Debiti studenteschi USA - “Historia magistra vitae”
E’ ormai da qualche anno che si parla del problema dei debiti sovrani in Europa, come se fossero la causa di tutti i mali dell’economia.
Quel che a volte ci si dimentica è da dove sia partito il tutto. Facciamo quindi un piccolo passo indietro e torniamo al 2006/2007. In quegli anni i listini azionari stavano tirando, il rally partito a fine 2001/inizio 2002 aveva permesso agli indici americani di far segnare i massimi storici. Il nostro FTSEMIB veleggiava attorno ai 45000 punti, un 10% sotto i massimi storici del 2000. Tutti erano felici, tutti si sentivano un po’ più ricchi, il mondo cresceva e l’investimento in borsa continuava a ripagare.
Poi qualcosa si è rotto. O meglio, qualcuno ha esagerato ed il giocattolo si è rotto, con il risultato che un bel po’ di persone hanno perso non solo quattrini ma anche case e/o lavoro. Tutto partì dalla bolla subprime, i mutui USA per acquisto di case erogati a persone in alcuni casi addirittura nullatenenti e disoccupate. Il crollo del mercato immobiliare americano e del valore dei titoli derivati collegati ai suddetti mutui cartolarizzati e rivenduti in giro per il mondo ad ignari risparmiatori causò un crollo vertiginoso dei corsi azionari, che a loro volta causarono delle falle enormi nei bilanci delle banche mondiali e dei fondi di investimento. Tutti ci ritrovammo più poveri. E partì l’effetto domino: meno soldi, meno consumi, meno lavoro, meno reddito e via discorrendo in un circolo vizioso che ancora non è stato completamente interrotto.
Da allora il mondo finanziario dovrebbe essere cambiato: si disse che era necessario riscrivere le regole in modo che non si potesse più ripresentare una situazione del genere. Ad oggi ovviamente, a causa di troppi interessi in gioco nulla è stato fatto, d’altra parte come si può chiedere ad un ex Goldman Sachs di riscrivere le regole dei mercati finanziari se tra qualche anno questa stessa persona, finito l’impegno politico, tornerà a lavorare per la stessa banca d’affari?
“Historia magistra vitae” diceva Cicerone. Peccato che nella realtà dei fatti le persone che si trovano nelle stanze dei bottoni spesso e volentieri si dimentichino di questo. La morale della crisi dei subprime sarebbe dovuta essere che prima di elargire del credito sarebbe meglio assicurarsi delle capacità di rientro del debitore. Ma negli USA la lezione non è stata imparata. Fino a pochi anni fa elargivano credito a nullatenenti disoccupati, con l’idea che siccome l’economia era in fase espansiva sicuramente un lavoro per permettere il saldo delle rate sarebbe stato trovato: abbiamo visto i risultati. Oggi non è più così semplice avere credito per l’acquisto di una casa, ma i prestiti d’onore, per intendersi quelli prospettati anche da Ichino per il rilancio dell’Università in Italia, agli studenti a stelle e strisce continuano ad esser erogati. Ed ecco che un’altra bolla sta per esplodere negli Stati Uniti. In America gli studenti hanno contratto debiti per un ammontare che a fine 2012 aveva superato la soglia dei 1000 mld di dollari. La somma dei debiti accumulati per l’iscrizione ai corsi universitari ha superato le carte di credito come maggior fonte di debito del Paese. Ma su che basi vengono elargiti tali prestiti? Semplice sulla base che una volta ottenuta la laurea questa garantirà loro un lavoro abbastanza remunerativo da poter estinguere il proprio debito in pochi anni. Ma il meccanismo purtroppo funziona solo sulla carta e la contrazione dell’economia e del mercato del lavoro USA complica le cose. Oggi la laurea non è più garanzia di occupazione, tanto meno di un’occupazione soddisfacente e redditizia. I dati sull’occupazione giovanile USA nella fascia 18/24 anni a fine 2011 sono risultati i peggiori da 75 anni a questa parte: solo il 54% risultava occupato, il che lascia intendere che il 46% fosse disoccupato!
