COS' E' LA SARDEGNA PER I GOVERNI NAZIONALI A ROMA?
Giannina Puddu, 20 maggio 2024.
In un mondo non esattamente perfetto, ma, tendenzialmente, solo "sano", l'Isola di Sardegna dovrebbe essere percepita dai governatori centrali come PATRIMONIO NAZIONALE di inestimabile valore e, come tale, destinataria di grande protezione e valorizzazione.
La Sardegna è un concentrato di "bellezza", capace di appagare ogni sguardo che si posi sul suo mare, sulle sue rocce e sulla sua terra, anche il più raffinato.
La "bellezza" ha un valore identitario, ma anche economico, per l'Isola stessa e per l'Italia intera, giacchè ne rappresenta una parte.
Ma, ciononostante e purtroppo, qualunque governo centrale ha dimostrato, in fasi storiche diverse e con diverse modalità, di non cogliere questo "valore", esponendolo a razzie, saccheggi, e devastazioni barbare che hanno stravolto alcuni pezzi del territorio sardo ed in questi, l'habitat dei sardi, della flora e della fauna locale.
Eppure, c'è stata l'emanazione della Direttiva 92/43/CEE "Habitat" con lo scopo di "salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato" (art 2).
L'Italia aveva recepito la Direttiva 92/43/CEE nel 1997 con il Regolamento D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357 (pdf, 1.5 MB).
Ma, stando ai fatti, pare davvero che, a Roma, se ne siano dimenticati opponendo al dettato della Direttiva, ragioni via, via motivate con tesi poco convincenti se, non addirittura, anticostituzionali e contrarie alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, approvata nel 1948, dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Non c'è nessuna ragione di "pubblica utilità" che possa competere con il valore degli habitat.
Lo aveva stabilito, in modo solenne nel 1982, con la promulgazione della Carta Mondiale per la Natura, ancora l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
E' il lento, quanto inesorabile passaggio anche sul piano giuridico oltre che filosofico, dalla prospettiva antropocentrica alla prospettiva biocentrica che riconosce che ogni forma di vita è unica e merita di essere rispettata indipendentemente dalla sua utilità per l’essere umano.
A maggior ragione se, come nel caso, la stessa "pubblica utilità" per l'essere umano è costruita su una mistificazione.
Fatto salvo, in quanto condivisibile, l'obiettivo di emanciparci dall'uso delle fonti energetiche di derivazione fossile, ciò che segue quale soluzione adottata è schiacciato da una miriade di effetti negativi di filiera e ciò che sopravvive, ad una lucida osservazione, è solo una vergognosa e grezza speculazione finanziaria.
Mentre, sono disponibili tecnologie alternative quali la pirolisi e la gassificazione finalizzate al recupero di materiali da rifiuti che potrebbero soddisfare due obiettivi con un solo impianto: produrre energia elettrica e smaltire i rifiuti che non sappiamo mai dove mettere e come, azzerando, e non sarebbe cosa da poco, l'addebito comunale ai cittadini per la TARI come, giustamente, osserva l'amico esperto e architetto Gianluigi Bocchetta.
E, altre tecnologie che andrebbero testate e sviluppate e che, invece, in quanto fuori dall'orbita degli speculatori d'assalto, sono state messe da parte.
Azioni, quali, sventrare un pascolo o un campo agricolo, sradicare gli ulivi o i vigneti per far spazio ad un tappeto inquietante di pannelli fotovoltaici o alla base della colonna portante di una turbina eolica, sono tipiche di una umanità arretrata, moralmente incapace di guardare oltre il suo interesse particolare e rozzo.
Nel 2000, stavolta presso la sede dell’UNESCO, era stata approvata la Carta della Terra, che recita: “L’umanità è parte di un vasto universo evolutivo… La tutela della vitalità della “Terra, della sua diversità e della sua bellezza, è un dovere sacro”.
Che fine ha fatto questa "sacralità" nei cervelli dei politici italiani che si sono prodigati nell'introdurre nuove procedure snelle, privilegiate e rapide per l'approvazione di impianti che devastano l'habitat sardo?
Che fine ha fatto questa "sacralità" nelle zucche di chi ha deciso o permesso che a Teulada, nell'area del cosiddetto Poligono Delta, l'ecosistema abbia raggiunto il picco "non più bonificabile"?
E' dal 1956, che in terra sarda, da Roma con governi di tutti i colori, si consente ai militari della NATO (e altri...) l'uso di armi vere che hanno distrutto e continuano a distruggere l'ambiente naturale, ammazzano vegetali e animali dentro e fuori il mare, ammalano gli abitanti che vivono intorno a causa dell'aria gravemente inquinata.
