DALLA FANTASCIENZA E DAL COMPLOTTISMO ALLA REALTA' DEL MICROCHIP SOTTOPELLE.

Redazione, 23 dicembre 2021.

Correva l'anno 2013, quando il neo eletto deputato del M5S (Emilia Romagna), Paolo Bernini, intervistato da Ballarò, lanciò il suo allarme citando  il documentario Zeitgeist, diretto, prodotto e distribuito senza fine di lucro dall’inglese Peter Joseph.

Aveva commentato  “Mi ha fatto vedere il mondo in modo completamente diverso”.

La verità-choc di Zeitgeist era stata suddivisa in tre capitoli:

  1. sulla mitizzazione delle religione cattolica,
  2. sul cospirazionismo attorno all’attentato dell’11 settembre 2001,
  3. su come le guerre mondiali dell’ultimo secolo si siano state sempre orientate secondo i vantaggi che ne potevano trarre i grandi cartelli bancari, in primis la Federal Reserve Usa.

Aggiunse l'on. Paolo Bernini “Dobbiamo stare attenti perché i media non fanno solo informazione ma dirigono anche le scelte di chi guarda” e “il popolo è manovrato dall’informazione trasmessa dai media”

Eppoi, “Non so se lo sapete” “ma in America hanno già iniziato a mettere i microchip nel corpo umano per registrare, per mettere i soldi, per il controllo della popolazione. Sono preoccupato perché le persone non sanno a cosa vanno incontro”.

E, preoccupato, trasse la sua sintesi: "Il popolo, a sua insaputa,  potrebbe lasciarsi impiantare il microchip senza capirne i pericoli..."

A distanza di 8 anni, ci siamo.

La startup svedese, Epicenter, si è inventata un nuovo mezzo per mostrare la certificazione verde di avvenuta vacinazione , il green pass, impiantato con microchip sottopelle.

L' offerta sta facendo molto discutere.

Il capo della distribuzione Hannes Sjöblad , ha spiegato che l'obiettivo è quello di rendere più semplice esibire il proprio Green pass, in modo tale che gli utenti non debbano più stampare il Qr code o tirare fuori lo smartphone ad ogni controllo.

L’impianto può essere letto da qualsiasi dispositivo con la tecnologia NFC (Near Field Communication), già in uso per i pagamenti contactless ed i sistemi di accesso senza chiavi.

Oltre  la coltre delle scie chimiche infestanti, nella nuova normalità dell’era pandemica, l’argomento chip sotto pelle, che era apparso come fantasia ingenua di Bernini, è diventato realtà.

Anche a Stoccolma, ci si interroga: incubo distopico o semplice comodità? 

Il micro chip, una volta impiantato sotto pelle, potrebbe diventare custode di informazioni personali innumerevoli e non solo la certificazione vaccinale.

Migliaia di svedesi hanno già optato per l'inserimento di un impianto elettronico sotto la pelle, eliminando la necessità di ricordare portachiavi, biglietti da visita, tessere dei trasporti pubblici e, di recente: pass per i vaccini.

Ma, si tratta, ancora, di una minoranza.

L' AD di DSruptive Subdermals, Hannes Sjoblab, ha dichiarato, in pieno conflitto di interessi, "Ho un impianto di chip nel braccio e ho programmato il chip in modo da avere il mio passaporto COVID-19 sul chip e il motivo è che voglio sempre averlo accessibile e quando leggo il mio chip, faccio scorrere il mio telefono sul chip e poi lo sblocco e si apre", aggiungendo "Un impianto di chip costa cento euro se vuoi acquistare le versioni più avanzate, e puoi confrontarlo ad esempio con un wearable sanitario che costerà forse il doppio ma allo stesso tempo un impianto di chip che puoi usare per venti, trenta , quarant'anni. Considerando che un wearable si può usare solo per tre, quattro anni".

Il pass Covid è solo un esempio di una possibile applicazione, che sarà una "cosa per l'inverno 2021-2022".

Alle numerose persone vedono gli impianti di chip come una tecnologia spaventosa, come una tecnologia di "sorveglianza", Sjoblad ha replicato che invece dovrebbero essere visti come un semplice tag ID, precisando che 

"Non hanno una batteria, non possono trasmettere il segnale da soli, quindi sono praticamente addormentati, non possono mai dire la tua posizione, si attivano solo quando li tocchi con il tuo smartphone".

E' l'ora della soddisfazione per Paolo Bernini che aveva ragione 8 anni fa, non è più deputato, è  impegnato nella difesa degli animali, contro le disumane consuetudini degli allevamenti intensivi e per la causa vegana.