Dal 2012 al 2013 con timori e speranze

Nel contesto di una situazione difficile da interpretare, il 2012 si chiude con uno scenario in chiaroscuro, soprattutto nell’analisi dei un crescente dissidio tra economia reale e economia finanziaria In effetti, le Borse presentano indici in salita o in ripresa dai valori minimi (soprattutto il DJ30), i  tassi si mantengono molto bassi, con valori vicini a zero, spread in ribasso rispetto ai timori e alle condizioni di inizio dell’anno, una BCE attiva e dotata di leadership, con strumenti in dotazione interessanti e prospetticamente utili, liquidità internazionale e nazionali fin eccessive e “parcheggiata” in attesa; con denaro che gira ancora velocemente e diventa un bene e non uno strumento per l’economia.

Dal 2012 al 2013 con timori e speranze

Peccato per l`economia reale, che non beneficia di tutto ciò perché pochi hanno volontà di investire e credito di cui disporre (in fidi, bond e stock).
E` la sconfitta dell’equazione dell’equilibrio PQ=MV (M gira in V e non va in Q e per fortuna in P). Va bene il private, male l`affluent, regredisce il mass/retail).
A livello globale, la liquidità affluisce in diversi mercati, abbandonando l’Europa, guardando con scetticismo ed attesa gli Stati Uniti, ma non indirizzandosi con continuità verso BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) e STIM (SudAfrica, Turchia, Indonesia e Messico), stazionando in località a fiscalità agevolata e con incertezze di scelta da parte dei paesi Arabi più liquidi.
Resta il fascino della finanza derivativa e strutturata, ma se ne cattura il crescente rischio ed il rischio di scelte di controllo (non ancora definite dal Financial Stability Board), tassazione (Tobin Tax) e sostanziale diminuzione della volatilità (che ne ha agevolato in passato la propensione).
Negli ultimi mesi sono diminuite anche la propensione ad incontri istituzionali (G20) e la ricerca di accordi più ristretti fra singoli Paesi in numero ridotto, per timore di mancate scelte (che costituiscono una sconfitta, frequente negli ultimi meetings). Per paradosso, questa carenza (o incertezza?) ha frenato la speculazione più acuta, attenuandone gli spazi di movimento, senza peraltro attivare condizioni di crescita o di stabilità nei segmenti reali dell’economia.
Sotto il profilo politico, risolta la situazione degli USA, restano l’incertezza Giapponese e, soprattutto quella Tedesca, attendendo invece il profilarsi delle nuove lente scelte Cinesi. In Europa (situazione tedesca a parte), vi è stabilità Francese e Inglese, mentre l’azione della BCE ha attenuato il timore più elevato nei confronti dei Paesi PIIGS. In tutto questo scenario, l’incertezza italiana gioca un ruolo minore, generando maggiore attenzione sull’interno che nel contesto internazionale. Ciò potrebbe significare che i capitali non defluiscono dall’Italia, ma nemmeno affluiscono. Il tema strettamente italiano perde rilievo nello scenario globale, condizione positiva in termini di stress, ma negativa in termini di assistenza dall’esterno.
Restiamo ancorati alla capacità di produrre risparmio sull’interno per non dover scaricare sulle istituzioni ed i mercati internazionali i nostri problemi. Scenario utile in caso di scelte di riforme consistenti, più drammatico in condizioni di inazione, conflitto interno o scelte di compromesso.
In conclusione, se si opera con concretezza e linearità, potremmo approfittare della situazione così disegnata; in caso diverso dovremo basarci sulle nostre capacità, oppure ricorrere agli aiuti istituzionali e non a quelli dei mercati, fermo restando il profilo positivo dello spread che offre rendimenti ancora elevati (a detrimento del costo del debito) in condizioni di rischio comunque più controllate.
Il 2013 è anno critico in senso greco (inteso come spiegazione linguistica): se si decide si può anche risolvere l’area critica in cui ci muoviamo; in caso opposto si apre una deriva pericolosa per gli stati sovrani, per le imprese e per i soggetti individuali. Buon anno, ma – rileggendo diversamente il motto della New York University – perstare ut praestare, non più perstare et praestare!

GIUSEPPE G. SANTORSOLA
Professore Ordinario di )
Economia degli Intermediari Finanziari.
Università Parthenope di Napoli
santorsola@uniparthenope.it

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