Come si potrebbero tagliare le pensioni d`oro? Due escamotage

Nonostante l`ente previdenziale dopo la fusione con l’Inpdap risulti a rischio collasso e le stime parlino del default a partire dal 2015, la Corte costituzionale boccia la norma sul contributo di solidarietà richiesto ai pensionati d`oro.

Come si potrebbero tagliare le pensioni d`oro? Due escamotage

Il sacrificio richiesto ai pensionati ricchi dal decreto «Salva Italia» era  una sovrattassa temporanea di tre anni, il governo Monti aveva, infatti, predisposto un contributo di solidarietà che prevedeva tagli del 5% sopra i 90mila euro; del 10% sopra i 150mila euro e del 15% al di sopra della soglia delle pensioni di 200mila euro lordi annui.

La finalità insita nel contributo di solidarietà richiesto era quello di tentare una stabilizzazione finanziaria al fine di evitare l’ipotizzato rischio default dell’istituto previdenziale.

Ma la Corte di Cassazione ha bocciato la norma poiché  i giudici hanno stabilito che il contributo richiesto sia in palese violazione dell’articolo 53 della Carta Costituzionale, che prevede un principio semplice: ogni italiano deve pagare una quantità di tasse in proporzione alla propria capacità contributiva. In base a questo articolo però pare inammissibile che solo un pensionato che guadagna molto debba essere tassato, mentre debba venire escluso dal prelievo un lavoratore che percepisce un reddito ugualmente elevato. La Consulta ha dunque bocciato il decreto perché considerato discriminatorio nei confronti dei soli pensionati ricchi e non di tutti i lavoratori egualmente benestanti.

Così a seguito della sentenza della Corte Costituzionale,  che ha espresso il proprio disappunto all’ipotesi del taglio sulle pensioni d`oro, i pensionati ricchi non pagheranno più il contributo di solidarietà, fino a nuove decisioni del Governo,  e si vedranno anche riaccreditare i soldi già versati

Il Governo al momento sta cercando comunque delle soluzioni alternative al contributo di solidarietà, e due potrebbero essere le nuove ipotesi:

  • estendere il contributo di solidarietà anche ai non pensionati, in particolare quei cittadini con reddito superiore a 90.000 euro lordi l’anno;
  • rimodulare al ribasso le aliquote di rivalutazione in rapporto alle fasce di reddito.

I pensionati d`oro, quelli cioè sopra i 90mila euro lordi annui, sono relativamente pochi circa 33mila ma ad alto peso specifico, pesano infatti moltissimo sul sistema pensionistico. Il valore totale dei loro assegni è di circa  3,3 miliardi di euro, i pensionati d`oro da soli incassano l`1,2% dell`intero monte pensioni italiano che oscilla sui 265 miliardi.

Secondo i calcoli effettuati dal “Il sole 24 ore” una pensione da 90mila euro l`anno equivale a un assegno mensile di 6.400 euro lordi per 14 mensilità che al netto superano i 4mila euro al mese, una cifra enorme se paragonata al 13,8% dei pensionati italiani che percepisce invece un assegno inferiore ai 500 euro mensili.

Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha detto, interrogato sull’esito della Consulta: “Sulle pensioni d`oro non si può mettere un contributo di solidarietà perché è stato bocciato dalla Corte Costituzionale , ma si può bloccare l`indicizzazione (ovvero l`aggiornamento Istat). Un blocco che a seconda del livello di importo al quale si fissa può produrre effetti non trascurabili “

Il capitolo sulle pensioni d`oro non pare dunque concluso, si stanno valutando escamotage alternativi,  dopo che ai primi di giugno la Consulta ha stabilito che il contributo di solidarietà chiesto ai pensionati che percepiscono più di 90 mila euro lordi l`anno viola la Costituzione.