Chiusura dei mercati - Europa senza infamia nè lode

Dopo l’euforia di ieri le borse europee sono tutte positive, con Francoforte che guadagna lo 0,70%, Milano lo 0,34% e Parigi (ieri la migliore) lo 0,41%. Positiva anche Wall Street, con il Dow Jones che segna il +0,75% ed il Nasdaq, l’indice dei titoli tecnologici che guadagna il +0,17%. A tenere le borse positive ci sono i positivi dati macroeconomici provenienti da Oltre Oceano. L’indice della fiducia dei consumatori Usa sorprende le attese a novembre segnando quota 56 punti (consensus degli economisti a 44 punti), in forte rialzo rispetto al valore minimo degli ultimi due anni e mezzo di 39,8 segnato ad ottobre. Buone notizie anche dall’indice dei prezzi delle case di settembre, che aumenta dello 0,9% (atteso in flessione dello 0,1%). Tutti questi segnali sembrano convergere verso una probabile ripresa dell’economia del gigante a stelle e strisce. Sul fronte dei Titoli di Stato, segnaliamo l’esito positivo dell’emissioni di 7,5 miliardi di euro di debito pubblico da parte del Tesoro, anche se preoccupano gli alti rendimenti dei titoli pubblici italiani, arrivati a livelli superiori di quando Grecia, Portogallo ed Irlanda dovettero ricorrere ad un salvataggio internazionale. La domanda è stata maggiore dell’offerta per tutte le tranche piazzate in asta: 3.500 miliardi di Btp a tre anni a un rendimento del 7,89% e un rapporto di copertura (domanda/offerta) di 1,5 volte; 2.500 miliardi di Btp decennali al 7,56% e domanda maggiore dell’offerta per 1,33; 1.500 miliardi di Btp a 8 anni (scadenza 2020) al 7,28% e rapporto di copertura di 1,54 volte.

L’Euro riprende forza nei confronti del Dollaro, con un aumento dello 0,2% portandosi a quota 1,3344 grazie al rinnovato appetito per il rischio da parte degli investitori.

Petrolio positivo con il WTI che sale dello 0,79 % raggiungendo i 98,99 dollari dopo i buoni dati Usa e le preoccupazioni sul fronte iraniano. In leggero calo l’oro (-0,08%) che quota 1.713 dollari all’oncia, mentre il rame sale dello 0,22% per i timori che lo sciopero dei lavoratori della cilena Dona Ines de Collahuasi, una delle più grandi compagnie di estrazione di rame, possa protrarsi come nel 2010 per 33 giorni.

 
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