DALLA SVEZIA: L' INVESTIMENTO EOLICO PORTA ALLA BANCAROTTA. CONVIENE A CINA E USA. SOLO DANNI PER L'UE
Giannina Puddu, 30 settembre 2024.
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Fatta la ormai lunga esperienza con gli impianti eolici, in Svezia, qualcuno sta tirando la riga e fa valutazioni sotto ogni profilo.
La sintesi che emerge è che, senza incentivi pubblici, le aziende eoliche sono destinate al fallimento.
Perchè non è possibile pianificare la produzione in quanto instabile, perchè i ricavi da produzione non coprono i costi di installazione e mantenimento dell'impianto.
Ad un certo punto, finiti i sostegni con danaro pubblico, esaurita la capacità e/o la disponibilità finanziaria degli azionisti, i bilanci rilevano perdite e debiti che portano al fermo dell'impianto.
L'impianto resta dove è stato collocato, inutile per la fornitura di energia elettrica, lasciando la sola eredità della devastazione ambientale che ha causato e dei territori che ha sottratto all'attività umana.
Il primo grande impianto eolico in Svezia era stato costruito da Saab-Scania nel 1977 vicino ad Älvkarleby, con solo due pale, un diametro di 18 metri, una potenza del generatore di 60 kilowatt e torre alta 25 metri.
Christian Steinbeck è un economista aziendale svedese e sta analizzando i bilanci delle società dell'industria eolica.
Durante un'intervista rilasciata a Epoch Times, ha detto che le cose vanno male per gran parte delle aziende produttrici di energia eolica.
Alcune società sono già fallite, ci sono casi di altre che stanno per fallire e molte altre falliranno.
Ha chiarito che, nessuno sa cosa accadrà. Ma la maggior parte dei parchi eolici che abbiamo esaminato stanno andando molto male e ci sono limiti alla quantità di denaro che i proprietari possono investire.
L'impianto eolico Överturingen nel comune di Ånge (Svezia settentrionale), uno dei più grandi della Scandinavia, è sull'orlo della bancarotta, dopo essere stato appena ricostruito.
La proprietà è al 50% di Cloud Snurran AB e per l'altro 50% di proprietà cinese.
Attivato nel 2020, ha continuato a cumulare perdite fino a 765 milioni di corone svedesi a fine 2023/primi 2024 e un debito pari a 2,3 miliardi di corone svedesi.
Con i suoi 56 impianti, alti 220 metri, e con una produzione annua stimata di 785 GWh (gigawattora), è uno dei parchi eolici più grandi della Scandinavia.
Messo in funzione nel 2020, da allora ha registrato perdite costanti.
Nell'estate 2024, la corte d'appello di Svea ha concesso che l'azienda fosse posta in ristrutturazione finanziaria per evitare, se possibile, il fallimento, ma non è bastato.
L'azienda ha indicato come cause dei suoi problemi finanziari gli accordi di acquisto di energia sfavorevoli (accordi PPA) e la produzione eolica inferiore alle aspettative.
Un gap di produzione di elettricità che ha costretto l’azienda ad acquistare elettricità a caro prezzo sul mercato libero per far fronte agli impegni di fornitura, ma peggiorando la sua situazione finanziaria, tanto che adesso è sull'orlo della bancarotta.
Christian Steinbeck avverte che questa sarà la prospettiva per molte aziende eoliche, avendo rilevato dalla lettura dei bilanci, che già adesso, molte aziende del settore sono sotto pressione finanziaria.
E' la stessa condizione degli impianti di Markbygden Ett e Aldermyrberget, a cui è stata concessa la ricostruzione.
Steinbeck accusa la classe politica, colpevole di un’enorme distruzione di capitale e di ambiente.
Ha puntato l'indice anche contro la Banca europea per gli investimenti che sta prestando somme inimmaginabili a progetti fallimentari come questo.
