CRIPTOVALUTE IN ASCESA: L'EFFETTO TRUMP

CRIPTOVALUTE IN ASCESA: L'EFFETTO TRUMP

Milano, 9 dicembre 2024. A cura di Alexis Bienvenu, Fund Manager di La Financière de l’Échiquier.

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Con un rialzo del 50% circa in un mese il Bitcoin festeggia la vittoria di Trump, uno dei suoi più insigni sostenitori.

Dimostrando lo zelo tipico dei nuovi adepti, Trump difende la criptovaluta a spada tratta e raggiunge le fila dei suoi seguaci dove spicca, primo fra tutti, Elon Musk.

Nei confronti di quest’ultimo lo stesso Trump ha un debito di gratitudine per l’immutabile sostegno tributato.

Ma Trump non si limita a infoltire la comunità dei seguaci del Bitcoin.

Con la sua elezione a Presidente conferisce un’immagine di legittimità alla criptovaluta, rafforzata da un'amministrazione interamente dedicata allo scopo.

Oltre quindi alla presenza centrale nella futura amministrazione di Elon Musk, che tanti Bitcoin aveva acquistato nel 2021 tramite Tesla (parzialmente rivenduti nel 2022), l'annunciata nomina di Paul Atkins a capo della Securities and Exchange Commission (SEC) consoliderà lo status della criptovaluta.

Atkins, che ha diretto la SEC sotto George W. Bush tra il 2002 e il 2008, è infatti annoverato tra i più prestigiosi difensori della moneta.

Finora cauta nella sua valutazione del Bitcoin, la SEC si sta quindi convertendo.

Aveva a lungo rimandato l'autorizzazione a creare degli ETF basati su Bitcoin, concessa nel gennaio 2024 soltanto.

L'annunciata nomina di David O. Sacks, ex di Paypal - come Elon Musk - e figura di spicco della Silicon Valley, ad assurdo zar dell’Artificial Intelligence and Crypto alla Casa Bianca (sic), rafforza ulteriormente la squadra pro-cripto destinata a insediarsi a Washington.

Tutto ciò è in netto contrasto con il Partito Democratico, dove lo scetticismo verso le criptovalute è quasi consensuale.

Questa graduale promozione del Bitcoin a valuta quasi legittima è destinata a scuotere l'ordine monetario mondiale dove le grandi banche centrali stanno iniziando ad avere un atteggiamento improntato alla prudenza.

In occasione di un vertice organizzato dal New York Times, Jerome Powell, presidente della Federal Reserve statunitense, ha dichiarato: “È esattamente come l'oro, solo che è virtuale, digitale”.

Che la principale autorità monetaria del mondo abbia equiparato il Bitcoin all’oro rappresenta sicuramente una pietra miliare, tanto più che il custode del dollaro smorza qualsiasi concorrenza tra le due valute: “non è un concorrente del dollaro, bensì dell’oro”, ha aggiunto.

Il Bitcoin sta subendo una trasformazione paradossale nel suo percorso di assimilazione da parte delle principali istituzioni.

Ideato in origine come una moneta che sfugge alle istituzioni nazionali e alle banche centrali, vituperate dal libertario Friedrich Hayek che ne fu lontano ispiratore, sta diventando un po' per volta un asset intrinsecamente legato alle principali istituzioni americane, a loro volta soggette a una stretta regolamentazione.

Le principali borse statunitensi, tra cui il Chicago Mercantile Exchange e il Chicago Board Options Exchange, presero posizione nel 2017 creando derivati sul Bitcoin, ampiamente utilizzati oggi.

Le maggiori case di gestione patrimoniale del mondo - ovviamente statunitensi, come Blackrock e Fidelity - hanno creato dei fondi direttamente basati sul Bitcoin subito dopo il via libera della SEC.

A nemmeno un anno dal lancio i due fondi di questo tipo, amministrati da questi gestori, vantano un patrimonio totale di oltre 70 miliardi di dollari.

Il Bitcoin - e per estensione le criptovalute in generale - è intimamente legato al sistema finanziario americano e diventa in questo modo un'estensione del dollaro, non già un suo sostituto.

Una cosa è certa: istituzionalizzandolo, gli Stati Uniti si stanno dotando dei mezzi per influenzarne la traiettoria, in modo da poterlo utilizzare, se necessario, a loro vantaggio.

L'Europa - cos'altro aspettarci? - ha tardato a seguire l'esempio, con il rischio di subire ancora una volta la volontà degli americani.

I primi contratti futures europei sono stati negoziati nel 2021 soltanto.

Non esistono fondi europei destinati al grande pubblico che siano strettamente basati sul Bitcoin e quei pochi che esistono sono gestione alternativa.

Le istituzioni europee vedono le criptovalute come un pericolo, non come un'opportunità.

È quanto emerge da un recente articolo pubblicato da due membri dell'amministrazione della Banca Centrale Europea (che non è vincolante per la BCE in senso stretto, in cui il Bitcoin è paragonato a una bolla speculativa da cui il pubblico deve essere protetto.

Così come il nuovo mandato di Trump, la legittimazione del Bitcoin promette una nuova catastrofe globale o un mondo finanziario più libero?

In ogni caso, fa presagire un mondo più trumpiano e più americano, dove le valute non statali riflettono fondamentalmente la concorrenza che gli Stati hanno sempre alimentato tra loro.