DALLO "SGOMBERO DI SELARGIUS" ALLO "SGOMBERO DI GHILARZA"...
Giannina Puddu, 26 novembre 2024.
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In tutta la Sardegna è rimbalzata la notizia della cacciata aggressiva e scomposta dell'avvocato Michele Pala che, su invito esplicito del noto Luigi Salis, si era recato, con il suo tipico atteggiamento pacifico, all'evento organizzato dal Gruppo "Pratobello" che era finalizzato a fare il punto della situazione di stallo che si è creata per effetto della decisione del Consiglio Regionale della Sardegna di rimandare al mese di dicembre, la valutazione della Proposta di legge, nota come "Pratobello 24".
Per meglio comprendere le dinamiche e le ragioni di questo "sgombero da Ghilarza" e per dare a tutti i sardi l'opportunità di sapere come si sia svolto il fatto, ho intervistato il diretto interessato, avvocato Michele Pala.
Premesso che, Michele Pala ha subito la sua cacciata dall'incontro di Ghilarza, alla presenza di testimoni che potranno riferire, a loro volta.
L'intervista:
Avvocato Pala, la mattina del 24 novembre u.s., lei si è recato a Ghilarza, su invito di Luigi Salis, per partecipare all'incontro organizzato dai promotori della proposta di Legge Pratobello allo scopo di fare il punto della situazione.
Con quale spirito si è recato a questo appuntamento?
Mi sono recato a Ghilarza quale responsabile del Comitato per il NO, promotore del referendum regionale per la tutela del paesaggio sardo dalla devastazione determinata dagli impianti eolici e fotovoltaici.
Il comitato per il No insieme ad altre associazioni e comitati sta lavorando su tutto il territorio regionale per informare i cittadini affinché il loro voto al referendum sia espressione di una volontà consapevole.
Ero stato informato che sarebbe stata presente anche la Regoli, giornalista di Rete 4 e questa sarebbe stata una occasione per rendere note le iniziative che la nostra coalizione di comitati sta portando avanti. Io penso sempre che le occasioni di incontro producano buoni frutti e vadano cercate e sono andato con questo spirito.
La porta di ingresso era aperta e non era presente un servizio di accoglienza, per cui, lei come chiunque avesse voluto entrare è entrato. E' corretto?
Quale accoglienza le è stata riservata, ieri mattina, a Ghilarza? Può, gentilmente, raccontare?
Tutto molto normale, dinanzi all’ingresso dell’Auditorium dove si svolgeva l’iniziativa ho incontrato tanti amici con i quali ci siamo salutati con piacere, abbiamo parlato della proposta di legge Pratobello, di ciò che sta facendo il Consiglio regionale, del Referendum e delle prospettive per la nostra Sardegna.
Le persone arrivavano ed entravano nella sala senza alcun problema e neppure vi erano controlli di sorta.
Nessuno ha comunicato o esposto divieti o limiti alla partecipazione che del resto sarebbero stati del tutto innaturali per un movimento politico che guarda al coinvolgimento della popolazione.
Dunque sono entrato come tutti per ascoltare un convegno che a me appariva interessante e che appunto poteva essere l’occasione per concordare strategie comuni.
Dopo alcuni minuti, prima ancora che prendessi posto, si presentavano alcune persone che mi obbligavano a male parole ad uscire dalla sala accusandomi di aver criticato la legge Pratobello e motivando così la necessità del mio allontanamento.
Posso dire che nella mia vita non avevo mai subito una cosa del genere: essere cacciati da una assemblea dove si era convinti di essere tra amici uniti da un unico fine non è una bella esperienza!
Non posso neppure nascondere che la mia prima preoccupazione non è stata per me stesso, ma per le conseguenze politiche che un atto di tale ostilità potrebbe determinare nei rapporti tra i promotori della proposta di legge popolare e il comitato referendario. Sono cose che per il bene dei sardi non ci possiamo permettere.
Il 24 novembre, dunque, la pessima accoglienza che le è stata riservata potrebbe aprire una gravissima frattura nel fronte della Resistenza sarda contro la speculazione energetica.
D'ora in poi, si potrà parlare a buon titolo di "Pratobellici", rimandando alle maniere brutali che hanno usato, ieri mattina, contro di lei intimandole di uscire dalla sala.
Questo fatto è aggravato dall'inerzia dei responsabili dell'evento che, in quanto tali, avrebbero dovuto intervenire per bloccare l'azione aggressiva del gruppo che ha inveito contro di lei, alla presenza di testimoni, chiedendole scusa e invitandola a rientrare.
Lo hanno fatto?
Certo, è evidente che qualche cosa non è andata per il verso giusto, ma mi sarei aspettato che gli organizzatori della iniziativa ci raggiungessero nel piazzale per consentirci di partecipare e in qualche modo superare l’accaduto.
Invece si è voluto lasciare fuori il rappresentante del comitato promotore del referendum, mi pare che il fatto si commenti da solo.
So che, fin qui, la Coalizione per il Referendum ha scelto di non creare divisioni in Sardegna, tacendo i suoi profondi dubbi di opportunità e costituzionalità della "Pratobello". Ma, a questo punto, pare che lei e la Coalizione per il Referedum siate chiamati e costretti a spiegare ai sardi le logiche che stanno dietro la proposta di legge Pratobello.
