Credito Cooperativo: un modello da imitare
Il Credito Cooperativo, anche nel corso della crisi, ha rappresentato «un fattore di stabilità». In particolare, evidenzia il vice direttore generale di Bankitalia Anna Maria Tarantola ripresa da AdnKronos, il «patrimonio e la stabilità delle fonti di provvista e le risorse liquide hanno consentito alle BCC di continuare a erogare credito anche durante la recessione, sostituendosi ad altri intermediari maggiormente colpiti dalle difficoltà della crisi». Tuttavia ora, evidenzia ancora Tarantola, con la nuova ondata causata dalla crisi del debito, l`impatto «è rilevante anche per le banche di credito cooperativo, che si trovano oggi in una situazione di minore solidità rispetto a tre anni fa, quindi è necessario intervenire con scelte coraggiose sul livello e sulla struttura dei costi». Negli ultimi mesi, ha spiegato la Vicepresidente, per numerose BCC si sono manifestate crescenti difficoltà nella raccolta di fondi «anche a seguito della concorrenza da parte dei gruppi bancari di maggiore dimensione». L`effetto è stato un forte rallentamento della dinamica della provvista: nei primi nove mesi del 2011 la raccolta complessiva è aumentata dello 0,6%, essenzialmente grazie ai fondi reperiti sul mercato interbancario, al netto dei quali si sarebbe registrata una diminuzione dello 0,3%.
L`insieme di questi fattori «ha compromesso il circolo virtuoso che per lunghi anni ha alimentato la crescita del credito cooperativo, riportando la dinamica dei prestiti delle BCC in linea con quella del sistema». Da qui la necessità di «una revisione profonda delle strategie e dei modelli operativi che hanno sostenuto due decenni di espansione. Il Credito Cooperativo del domani - ha aggiunto Tarantola - si costruisce con banche efficienti, solide e ben amministrate in grado di esprimere concretamente i valori della mutualità nel territorio; con una rete articolata capace di superare gli svantaggi della piccola dimensione e di mantenere coesa la categoria; con strutture in grado di rappresentare e orientare il movimento». Le indagini condotte sul campo dalla Banca d`Italia negli ultimi due anni «hanno consentito di delineare il ritratto di un nutrito gruppo di BCC che possono affrontare le difficoltà contingenti e le sfide future in posizione di forza».
Tarantola certifica, in particolare, che «buone prassi gestionali, capacità di governare i processi aziendali, rapporto corretto con il territorio sono qualità diffuse all`interno della categoria». Nel complesso, poi, «l`impatto di Basilea 3 in termini di capitale e liquidità sembra sostenibile per la maggior parte degli intermediari; marginalmente colpiti sarebbero quelli che già oggi presentano profili di criticità».
Tarantola ha proseguito dichiarando che la Banca d`Italia ha approvato nei giorni scorsi lo statuto del Fondo di Garanzia Istituzionale (FGI) per le banche di credito cooperativo. «Il Fondo può rappresentare un fattore di sviluppo del network del credito cooperativo, accelerando i processi di integrazione delle componenti associative e produttive, di omogeneizzazione dei sistemi informativi di categoria, di rafforzamento dei processi operativi e di risk management delle singole banche». Il Fondo permetterà alle BCC italiane di rafforzare il sistema a rete e di ridurre gli impatti patrimoniali derivanti dalle regole di Basilea.
Comunque, ha concluso, «sarà necessaria una crescente capacità di gestione dei rischi e di valutazione in termini di assorbimento di capitale e di liquidità di tutte le decisioni aziendali». Sintetizzando, secondo Tarantola, «le sfide che la categoria è chiamata a fronteggiare richiedono un grande impegno per coniugare la democrazia cooperativa con l`efficienza delle strutture di governo delle banche, l`eliminazione di rendite di posizione, la selezione di amministratori capaci».