CONSULENTI E PROMOTORI, COSA CAMBIA?

Sondaggio ITForum – condotto da Anna Ponziani per Natixis Global Asset Management su evoluzione e attitudine al cambiamento dei professionisti del risparmio gestito

CONSULENTI E PROMOTORI, COSA CAMBIA?

Sondaggio ITForum – condotto da Anna Ponziani per Natixis Global Asset Management su evoluzione e attitudine al cambiamento dei professionisti del risparmio gestito

Rimini, 22 maggio 2015 - Promotori e consulenti finanziari giudicano positive le modifiche che verranno introdotte dalla normativa Mifid2 (che entrerà in vigore il 3 gennaio 2017), anche se per il 46% non è detto che i benefici si riflettano necessariamente in termini di minori costi dei prodotti di investimento. Per il 62% dei professionisti, la quotazione dei fondi avrà un impatto almeno in parte sulle Sgr e sull’industria del risparmio gestito più in generale, eppure solo il 26% si attende cambiamenti importanti sul fronte delle retrocessioni. Non sono poche le sorprese emerse nel corso della prima indagine su consulenti e promotori finanziari condotta da Anna Ponziani per Investment &Trading Forum in collaborazione con Natixis Global Asset Management. A rispondere al sondaggio (condotto tra aprile e maggio) è stato un campione di 322 individui composto per il 75% da promotori finanziari, per il 15% da consulenti finanziari indipendenti e per il restante 10% da altri professionisti che si occupano a vario titolo di risparmio (commercialisti, fiscalisti, formatori). “A circa 18 mesi di distanza dall’entrata in vigore del quadro regolatorio che modificherà necessariamente i connotati della professione, i risultati emersi dal sondaggio indicano uno scenario ancora in forte evoluzione, con spiccate differenze nelle risposte da parte dei promotori” sottolinea Anna Ponziani, responsabile del sondaggio “Un terzo del campione, infatti, ancora non è in grado di delineare quale potrebbe essere il modello futuro per reti e Sgr, anche se il 77% ritiene che nei prossimi cinque anni la figura del consulente acquisirà maggiore professionalità”.
Il sentiment prevalente sembrerebbe positivo, nonostante il 40% ritenga che la certificazione delle competenze (elemento centrale del recente documento consultivo ESMA) non inciderà più di tanto sulla relazione con il cliente finale.
Prima dell’adesione, leggere il prospetto a disposizione presso i collocatori. Sondati sulle intenzioni riguardanti il loro futuro professionale, il 78% dei promotori afferma che intende continuare a lavorare per la propria società e solo il 4% desidererebbe diventare consulente indipendente. Per quanto riguarda la formazione, il 65% degli interpellati ha confermato di prender parte a corsi organizzati dalla propria società e il 55% ha dichiarato che il motivo principale per cui partecipa a ITForum è costituito proprio dall’offerta didattica sul risparmio e sulle strategie di portafoglio.
Natixis Global Asset Management, che conduce nel corso dell’anno una serie di survey a livello internazionale, ha elaborato per ITForum 2015 alcune domande per identificare e comprendere meglio l’atteggiamento dei professionisti della consulenza finanziaria verso tematiche come il rischio, la pianificazione finanziaria, le diverse strategie di portafoglio. I risultati sono stati poi raffrontati con i dati emersi dalla ricerca Global Individual Investors Survey condotta dalla stessa società ad aprile di quest’anno. “Il sondaggio condotto con ITForum conferma, ancora una volta, il ruolo cruciale che promotori e consulenti finanziari possono avere nell’aiutare i risparmiatori a identificare le loro necessità di lungo periodo, a meglio comprendere il rapporto tra rischi e rendimento e a stabilire un piano finanziario per il futuro gestendo la problematica previdenziale” – sottolinea Antonio Bottillo, Executive Managing Director per l’Italia di Natixis Global Asset Management.
Dal questionario, è emerso che i consulenti finanziari hanno una consapevolezza più marcata circa i rischi che possono minacciare la sicurezza finanziaria dei propri clienti dopo il pensionamento. Tra le problematiche maggiori la prima è rappresentata dalle non sufficienti pensioni statali, citata dall’86% dei consulenti intervistati (contro il 45% degli individui 1 ); segue la situazione finanziaria del nostro Paese, segnalata dall’80% dei consulenti contro il 38%1 degli individui; e ancora non risparmiare a sufficienza (75% dei consulenti contro il 35% degli individui1). Dai dati, inoltre, emerge come gli investitori sovrastimino la loro conoscenza nell’ambito degli investimenti rispetto alla percezione che hanno di loro i consulenti e promotori: solamente il 22% dei consulenti intervistati dichiara che i propri clienti hanno una buona conoscenza finanziaria, contro il 34% degli individui1; inoltre, solo il 42% ritiene che i propri clienti conoscano il livello di rendimento necessario per raggiungere i propri obiettivi, contro ben l’83% degli individui 1. L’85% dei consulenti dichiara che i propri clienti sono spesso combattuti tra ricerca del rendimento e protezione del capitale. Gli intervistati confermano, infatti, che i propri clienti sono alla ricerca di strategie che possano: bilanciare rischi e rendimenti (86%); diversificare meglio il portafoglio (78%); generare nuove fonti di rendimento (76%); proteggere maggiormente i loro portafogli dai mercati volatili (74%).

