Consulenti e promotori, l’albo unico è in realtà una vecchia storia…
Una delle cose più belle e al tempo stesso più problematiche dell’avvento del giornalismo on-line è la libertà di comunicare (una frase che sa di spot per la telefonia, chiedo perdono) e il processo creativo che ne deriva e che si sviluppa nel combinare informazioni, tempi e modi di fornitura delle stesse.
In sostanza, per farvela breve e non ingolfarvi troppo la lettura di retorica, si è liberi di muoversi come pare e piace. Questo, ovviamente comporta delle ovvie questioni. Perché così come si è liberi di emergere con più facilità (provateci voi invece a farlo con la carta stampata, accollandovi i costi di una start up e poi ne riparliamo), di essere immediati nell’informare e di offrire una notizia nei modi più completi e originali possibili, allo stesso tempo si è più liberi di essere faziosi e imprecisi, e di dimenticare quelli che sono i fatti, più o meno consapevolmente (perché nel mare magnum informativo diventa difficile per il lettore causale orientarsi tra gli innumerevoli e spesso contrastanti imput. Chi lavora in maniera approssimativa, quindi, ha più possibilità di farla franca...).
E così, in questi giorni, così come in quelli immediatamente precedenti, è capitato di leggere articoli e dichiarazioni che fanno riferimento al possibile avvento di un albo unico per consulenti finanziari e promotori. Una soluzione, si legge, nata da poco in seguito alle difficoltà arcinote referenti l’avvio dell’Albo dei Consulenti Finanziari (sul quale ormai tanto vale stendere un velo pietoso, l’ennesimo dalla fantasia cromatica tricolore…) e di cui probabilmente, nel caso andasse in porto, qualcuno si ergerà a paladino.
Ma le cose stanno davvero così? Chi è stato il promotore di questa soluzione, quando e in che termini?
La risposta ve la forniamo noi di Ifanews, basta tornare indietro di un anno e mezzo e avrete le risposte che cercate. E, speriamo, un’informazione non “smemorata”. Finalmente.