Inoltre i tassi di interesse applicati a questi mutui sono sempre più alti, così se lo studente non trova un lavoro immediatamente sempre più spesso ricorre a nuovi prestiti d’onore per prolungare il percorso formativo con delle costosissime specializzazioni post-laurea. Ed in tutto questo le banche si stanno comportando esattamente come per i mutui subprime: cartolarizzano i debiti studenteschi e li rivendono sul mercato: questi nuovi servizi ad hoc si presentano negli States come “Student Loan Asset Backed Securities” o “SLABS”. Questo mercato rappresenta più di un quarto dei complessivi 1000 mld di dollari.
Ma guardiamo ai numeri. Come detto lo stock di debiti detenuto dagli studenti ha superato i 1000 mld di dollari in una crescita che sembra senza fine, in termini reali l’aumento dello stock è di circa 40/60 mld/trimestre.
Nel frattempo negli ultimi 7 anni la percentuale di popolazione con più di un prestito d’onore acceso è più che raddoppiata, passando dal 6,2% dell’ottobre 2005 al 13,2% dello stesso mese del 2012.
Nello stesso periodo il peso in termini percentuali e reali dei debiti studenteschi è cresciuto molto più velocemente di qualsiasi altro debito: si è passati da una media di 17230$ pro/capite nel 2005 ad una media di 27250$ pro/capite nel 2012 con un incremento del 58% in 7 anni.
Osservando poi il grafico successivo balza all’occhio come oramai quasi l’1% della popolazione americana abbia intestati prestiti studenteschi per un controvalore superiore ai 100.000 $, anche in questo caso con una crescita esponenziale: nel 2005 solo lo 0,2% della popolazione americana aveva aperti mutui studenteschi per controvalori a 6 cifre.
Proprio ora arrivano i problemi: da un bollettino della FED di New York di fine 2012 è risultato che in un solo trimestre la percentuale di debitori in ritardo con i pagamenti negli ultimi 30 giorni sia passata dall’8,9% all’11,2%. Inoltre, considerando le caratteristiche dei debitori e delle loro famiglie, molte delle quali hanno alle spalle una storia di cattivi pagatori, si stima che la percentuale dei debiti studenteschi che effettivamente andrà in sofferenza possa arrivare ad oltre il 22% del totale: 200 mld di dollari che rischiano di andare in fumo. Altri studi indicano che tale percentuale possa addirittura avvicinarsi al 33%: una percentuale più alta rispetto ai mutui subprime.
Se uniamo questo dato a quello precedente inerente le cartolarizzazione degli SLABS ci rendiamo conto di come circa 50/55 mld di dollari di potenziali insolvenze siano in mano a degli ignari investitori che hanno comprato qualche strano strumento derivato strutturato incorporante una parte di questi debiti.
Un altro dato interessante è dato dal fatto che buona parte dei prestiti studenteschi sono in realtà garantiti dallo Stato Federale americano il quale non solo cerca di lucrare offrendo prestiti agli studenti a tassi molto più elevati rispetto a quanto costi allo stesso il denaro sui mercati, ma rischia anche di trovarsi con un buco di bilancio di circa 100 mld di dollari, che in un periodo come quello attuale, dove al Congresso si fatica a trovare un accordo tra Repubblicani e Democratici sui tagli alle spese per evitare che l’incremento del debito federale continui ad essere fuori controllo, altro non farebbe che minare ulteriormente la credibilità degli USA.
Signori e signore: nessuno ancora ne parla ma… eccovi servito il nuovo subprime!
E se la storia si ripete.. tempo qualche anno e l’Europa si ritroverà nuovamente accusata di essere la causa della mancata crescita mondiale e dei disagi sociali nel mondo.
Di Jacopo Montagna