prima possibile. 

La presenza degli amministratori delegati di tutte le magnifiche sette all’insediamento Trump non è passata inosservata.

Anzi, i Ceo di Meta, Amazon, OpenAI, Google, X gli uni di fianco agli altri in prima fila rappresentavano il preludio di un nuovo rapporto tra l’amministrazione americana e le grandi aziende della tecnologia.

Rapporto che il presidente non ha tardato ad instaurare, annunciando la nascita di Stargate: un nuovo gigantesco progetto di intelligenza artificiale che si traduce in una joint venture da 500 miliardi di dollari che ha l’obiettivo di costruire infrastrutture chiave per lo sviluppo AI con un piano che per ora va da qui ai prossimi quattro anni e che partirà con 100 miliardi di investimenti.

La joint venture nasce dalla collaborazione di OpenAI, Oracle e Soft Bank.

Ma non è escluso che vi si uniscano altri investitori interessati alla costruzione massiccia di data center in giro per gli Stati Uniti, fondamentali per gestire l’enorme mole di informazioni e di calcolo necessaria al funzionamento dell’intelligenza artificiale.

Tra i provvedimenti anticipati dal presidente ce ne sono anche di «emergenziali», per consentire a Stargate di generare elettricità ed avere accesso a bacini idrici. 

Trump lancia quindi la sfida alla Cina affermando di voler riportare l’America nella posizione di leader globale della tecnologia.

Una posizione di leadership incorporata nelle aspettative del mercato che dal 2018 ha permesso al Nasdaq di crescere al 20% all’anno rispetto ad una crescita zero dei tech Cinesi.

Dalla Cina arriva però subito la risposta, nel fine settimana, e prende il nome di Deepseek, creando potenzialmente una specie di mini cigno nero sui mercati.
Questa azienda cinese ha appena scioccato l'industria tecnologica annunciando, a quanto si dice, di aver speso solo 5,6 milioni di $ in soli due mesi per sviluppare un’intelligenza artificiale che ha già superato le prestazioni dei rivali statunitensi di Meta e ChatGPT.
Meta che il giorno prima aveva annunciato al mercato un incremento significativo delle capex per il 2025.
Deepseek avrebbe mantenuto bassi i costi utilizzando chip GPU sempre di Nvidia ma meno potenti e più economici di quelli utilizzati dai big tech americani.
Seguiranno nei prossimi giorni molti report ed analisi da parte di esperti del settore su questo tema, ma in generale possiamo dire che questa potrebbe essere una cattiva notizia per le magnifiche 7, che hanno in programma di dominare il mercato dell'IA con i loro (costosi) servizi, ma d'altra parte, potrebbe significare che i sistemi di IA saranno più accessibili e più economici.
Se così fosse, questa sarebbe un’ottima notizia per le altre 493 società dell’S&P 500 che che taglieranno i loro costi e aumenteranno la loro produttività usando questa nuova tecnologia più economica. 

Il tutto questo accade alla vigilia dell’inizio della stagione degli utili per molti big tech che riporteranno nei prossimi giorni e sui quali ci sono delle attese di crescita utili molto importanti che rischiano di essere disattese.

La stagione degli utili del quarto trimestre è infatti in corso con il 30% del mercato che ha fino ad ora riportato, e l'80% delle aziende che sta superando le stime. 
 
È ancora troppo presto per trarre conclusioni, ma le probabilità sembrano che il trimestre è bene impostato per chiudere con una buona crescita su base annua, con le attese che sono oggi per un +13%.
Il ciclo degli utili resta ben impostato ed essendo iniziato da meno di due anni ci si attende che debba continuare, anche se resta da monitorare con grande attenzione la tenuta di questi tassi di crescita attesi che restano ben al di sopra delle media tradizionali, e con la notizia su DeepSeek che potenzialmente potrebbe rappresentare quella nuova narrativa che le porta ad essere riviste a ribasso.

Nel complesso, siamo comunque ancora all’interno di un ciclo di utili in crescita e di un mercato rialzista. Ciò suggerisce che ci potrebbero essere buone performance, ma a un ritmo meno impulsivo di quello che abbiamo avuto nel 2024. Gli utili dovranno fare il grosso del lavoro (e lo stanno facendo), ma la questione più dibattuta sembra comunque riguardare meno gli utili e più le valutazioni a questo punto. 

Qui le considerazioni sono sempre le stesse ovvero gli stati uniti hanno raggiunto un picco di valutazioni che secondo alcune analisi che prendono in esame un basket di ratio valutativi vedrebbe gli equity americani al loro massimo storico di valutazioni, mentre dalle stesse analisi emergerebbe una Cina molto a sconto ed un Europa in media valutativa.
 
Sappiamo ormai molto bene che le valutazioni non impattano storicamente le performance nel breve periodo ma sul lungo termine diventano essenziali nel guidare i ritorni.