Il problema principale dell’uscita dall’Euro e del fallimento è rappresentato dalla possibilità di “contagio” di altre economie. Se la Grecia dovesse uscire dall’Euro ed introdurre una nuova Dracma permettendone il successivo deprezzamento e accettando il fallimento su tutti i debiti detenuti dall’esterno, i risultati sarebbero positivi: nel giro di qualche mese la competitività sarebbe ristabilita e l’economia tornerebbe a crescere. I portoghesi e gli irlandesi potrebbero quindi chiedere di fare altrettanto, aumentando la pressione sulla Spagna e sull’Italia. In senso stretto, queste manovre sarebbero illegali, ma si tratterebbe di decisioni prese volontariamente da nazioni nel proprio interesse. Se le preoccupazioni ed il costo delle attuali politiche di austerità sono eccessive, queste nazioni potrebbero decidere di uscire dall’Euro, indipendentemente dagli accordi legali intrapresi. Inoltre, come già sta accadendo in Grecia e Spagna, vi sarebbe una corsa agli sportelli bancari per mettere al riparo i fondi (personali, delle aziende e dei creditori esteri) dalla possibile conversione dall’Euro alle nuove dracme, scudi, sterline irlandesi, peseta o lire.
Per evitare questo rischio di contagio, le autorità europee dovranno prevedere opportuni meccanismi di protezione. Considerando l’ampiezza della crisi, nelle prossime settimane le autorità europee dovranno presto intraprendere diverse misure:
1. inizialmente usare i fondi EFSF (European Financial Stability Facility) / ESM (European Stability Mechanism) per supportare gli strumenti finanziari nelle economie in difficoltà, prevedendo anche un aumento di tali fondi di aiuto;
2. espandere ulteriormente il bilancio della BCE, fornendo potenzialmente diverse migliaia di miliardi di Euro alle banche;
3. aumentare l’ammontare assicurato sui depositi oltre gli attuali 100.000 Euro;
4. garantire i prestiti emessi da altre banche (come è successo in Irlanda nel settembre 2008);
5. imporre più seri controlli temporanei sui capitali.
A mio giudizio, gli interventi tramite i fondi EFSF e ESM non potranno avere successo avendo a disposizione soltanto 700 miliardi di Euro, poiché sarebbero insufficienti e far fronte ai potenziali problemi di Spagna ed Italia. Inoltre, l’aumento del patrimonio della BCE sarebbe osteggiato da Germania, Olanda e Finlandia. Altre misure tra quelle elencate (3, 4 e 5) sarebbero giudicate contrarie allo spirito ed alle leggi che guidano le istituzioni europee, ma questa sarebbe una crisi esistenziale per l’eurozona ed in tempi eccezionalmente difficili occorrono misure eccezionali. Per evitare equivoci: l’uscita dall’euro ed il fallimento porterebbero a gravi conseguenze per i mercati finanziari e ad alti costi in termini di perdite in conto capitale per i detentori delle obbligazioni greche, maggiori rispetto ad un anno fa, anche dopo la revisione del debito greco di marzo; ma qual è l’alternativa?
Costruire l’Unità Fiscale
L’opzione rimanente è quella di passare velocemente all’unificazione fiscale. Solo in questo modo si potrebbero evitare i pericoli di contagio e crollo finanziario delle economie periferiche. Ma la piena unificazione fiscale implica un sostanziale cambiamento per creare un Governo centrale federale dell’Eurozona per la gestione delle risorse e delle spese e a sua volta la capacità del Governo federale di emettere titoli di stato per conto di tutti i paesi membri. Si tratta di riforme che sono state immediatamente rifiutate dai diversi stati che vogliono salvaguardare gelosamente la propria indipendenza fiscale. Purtroppo tutti coloro che negli anni ’90 si erano opposti alla creazione di un’unione monetaria in assenza di un’unificazione fiscale non erano stati ascoltati dai principali paesi europei. In questa fase critica vale la pena di ricordare 3 esempi fondamentali che hanno governato le unioni monetarie, nella speranza che non vengano ignorati e che la prossima fase dell’unione monetaria europea sia costruita su fondamenta più solide. Nessuno di questi principi è nuovo, per questo mi piace sottolineare che si tratta di esempi storicamente avvenuti.
Le lezioni della storia
La prima lezione è relativa ad un’esperienza precedente alla creazione dell’unione monetaria europea, più precisamente il Meccanismo dei Tassi di Cambio (ERM – Exchange Rate Mechanism) tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90. Dall’inizio del 1987 il ministero del Tesoro del Regno Unito, Nigel Lawson, iniziò a “copiare il Marco Tedesco” con l’idea di ridurre l’inflazione sulla scia di quanto stava già avvenendo in Germania, che stava tenendo sotto controllo l’inflazione. Tuttavia, appena la sterlina inglese ha iniziato ad aderire all’ERM, i tassi di interesse nel Regno Unito dovettero essere ridotti, causando l’aumento del credito ed un’accellerazione della moneta, generando il boom immobiliare. La bol
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