COSA RAPPRESENTA IL RECENTE RALLY DEI BOND PER GLI INVESTITORI?
Milano, 25 gennaio 2023. Di Jonathan Gregory, head of UK fixed income, UBS AM
I fattori che hanno determinato un'inversione di tendenza così sorprendente nei rendimenti obbligazionari alla fine del 2023 sono molteplici, ma soprattutto sono legati alla riunione della Fed di dicembre.
Jay Powell ha segnalato la fine della pluriennale campagna di inasprimento della politica monetaria della Fed e ha sollevato la prospettiva di alcuni tagli dei tassi nel 2024.
Questo, però, non è l’unico fattore.
L’inflazione e i dati sul mercato del lavoro statunitense sono stati sempre più incoraggianti a partire da ottobre (a beneficio dei sostenitori delle obbligazioni).
Mentre la Fed è più fiduciosa che negli Stati Uniti si verificherà un soft landing, altrove i presagi non sono così positivi.
L’Eurozona, la Cina e il Regno Unito hanno sperimentato la riduzione dell’inflazione, una crescita contenuta e indicatori previsionali poco incoraggianti nella seconda metà dell’anno. Tali fattori sono tendenzialmente favorevoli per i bond.
Alla luce di queste considerazioni, iniziamo il 2024 con una previsione sui bond apparentemente migliore rispetto al 2023. È però necessario comprendere cosa c’è dietro gli attuali prezzi.
Oltre alle dichiarazioni più dovish della Fed a dicembre, la Banca Centrale Europea (Bce) e la Bank of England hanno mantenuto i tassi fermi e probabilmente hanno raggiunto il picco di questo ciclo (anche se non lo hanno dichiarato esplicitamente come la Fed).
Ma il pricing potrebbe precorrere i tempi.
Nel momento in cui scriviamo, le valutazioni si basano sull’ipotesi di un taglio dei tassi di circa l’1% da parte di Fed e Bce entro l’estate (circa 50bps per la Bank of England) e di un ulteriore 0,5% entro la fine dell’anno da parte della Fed.
Una previsione più ottimistica rispetto alla posizione della Fed che contempla tagli dei tassi nel corso dell'anno pari a circa lo 0,75%. Inoltre, negli Stati Uniti, nel Regno Unito e nell'Eurozona, i rendimenti dei titoli decennali sono inferiori dell'1% o più rispetto ai picchi registrati alla fine dello scorso anno.
Nell’ambito delle nostre strategie globali, in risposta al recente rafforzamento dei bond, abbiamo ridotto la duration delle nostre posizioni. È improbabile che il ritmo del rally della fine dell'anno scorso prosegua in questo inizio d’anno e non c'è dubbio che l'economia statunitense stia ancora performando meglio del previsto.
- Nel complesso siamo positivi sui rendimenti obbligazionari; tra i titoli di Stato statunitensi ed europei, le nostre strategie globali hanno ancora un’esposizione lunga, ma meno rispetto alla fine del 2023
- I recenti dati sull’inflazione sono in linea con gli obiettivi delle banche centrali e quindi, allo stato attuale, la prospettiva di un taglio dei tassi di interesse sembra di gran lunga superiore a quella di un rialzo, anche se non tanto quanto prezzato dal mercato.
- L’Eurozona potrebbe già essere in recessione e il consensus indica una crescita di appena lo 0,5% per il 2024. Se questo è vero, la BCE sarà sottoposta a pressioni per tagliare prima e di più rispetto alla Fed.