CI STRACCIANO LE PALLE CON LA TRANSIZIONE ENERGETICA E NON FERMANO RECONAFRICA CHE SVENTRA IL DELTA DELL'OKAVANGO PER CERCARE PETROLIO...

CI STRACCIANO LE PALLE CON LA TRANSIZIONE ENERGETICA E NON FERMANO RECONAFRICA CHE SVENTRA IL DELTA  DELL'OKAVANGO PER CERCARE PETROLIO...
Pohamba Shifeta, ministro dell'Ambiente e del Turismo in Namibia

Redazione, 29 maggio 2024.

L'ipocrisia, i doppi standard e la mistificazione hanno raggiunto livelli di assoluta indecenza, tanto elevati da essere chiaramente percepiti per ciò che sono, dalla stragrande maggioranza dei cittadini globali, fatta eccezione per gli inguaribili fessi e i collusi.

La devastazione ambientale motivata con l'urgenza della "transizione energetica" cammina sottobraccio con la corruzione.

Perchè, semplicemente, le ragioni addotte sono quasi del tutto infondate e le soluzioni imposte non risolvono e creano danni irreparabili agli habitat naturali, puntando, unicamente, a fare cassa.

Perchè, anche, mentre si impone l'obbligo di stuprare alcune terre per impiantare "Parchi eolici" e "fotovoltaici" nel nome della "transizione energetica", si stuprano altre terre per conservare e affermare le vecchie fonti energetiche di derivazione fossile.

Pohamba Penomwenyo Shifeta,  ministro dell'Ambiente e del Turismo della Namibia, nominato dal  presidente Hage Geingob nel marzo 2015, aveva approvato il piano delle attività di sfruttamento di ReconAfrica, società gigante del petrolio canadese, che continua saccheggiare e sventrare la  terra d'Africa, nel delta dell'Okavango.

Il ministro ha il potere di fermare questa devastazione ma non lo ha ancora fatto, rimandando la decisione di revocare il permesso di trivellazione di ReconAfrica.

Nonostante la forte opposizione delle Comunità locali unite all'Economic and Social Justice Trust (gruppo che lotta contro la corruzione e per la difesa dei diritti in Namibia).

Nel  giugno 2022, la lotta contro l'azione di ReconAfrica, aveva raggiunto il suo culmine con denunce formali per evidenti violazioni dei diritti e delle leggi.

La prassi adottata è la stessa in uso per la realizzazione dei "Parchi eolici" o "fotovoltaici", le comunità locali non sono state consultate e il "progetto" petrolifero è stato secretato fino alla sua realizzazione.

Nessuna considerazione e nessun rispetto per i diritti dei residenti e del loro habitat.

Il lavoro di estrazione di ReconAfrica nell’Okavango potrebbe distruggere in maniera irreparabile la più grande popolazione di elefanti rimasta in Africa che da 26 milioni esemplari, ora si sono ridotti a meno di 450mila. 

Il più grande gruppo di elefanti rimasto in Africa, che conta circa 130 mila unità, vive proprio nell'Okavango.

Il delta dell'Okavango che coinvolge la terra di Namibia e del Botswana è il più grande delta fluviale al mondo, dopo quello del fiume Niger.

Mentre la canadese ReconAfrica sta violando quella terra e i diritti della sua popolazione, il Canada aveva chiesto al Botswana di “proteggere i diritti dei [popoli] indigeni alle terre, ai territori e alle risorse che hanno tradizionalmente occupato, utilizzato o acquisito; proteggere le popolazioni indigene dalle minacce di delocalizzazione e garantire l’accesso a un’istruzione di qualità e a servizi pubblici tempestivi”. 

Nel 2020, il National Geographic Italia, aveva denunciato che l’obiettivo iniziale di ReconAfrica, già approvato dal governo namibiano, è trivellare dei pozzi di prova profondi circa 24 km nel nordest del Paese iniziando da dicembre 2020, per determinare la presenza o meno di petrolio e gas utilizzabili. Gli esperti che hanno visionato la valutazione di impatto ambientale (VIA) namibiana per i pozzi di prova hanno evidenziato gravi problematiche nelle modalità di esecuzione. Nel frattempo, è in corso l’approvazione di un permesso di trivellazione nell’area oggetto di licenza in Botswana.

E che: La più "grande operazione petrolifera del decennio" potrebbe compromettere il fragile ecosistema dell’Okavango.

ReconAfrica, un’azienda di esplorazione petrolifera con sede in Canada, ha una licenza per oltre 35.000 km2 di territorio a cavallo tra i due Paesi [Namibia e Botswana].

Sulla homepage del sito web dell’azienda si dichiara l’intenzione di aprire “un nuovo, profondo bacino sedimentario”, in altre parole, un nuovo giacimento di petrolio e gas.

Il bacino del Kavango, area nota ai geologi, è più grande del Belgio, e ReconAfrica afferma che potrebbe contenere fino a 31 miliardi di barili di petrolio greggio: più di quanto gli Stati Uniti consumano in quattro anni, basandosi sui dati del 2019. È probabilmente “la più grande azione petrolifera mondiale del decennio”, ha dichiarato a settembre Oilprice.com, un sito di informazione sulle fonti energetiche.

Cari lettori, se siete arrivati a leggere fin qui, è perché, evidentemente, avete trovato interessante il contenuto di questo articolo.

Se scorrete le pagine di ifanews.it potete trovare conferma del fatto che questo sito ha spesso anticipato fatti e versioni che la stampa ufficiale italiana ha taciuto o manipolato.

Se volete sostenermi e aiutarmi in questo mio lavoro, vi invito a fare una vostra libera donazione a:

Giannina Puddu, IBAN: IT80K0357601601010002641534