Tra gli strumenti che possono aiutare consulenti e investitori ad aumentare la diversificazione e a meglio gestire rischi e volatilità vi sono le strategie non tradizionali e gli investimenti alternativi. Tema sul quale, però, manca ancora un’adeguata conoscenza e consapevolezza da parte degli investitori. C’è spazio, quindi, per promotori e consulenti finanziari per avviare una nuova conversazione su questa tipologia di investimenti. Qui, risiede, una grande opportunità in quanto, come emerge dai dati, i clienti prenderebbero in considerazione approcci e strategie alternative se fosse il proprio consulente a proporlo. Intervistati poi sulle proprie scelte di portafoglio, consulenti e promotori convergono ampiamente (75%) nel ritenere che in questo momento i fondi e i fondi di fondi siano i prodotti che rappresentino la scelta di investimento più valida per la clientela. A riprova di tale allineamento di interessi, una percentuale più alta (86%) dichiara di investire in tali strumenti il proprio patrimonio personale. A domanda specifica, l’82% degli intervistati risponde che investe per sé gli stessi prodotti che consiglia alla clientela. La quasi totalità del campione (94%) dichiara di aver guadagnato dai propri investimenti personali nel corso degli ultimi dodici mesi. Interessante notare che questi risultati sono superiori a quelli dichiarati da investitori e trader (di cui solo il 78% afferma risultati positivi). Secondo più della metà dei professionisti del risparmio gestito (53%), il collocamento dei prodotti finanziari potrebbe essere incentivato dalla revisione della struttura remunerativa della rete, mentre un terzo del campione indica quale leva la diffusione della consulenza online e un ultimo terzo la quotazione dei fondi in Borsa. L’incertezza sugli impatti effettivi delle nuove discipline è molto alta e si riscontra più volte in diversi quesiti. Sulle novità che potrebbero essere introdotte dalla normativa Mifid2, la maggioranza (57%) ritiene che tale disciplina potrebbe supportare la crescita professionale apportando altresì maggiore trasparenza a grande vantaggio della clientela (per il 52% del campione). L’ampiezza del cambiamento che dovrebbe riguardare le retrocessioni non è così evidente per il campione: solo il 26% stima effetti sostanziali, il 27% non prevede quasi variazioni e un altro 25% non è in grado di rispondere. Anche la quotazione dei fondi avrà un impatto, in parte limitato, sulle società che operano nel settore del risparmio gestito per il 62% degli intervistati, mentre un terzo crede addirittura che non vi sarà alcuna variazione. Quali i possibili modelli futuri per società di gestione e reti? La domanda prevedeva risposte libere e un terzo di interpellati ha risposto che non saprebbe, mentre il 17% dei professionisti ha risposto che ci sarà un maggior incremento della consulenza fee only e il 14% crede che aumenteranno ad ampio raggio servizi alla clientela più evoluti e ad ampio spettro.
Polarizzate le valutazioni sugli effetti dei cambiamenti legislativi sul proprio lavoro: mentre il 50% crede che la professione diventerà più ricca e stimolante, l’altra metà ritiene che la clientela italiana non si fidi ancora di promotori e consulenti e che pertanto non sia ancora pronta a riconoscere le parcelle per la consulenza.