Crisi, è la fine del ceto medio
Sono 15 milioni gli italiani che vivono una situazione di disagio economico e la poverta` minaccia anche il ceto medio, ormai `in seria difficolta`` .
La fotografia scattata dall`Istat nel suo rapporto annuale, ripresa da Agi, restituisce l`immagine di un paese in pesante crisi. `Le persone in famiglie gravemente deprivate, cioe` famiglie che presentano quattro o piu` segnali di deprivazione su un elenco di nove, raddoppiano in due anni passando dal 6,9% del 2010 al 14,3% (8.608.000) del 2012. Quelle che ne presentano tre o piu` sono il 24,8% (14.928.000)`. E `la grave deprivazione materiale comincia a interessare non solo gli individui con i redditi familiari piu` bassi ma anche coloro che dispongono di redditi mediamente piu` elevati`.
Continua a crescere in modo consistente la quota di individui che dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato almeno ogni due giorni (16,6%), quota triplicata in due anni. Questo dato e` confermato dalla riduzione in termini di quantita` e/o qualita` del consumo di carne o pesce da parte delle famiglie (rispettivamente dal 48,3% del 2011 al 57% del 2012 per la carne e dal 50,1 al 58,2% per il pesce). Le persone, inoltre, che affermano di non poter riscaldare adeguatamente l`abitazione (21,1%) sono raddoppiate in due anni e coloro che dichiarano di non potersi permettere una settimana di ferie in un anno rappresentano ormai la meta` del totale (50,4% rispetto al 46,7% del 2011). Gli individui che vivono in famiglie che non possono sostenere spese impreviste di un importo relativamente contenuto raggiungono il 41,7% (erano il 38,6 per cento nell`anno precedente). Sostanzialmente stabili risultano, invece, l`indicatore relativo all`avere arretrati per il mutuo, l`affitto, le bollette o per altri debiti e quelli relativi alla possibilita` di accedere a beni durevoli di largo consumo. Il divario tra il Mezzogiorno e il resto del Paese continua ad aumentare anche nel 2012. Nelle regioni del Sud il peggioramento e` piu` marcato rispetto al Nord e al Centro: la deprivazione materiale, aumentata di oltre tre punti percentuali, colpisce il 40,1% della popolazione, mentre la grave deprivazione, con un aumento di oltre cinque punti, riguarda ormai una persona su quattro (25,1%). La condizione di deprivazione materiale e` piu` diffusa tra le persone che vivono da sole (il 27,5% e` deprivato, il 16,9% lo e` in maniera grave), specie se anziane (30,6% e 18,7%) e tra coloro che appartengono alle famiglie piu` numerose; nelle famiglie con cinque componenti, il 35,3% risulta deprivato e il 22,9% lo e` gravemente. I dati confermano, inoltre, che la deprivazione e` piu` elevata tra gli individui in famiglie monoparentali e in famiglie in cui la persona di riferimento e` giovane, ha conseguito un basso titolo di studio, lavora a tempo parziale o soprattutto se e` disoccupata o in cerca di prima occupazione (ben il 60,9% e` deprivata e il 41,1% vive in famiglie gravemente deprivate). Considerando la transizione tra i diversi gradi della condizione di deprivazione materiale in anni successivi si puo` osservare, nel biennio 2011-2012, una dinamica della `caduta in deprivazione` piu` graduale rispetto a quella registrata tra 2010 e 2011, quando il flusso piu` importante verso il gruppo di individui gravemente deprivati era costituito da quanti non erano affatto in una condizione di deprivazione. Nel 2011 tra le persone che si trovavano in grave deprivazione, la quota di coloro che l`anno precedente non erano deprivati risultava il 53,6%, mentre nel 2012 tale quota si riduce al 32,8%. D`altro canto, nel confronto 2011-2012, le persone appartenenti a famiglie che inizialmente manifestavano tre segnali di deprivazione e che, dopo un anno, ne manifestano quattro o piu` (deprivazione grave) sono in aumento (29,2%), rispetto a quanto osservato tra il 2010 e il 2011 (25,6%).
Diminuisce, invece, la percentuale di persone in famiglie che inizialmente non erano deprivate e che entrano nella condizione di deprivazione materiale (16,1% tra il 2010 e il 2011, mentre e` il 13,3% tra il 2011 e il 2012) o direttamente in quella grave (rispettivamente 7,4% e 5,9%).