Da atti depositati in Procura emerge che dal 2008 al 2016 il sito è stato bersagliato da 860.000 colpi, compresi almeno 11.785 missili M.I.L.an.
In questi giorni, ancora a Teulada, siamo nel bel mezzo dell'operazione Mare aperto 2024, la più imponente esercitazione della Marina Militare Italiana con l' "impegno" di 9.500 militari di 22 nazioni, oltre 100 tra navi, aeromobili, sommergibili.
Roberta Olianas, su S'Indipendente del 12 maggio, ha riferito che l'addestramento durerà circa quattro settimane e si concluderà il prossimo 27 maggio, con uomini della Marina militare insieme alla fanteria marina ed a mezzi aeronavali della Guardia Costiera, numerose unità di altri corpi armati quali Esercito, Aeronautica, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza che
si muoveranno dal Mar Jonio alle coste francesi, coinvolgendo territori in Sicilia, in Sardegna e in Corsica.
Correttamente, Olianas pone la domanda: Anzitutto quale sarà l’impatto a breve, medio e lungo termine che la complessa operazione di addestramento “Mare Aperto 2024” avrà sullo spazio utilizzato?
E, aggiunge: ... sarebbe interessante sapere se e con quali tempi e modalità è prevista un’ opera di recupero dei residuati dai fondali e da tutti i luoghi interessati dalle attività addestrative;
che ne sarà degli ordigni, finanche di quelli eventualmente inesplosi, e di tutto il materiale con potere esplodente, vero e a salve, che si riverserà nell’ ambiente?
Quali sostanze invaderanno terra, aria e acqua e quali saranno gli effetti certi e/o potenziali dei composti chimici sugli ecosistemi e sulla popolazione?
Domande legittime che fondano la propria ragione nelle esperienze passate e che, infine, a fronte di ciò e di molto altro, inducono a chiedersi cosa sia la Sardegna per il governo italiano, anzichè un PATRIMONIO NAZIONALE da difendere.
E, in ciò si spiega la nascita e la rinascita dei movimenti indipendentisti come risposta alla reiterata provocazione di uno Stato assente, distratto o dispotico e crudele verso questa terra.
L'Italia, con il suo governo centrale, al traino del passo scomposto della vecchia Europa che conferma di essere anche decisamente retrograda.
Nel momento in cui l'Europa insiste a promuovere, in scioltezza, progetti di energia falsamente green, c'è un movimento globale di vera emancipazione che arriva a toccare Cape Town, in Sudafrica.
Cormac Cullinan che vive a Cape Town, è un avvocato e scrittore, autore di Wild Law – I diritti della natura.
Nelle sue conferenze come nel suo libro, seguendo il pensiero della nuova prospettiva biocentrica, propone di rapportarsi alla natura e agli ecosistemi come a soggetti legali aventi diritti e bisognosi di tutele che devono essere riconosciuti dagli Stati.
In tutto il mondo, agiscono e si esprimono attivisti che stanno sostenendo con successo che anche le montagne, gli alberi e i fiumi dovrebbero avere diritti legali.
Il precursore è stato Christopher Stone con il suo “Gli alberi dovrebbero stare in piedi?” pubblicato nel 1972 e questo porta la mente agli ulivi secolari, sradicati con prepotenza, anche in Sicilia, per fare spazio al sinistro Tyrrhenian Link e che hanno dovuto subire l'espianto, non avendo i piedi per poter scappare...
Stone, ha saputo argomentare in modo convincente e razionale a favore di un’evoluzione morale della legge per proteggere meglio gli interessi degli esseri diversi da quelli umani.
E se un fiume potesse citare in giudizio chi lo inquina e ottenere i danni per pagare il suo corretto ripristino?
Le idee di Stone sono ora attualissime e la loro applicazione giuridica riveste carattere di urgenza, in Sardegna, in particolare.
Applicazione che c'è già stata nel 2017, per esempio, quando il governo della Nuova Zelanda aveva approvato una legge per conferire al fiume Whanganui dei Maori la personalità giuridica.
Per i Maori tutte le forme della natura sono loro parenti.
E ripetono: “Io sono il fiume e il fiume sono io”.
Riconosciuto il concetto olistico del fiume dei Maori come Te Awa Tupua (fiume del potere sacro), definendolo come “un tutto indivisibile e vivente dalle montagne al mare, che incorpora il fiume Whanganui e tutti i suoi elementi fisici e metafisici ”.
Per volare alto servono persone con tasche leggere, quelli che spendono le loro misere esistenze a riempirsi le tasche sono troppo pesanti, zavorrati non possono puntare al decollo morale.
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