Ma, ha sottolineato che le banche, in pieno conflitto di interessi, creano denaro quando creano prestiti.
Nel dicembre 2023, la BEI aveva annunciato che avrebbe fornito 5 miliardi di euro per rafforzare la fornitura di garanzie bancarie commerciali per gli investimenti da parte di aziende nel settore eolico.
Anticipando che il programma sosterrà fino a 80 miliardi di euro di nuovi investimenti in energia eolica e aumenterà la capacità di generazione di energia eolica di nuova installazione di 32 GW.
Le garanzie sosterranno gli investimenti delle aziende che producono energia eolica e apparecchiature di interconnessione alla rete, nonché componenti chiave per il settore eolico. Questo è un elemento chiave del supporto coordinato fornito dalla BEI e dalla Commissione europea per il settore dell'energia eolica dell'UE, essenziale per realizzare il Green Deal europeo .
La BEI si è allineata all'obiettivo di migliorare l'accesso ai finanziamenti quale componente cruciale dell'European Wind Power Action Plan, annunciato dalla Commissione Europea a ottobre 2023.
L'iniziativa integra anche gli sforzi nazionali per sostenere i produttori di turbine eoliche e le aziende della filiera dell'energia eolica in tutta Europa.
E Steinbeck apre la domanda: chi sono i grandi perdenti in tutto questo?
Come sempre, i perdenti sono le persone comuni. Questo sarà pagato principalmente da persone che hanno redditi bassi e nessun risparmio. Ne pagano il prezzo sotto forma di erosione del potere d’acquisto.
Mentre sempre più parchi eolici ottengono il via libera, sempre più persone si pongono domande sul ruolo della Cina nelle infrastrutture europee e nella produzione di energia.
Per la Cina, così come per gli USA, l'Europa è solo un "mercato", buono per esportare una merce inutile e dannosa, per generare utili e valore per gli azionisti che puntano solo all'abbuffata degli incentivi pubblici.
Oltre l'apparente competizione tra la Cina e gli USA, nel caso, sembra invece, di vedere una sorta di silenzioso accordo sotterraneo.
La galoppata dell'UE verso l'eolico, agevola le esportazioni della Cina che produce e vende gli impianti e un vantaggio parallelo per le multinazionali americane che rastrellano la quota degli incentivi pubblici generando "valore" per i soliti azionisti della grande Finanza.
Noi, in UE, siamo la "torta" che si sono divisi a metà, sotto la spinta della Commissione europea e della BEI, mentre tutta la classe politica dell'UE asseconda il progetto, sacrificando i territori e i popoli dell'Unione.
L'esperienza svedese e le analisi di Steinbeck anticipano il dramma dietro l'angolo, finiti gli incentivi pubblici, questi impianti saranno fermati in quanto non performanti.
Se le autorizzazioni che si stanno concedendo, sotto l'egida della Commissione europea di Ursula Von Der Leyen, non prevedono in capo alle aziende eoliche, l'obbligo di un congruo deposito che possa coprire i costi delle opere di smantellamento degli impianti e di bonifica dei territori devastati, agli stati dell'UE resterà in eredità anche questo ulteriore danno.
Per l'Italia, il PNRR, che interviene, massicciamente, a sostenere questa evidente follia, è una sciagura, altro che la grande opportunità che Conte e Draghi ci hanno venduto!
Quale eredità per l'Italia, se non si fermasse l'assalto eolico?
- devastazione gravissima del nostro ambiente;
- penuria di energia elettrica;
- costo molto più alto dell'energia elettrica;
- debito contratto con il PNRR da restituire;
- rischio austerity imposta per finanziare la restituzione dei fondi PNRR;
- rischio di finanziamento delle opere di smantellamento e di bonifica;
- implosione delle aziende per costi eccessivi della fornitura di energia elettrica;
- inflazione indotta da BEI;
- forte incremento della disoccupazione;
- scarsità di derrate alimentari;
- compressione del welfare.