Commercio, condannati a morte 3 negozi su 10
Secondo i dati forniti dalla Cna di Roma, ogni nuova attività commerciale che nascerà da qui al 2015 avrà a disposizione oltre 500 mq di centro commerciale, un`invasione che provocherà la morte di tre negozi su dieci.
Senza vantaggi in termini occupazionali, perché se una grande catena di abbigliamento, ad esempio, occupa un addetto ogni 300 mq, un negozio di vicinato di 100 mq che vende gli stessi articoli dà lavoro a tre persone. Per questo la Cna di Roma ha presentato oggi le sue proposte di modifica al Piano del Commercio approvato dalla Giunta capitolina, che vanno da un patto sociale tra piccola, media e grande distribuzione sul rispetto delle sette festività principali e del riposo domenicale al blocco dei centri commerciali con una moratoria di 3/5 anni. La Cna chiede inoltre la riduzione dal 27% al 15% della suoerficie da destinare alle medie e grandi strutture, risorse per progettare centri commerciali naturali, la garanzia di funzioni per servire i nuovi insediamenti residenziali (commercio, artigianato, cultura etc.) e, infine, la distribuzione nel tempo della realizzazione del Piano, assegnando una percentuale massima del 30% nel primo quinquennio da destinare solo alle medie strutture. Alla conferenza stampa della Cna Roma, che si è svolta nello Spazio Informale di via dei Cerchi, oltre al direttore Lorenzo Tagliavanti, al responsabile Cna Commercio, Giovanna Marchese Bellaroto, e al coordinatore Cna di Roma, Stefano Zarfati, erano presenti tra gli altri il presidente della Commissione Commercio di Roma Capitale, Ugo Cassone, il vicepresidente della Commissione Ambiente, Athos De Luca, e alcuni presidenti dei Municipi. «L`Italia è la città dei borghi, delle piazze e dei quartieri - ha spiegato il presidente della Cna Roma Tagliavanti - le megalopoli sono lontane dalla nostra cultura, sono dei non luoghi. Noi - ha aggiunto Tagliavanti - dobbiamo mantenere dei luoghi in cui produrre e vivere siano la stessa cosa: senza le botteghe, il commercio e l`artigianato le città perdono la propria anima. Oggi abbiamo invitato anche i Municipi perché loro sono le istituzioni di prossimità, quelle che vivono l`attuale crisi economica nelle strade». Secondo Giovanna Marchese Bellaroto «il Piano del Commercio non considera la desertificazione nelle strade commerciali che è già in atto e che negli ultimi 10 anni ha portato a strade principali con saracinesche abbassate, per non parlare delle strade secondarie». Per il responsabile Cna Commercio «finanziare le attività dei centri commerciali significa che i commercianti più piccoli saranno costretti a spostare le loro attività in queste scatole di cemento, con le rendite immobiliari che andranno nelle mani di pochi». Dopo aver ricordato che il Piano del Commercio «è stato giudicato negativamente da quasi tutti i Municipi», il presidente della Commissione Commercio di Roma Capitale, Ugo Cassone, ha sottolineato che «Roma è una città che è cresciuta disordinatamente dal punto di vista urbanistico, in cui si creano dei centri commerciali intorno alla città, senza pensare a cosa accadrà in quei quartieri se questi centri dovessero chiudere. Nel Piano mancano azioni in favore dei piccoli esercenti - ha aggiunto Cassone - e bisogna rivedere la percentuale di superficie commerciale sul totale di quella non residenziale, passando dal 27% al 15%». Bisogna aprire un grande dibattito con i commercianti, i partiti e le associazioni - ha concluso - per ridisegnare il commercio nella città di Roma, dobbiamo stare più vicini ai piccoli commercianti«. Infine, portando l`esempio dell`area da lui amministrata, il presidente del Municipio I, Orlando Corsetti, ha affermato che »il Municipio I si trova in una situazione molto difficile, perché l`allontanamento delle attività commerciali provoca una desertificazione del Centro storico di Roma. Per mantenere il nucleo residenziale del Centro storico bisogna dare servizi certi, come ospedali e scuole, ma anche i negozi di vicinato: se questi scompaiono - ha concluso Corsetti - quella parte della città diventa invivibile.