Crisi e inerzia dei regulators

La crisi è destinata a durare altri due-tre anni. E le istituzioni stanno solo guadagnando tempo per evitare il crack di altre banche (oltre alla Lehman Brothers).

Crisi e inerzia dei regulators

Il caso Morgan Stanley è emblematico della crisi in atto. Nel primo trimestre ha registrato ricavi in crescita per $8,9 miliardi e perdite straordinarie per $2 miliardi. Verosimilmente, grazie ai $3,4 miliardi incassati a gennaio dal Tesoro italiano, ha chiuso in lieve attivo così da distribuire un dividendo di 0,06 centesimi per azione. Non a caso lo stesso Vittorio Grilli ha ricordato che Morgan Stanley aveva bisogno di liquidità ed ha sfruttato `ma non solo con noi` un vecchio contratto swap del 1993.

`Non vi sono - ha precisato Grilli - altri contratti di questo tipo`. Nel frattempo, al G20 di Washington, il Fondo monetario ha più che raddoppiato con 430 miliardi i mezzi a disposizione per fronteggiare la crisi. Ed è qui che emerge la perversità della situazione. Dal settembre 2008, quando fu deciso di far fallire la Lehman Brothers forse per dare un avvertimento a tutto il sistema, la follia dei derivati ha messo a repentaglio il mondo globalizzato. Ma sono proprio le banche `salvate`, che controllano il 90% dell`intero mercato `over the counter` (pari a circa 554 trilioni di dollari), a vendere al ribasso i titoli di stato periferici specie di Italia e Spagna. Lo dimostrano i dati disponibili. Nel primo trimestre le banche Usa si sono alleggerite dei titoli di Portogallo, Irlanda, Italia, Spagna e Grecia vendendo soprattutto `credit default swaps`. Morgan Stanley ha abbassato l`esposizione del 21% (vende Italia e compra Francia), Bank of America del 14,8%. In sostanza, le banche d`affari Usa per fare profitti puntano sul peggioramento del debito europeo. Eppure sono proprio le Banche centrali europee a comprare da questi stessi potenziali carnefici contratti swap per coprire il rischio di cambio e il rischio dei tassi di interesse (da variabile a fisso). Il Tesoro italiano ne ha accumulati per 160 miliardi di nozionale spalmati su 20 anni. Che senso ha tutto questo? Perchè la classe politica europea è totalmente succube di questo sistema perverso? In questo contesto, privo di spiegazioni razionali, i sacrifici che tale crisi`speculativa` impone all`uomo della strada sono davvero incongrui e ingiusti. In merito l`ultimo rapporto del Fondo monetario è davvero illuminante. Da qui alla fine del 2013 le grandi banche europee ridurranno gli attivi di due mila miliardi di euro, quasi il 7% del totale stimato in 28500 miliardi. Ancora più allarmanti i dati sul quarto trimestre del 2011 nel quale le 58 grandi banche europee hanno ridotto l`attivo di 450 miliardi di euro. Il report del FMI prevede una forte stretta del credito che avrà un inevitabile effetto recessivo sull`economia reale. Nei paesi della periferia europea il `credit crunch` sarà ovviamente più pesante con una cifra stimata in 420 miliardi di euro. Il FMI prevede, nello scenario più pessimistico, che le banche europee possano ridurre il credito di 3 mila miliardi di euro con un taglio sulle previsioni di crescita media dell`1,4%. Il paradosso è costituito dall`eccesso di liquidità. Sui mille miliardi che la Bce ha distribuito in due tranche alle banche europee, ben 757 risultano depositati a metà aprile presso la stessa banca centrale europea. Eppure è un gioco a perdere: i soldi depositati presso la Bce rendono appena lo 0,25% mentre prenderli a prestito costa l`1%. Ciò prova che la sfiducia regna sovrana e che il sistema bancario resta totalmente inceppato. Di questa enorme liquidità poco o nulla è andato alle imprese, specie le Pmi, e alle famiglie. A fine febbraio del 2012 risulta un totale congelamento del credito alle imprese in tutta l`eurozona (appena un +0,6%). Il dramma italiano è tale, in termini di `credit crunch`, che per la prima volta Confindustria e Cgil hanno fatto una manifestazione di protesta in comune. Poco o nulla di quanto deciso dal G20, dalle autorità di vigilanza e dai governi di Europa, Stati Uniti ed Asia per evitare gli eccessi speculativi si è tradotto in regole efficaci. Anzi mancano ancora quasi tutti i regolamenti attuativi. I risultati di questa inerzia sono sotto gli occhi di tutti.

Articolo a firma di Guido Colomba


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