CHE FINE HA FATTO LA SEPARAZIONE TRA BANCHE COMMERCIALI E BANCHE D`AFFARI?
CHE FINE HA FATTO LA SEPARAZIONE TRA BANCHE COMMERCIALI E BANCHE D`AFFARI?
TOLLERANZA SI. JOCONDORAGGINE NO.
Il 27 marzo dell`anno 2014, alla CAMERA DEI DEPUTATI N. 2240, era stata presentata una proposta di legge, d`iniziativa dei deputati, per l`attuazione della modifica all’articolo 10 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, in materia di separazione tra le banche commerciali e le banche d’affari.
Di Giannina Puddu
Era stata un` iniziativa di grande spessore politico ed altrettanta lucidità. Abbiamo fatto il giro completo e siamo già andati oltre, a più di un anno da allora. Niente è accaduto. Niente si dice. Tutto tace sul fronte della separazione delle attività bancarie. Perchè, è vero, la confusione delle attività genera un riverbero economico e sociale degno della critica più aspra. Autori dell`iniziativa gli onorevoli: Bianconi, Corsaro, Laffranco, Marotta e Fabrizio di Stefano. Onore al merito! Ma perchè non ha prodotto l`esito per cui era stata realizzata? Cosa ne è stato?
Mi sono attivata ed ho verificato che si tratta dell`a.c. 2240. Che è stato assegnato alla Commissione VIa Finanze della Camera, ma ancora non è iniziato l`esame.
Ohibo?! Perbacco! Per dinci! E come mai, ci vuole tutto questo tempo, solo per iniziare un processo di comprensione per poi assumere una decisione? Il ciclone Renzi ha assorbito tutte le attenzioni dei membri della Camera? Possiamo capire. Ma così a lungo? Così da neanche aprire la prima pagina del dossier di questa questioncella?
Siamo orientati alla tolleranza ed alla comprensione ma non alla giocondoraggine. E pensare che le argomentazioni espresse dai 5 deputati erano prorpio corrette, tanto che mi piace, assai, riproporle di seguito per la soddisfazione di chi avrà voglia di leggerle o rileggerle:
ONOREVOLI COLLEGHI ! — È noto che uno dei maggiori ostacoli alla ripartenza della nostra economia nel difficile momento che stiamo vivendo è che il credito non perviene all’economia reale: sono anni che il credito non arriva più alle famiglie e alle imprese. I dati forniti dalla Banca d’Italia relativi agli ultimi dodici mesi indicano che le banche, nel periodo giugno 2012-giugno 2013, hanno tagliato più di 50 miliardi di euro nei confronti delle famiglie e delle imprese; per le aziende la riduzione deifinanziamenti è stata di 42,8 miliardi di euro (-4,85 per cento), mentre per i cittadini il calo ha raggiunto 8,5 miliardi di euro (-1,3 per cento). Complessivamente, dunque, nell’arco di un anno, la diminuzione dei prestiti bancari al settorerivato è stata di 51,3 miliardi di euro (-3,43 per cento). Nel solo giugno 2013 i prestiti sono calati di oltre 8 miliardi di euro rispetto al mese precedente. Purtroppo nel nostro sistema economico il mondo bancario è centrale e indispensabile. Esso dovrebbe svolgere anche funzioni che presiedono allo sviluppo dell’economia e alla promozione delle attività e non semplicemente attrezzarsi con la finalità della massimizzazione del profitto. Va detto chiaramente che il libero mercato di per sé non racchiude sempre i canoni dell’eticità, ma comporta e giustifica la guerra dei profitti. In tale senso appare migliore destinazione del denaro ricevuto o raccolto, l’investimento speculativo in prodotti finanziari piuttosto che nel rischio d’impresa altrui o nell’acquisto di beni immobili da parte dei clienti richiedenti mutui. La possibilità di svolgere contemporaneamente le due antitetiche tipologie diattività consente che l’attività di trading sia finanziata con i fondi ritratti dalla raccolta e con i depositi bancari. È evidente quindi che la soluzione realmente efficace per pone fine a questa inaccettabile situazione che penalizza almassimo l’economia nazionale consiste nel rompere il « cordone ombelicale » tra depositi dei clienti e risorse utilizzate per svolgere il trading speculativo, distinguendo nettamente le due tipologie di banche: quella commerciale ordinaria e tradizionale e quella speculativa che svolgeattività di commercio in proprio di strumenti finanziari. Il principio, del resto come abbiamo visto, era già previsto nel nostro ordinamento giuridico ed era alla base del previgente testo unico in materia bancaria abrogato dalla riforma del 1993. Negli ultimi anni il tema della separazione delle banche è stato al centro di un acceso dibattito anche in sede europea: nel novembre del 2011 la Commissione europea ha incaricato una commissione di esperti indipendenti, presieduta dal Governatoredella Banca centrale finlandese Erkki Liikanen, di approfondire la tematica e di sviluppare una proposta. La commissione ha presentato le proprie conclusioni nell’ottobre dell’anno successivo, optando per una riforma strutturale complessiva del sistema bancario che preveda, tra gli altri punti, anche e specificamente la separazione dell’attività in banca da quella ordinaria a quella speculativa in proprio, seppure c
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