Quali sono queste logiche reali?
Si, a mio avviso la proposta di legge Pratobello mostra numerose criticità sulle quali però non abbiamo mai inteso fare alcuna polemica perché, anche se si tratta di una proposta che non è in grado di mantenere ciò che promette, essa insieme alla nostra iniziativa referendaria ed alla mobilitazione popolare nei presidi è stata utile per costruire quella coscienza di popolo che sta alla base di qualsiasi risultato utile per la Sardegna.
In tanti hanno creduto nella efficacia della Pratobello, ma a me sembra che gli eventi attuali e da ultimo quanto accaduto al presidio di Selargius, stiano a dimostrare che fino ad oggi questa proposta di legge non ha prodotto risultati.
D’altro canto, sono consapevole che il percorso referendario è lungo e complesso, ma è l’unico che può consentire a tutti i sardi di esprimersi democraticamente ed unitariamente con il voto e questo mi sembra già un grande risultato del quale la politica dovrà necessariamente tenere conto.
Per raggiungere questo obiettivo dovremo dimostrare a noi stessi di essere popolo, di essere in grado di esercitare uniti la nostra sovranità con gli strumenti che l’ordinamento democratico ci offre.
Sono certo che chi ha sottoscritto la proposta di legge pratobello lo ha fatto esattamente con questo spirito e con la stessa generosità saprà dare il suo contributo anche con il voto referendario.
Su Cagliaritoday è stato scritto: "È un incontro a porte chiuse, quello che si svolge oggi a Ghilarza tra gli attivisti dei comitati contro la speculazione energetica che sostengono la proposta di legge di iniziativa popolare Pratobello 24.
Obiettivo: tracciare la linea in vista della prossima settimana, quando martedì si riprenderà la discussione sul disegno di legge sulle aree idonee a ospitare impianti da energia rinnovabile e fare il punto della mobilitazione per capire fin dove spingerla."
Secondo lei, fin dove potranno spingersi?
Non so dire, essere stato costretto ad abbandonare l’auditorium a Ghilarza non ha consentito neppure di immaginare una strategia comune.
Mi sembra che i dirigenti del Movimento Pratobello 24 stiano attraversando una fase di ripiegamento su se stessi che non è utile al raggiungimento degli obiettivi comuni.
Ancora, l'altro ieri, L'Unione Sarda ha dato la notizia con: Ghilarza, il popolo della Pratobello si compatta: "La battaglia continua".
Ha sviluppato con "nessuna voglia di indietreggiare. E se da Cagliari il Campo largo va avanti col disegno di legge 45 sulle Aree idonee, da Ghilarza il popolo della Pratobello 24 si compatta.
E ravviva la mobilitazione contro l'assalto eolico e agrivoltaico. D'altronde, mettere in un angolo 211 mila firme non appare possibile.
Cosa vuol dire a queste 211.000 persone che hanno firmato in buona fede, confidando nella pari buona fede dei proponenti?
Intanto non può nascondersi che, a differenza del referendum, la proposta Pratobello ha avuto il sostegno giornaliero da parte dei più importanti organi di stampa isolani che hanno scelto, con un calcolo a noi ignoto, di sostenere, con quotidiana visibilità, la proposta di legge “Pratobello”, oscurando, totalmente, l’iniziativa referendaria volta a dare la parola a tutti i sardi, non consegnando la loro causa al Consiglio Regionale del quale vediamo l’azione perfettamente allineata al decreto Draghi.
Quel decreto Draghi che, come noto, è la fonte avvelenata a monte della devastazione ambientale della Sardegna e che ha tolto, anche alle istituzioni locali, il diritto di affermare che la “Sardegna non è idonea!”
La Sardegna non è idonea anche perchè il mondo intero le riconosce di essere un museo arecheologico e ambientale a cielo aperto, mentre Draghi, anche di questo non si è minimamente interessato, calpestando la sacralità della nostra Terra con scarponi infangati.
I 211.000 sardi che hanno firmato per la “Pratobello”, sono stati spinti dalla percezione della gravità del momento che stiamo attraversando e si sono fidati di chi gli ha detto che essa sarebbe stata utile per risolvere il problema.
Ora, capiscono che così non è.
Perchè la “Pratobello” è sul tavolo del Consiglio Regionale e della Presidente Todde che ha già il suo indirizzo da seguire.
Ciò che credo è che il dispiacere per gli obiettivi mancati con la "Pratobello" non sarà di ostacolo all’impegno dei sardi che, grazie al Referendum, si riapproprieranno del loro sacrosanto diritto di esprimersi sul destino della propria isola.
Voglio dire a questi 211.000 sardi che possiamo far valere le nostre ragioni, unendo le migliori forze in campo, quelle che si sono spese per la “Pratobello” e quelle che hanno promosso il Referendum, evitando conflitti suicidi.
Per la Terra di Sardegna, che sovrasta qualunque altro nostro interesse, metto da parte il mio personale risentimento per quanto subito a Ghilarza e aspetto di essere contattato dai vertici del Gruppo “Pratobello”, responsabili dell’organizzazione dell’evento di Ghilarza del 24 novembre u.s..
Mi auguro che decidano di fare altrettanto, ponendo al centro delle loro azioni il futuro della Sardegna, offrendo il loro contributo concreto per la vittoria del NO al Referendum.