CORSERA. DOPO VIA SOLFERINO PERDE ANCHE LA FACCIA? COPASIR NEGA LA LISTA DI "PROSCRIZIONE".

CORSERA. DOPO VIA SOLFERINO PERDE ANCHE LA FACCIA?  COPASIR NEGA LA LISTA DI "PROSCRIZIONE".

Redazione, 7 giugno 2022.

La nuova Milano non somiglia, particolarmente,  alla Signora Raffinata che era un tempo.

Ha perso molto della sua Identità anche a causa dei suoi più blasonati residenti che hanno cambiato pelle.

Il mitico Corriere della Sera è stato appena sbugiardato dal COPASIR che nega la paternità della Lista di Proscrizione e fa benissimo esssendo, questa, degna di un vero e proprio Regime e non certo della nostra Democrazia.

Adolfo Urso (che, pure, ha un nome che pesa...), Presidente COPASIR ha affermato, cadendo dal pero,  di aver letto la lista dei filo putiniani sul giornale.

Sul quotidiano, che non è più di via Solferino,  si sono viste  le foto di opinionisti e giornalisti, "rei" di far parte di una rete "filo Putin" che sarebbe stata "assunta" allo scopo di lodare il governo russo e di screditare l' Occidente. 

Accusa non suffragata da indagini a conferma, pare.

Fiorenza Sarzanini, vice direttore del Corriere della Sera e autrice dell’articolo, si è resa disponibile al confronto su Byoblu con Bianchi e Dinucci, due "elencati"!

Ha sostenuto di avere tratto l'informazione dalla lettura di  un report del Copasir, impegnato in un’indagine in  fase avanzata.

Che dire? Sembra che dicano la verità!

D' Urso ha aggiunto, parlando con il Fatto Quotidiano, di aver ricevuto solo nella mattina del 6 giugno un report dei servizi che resta classificato.

E, dunque? Che fa il COPASIR di D' Urso?

Ironia a parte e purtroppo, pendiamo dalla parte delle giornaliste del CORSERA...

RCS, che, ancora purtroppo, aveva venduto, nel 2013,  il suo storico  complesso immobiliare, di circa 24.000 metri quadrati, fra le vie Moscova, San Marco, Solferino e Balzan, nel quartiere Brera di Milano, al fondo d'investimenti americano Blackstone per 120 milioni di euro.

Di buono c'è che non possono portarselo via con tutto il quartiere Brera, almeno si spera, dal momento che qualcuno ha già smontato e rimontato altrove interi palazzi.