CGIA DI MESTRE: ARTIGIANI ITALIANI IN VIA DI ESTINZIONE! LA COLPA E' DEI CONSUMATORI APPECORONATI....

CGIA DI MESTRE: ARTIGIANI ITALIANI IN VIA DI ESTINZIONE! LA COLPA E' DEI CONSUMATORI APPECORONATI....

Giannina Puddu, 5 ottobre 2023.

La CGIA di Mestre ha pubblicato ieri il 4° numero del suo rapporto TUTTO IMPRESA.

Ha dedicato un capitolo inquietante alla presenza degli artigiani su tutto il territorio nazionale, ponendo l'accento allarmato sulla continua rarefazione di tali professionalità.

Ha definito "spaventosa" la diminuzione in atto.

Tra le cause elencate:

  • l'aumento del costo degli affitti;
  • l'aumento delle tasse;
  • l’insufficiente ricambio generazionale;
  • la contrazione del volume d’affari provocato dalla storica concorrenza della grande distribuzione e, negli ultimi anni, dall'E.commerce;

Negli ultimi 10 anni, infatti, anche in Veneto il numero dei titolari, dei soci e dei collaboratori artigiani iscritti all’Inps è crollato di 33.552 unità (-17,1 per cento)

La contrazione media nazionale, invece, è stata pari al -15,1 per cento.

Il Presidente della CGIA Roberto Bottan segnala "un'emorragia continua che sta colpendo, in particolar modo, l’artigianato tradizionale, quello che con la sua presenza, storia e cultura ha contrassegnato, sino a qualche decennio fa, tantissime vie delle nostre città e dei paesi del nostro Veneto”.  

Molto male ROVIGO, VERONA E BELLUNO con riduzione del numero degli artigiani compresa tra - 17,8% e - 22,2%.

Rispetto al 2020, annus horribilis per l’economia del nostro Paese, nel 2021 c’è stata una leggera ripresa del numero degli artigiani, ma ancora del tutto insufficiente a ritornare al livello pre Covid che, riteniamo, non raggiungeremo nemmeno con i dati del 2022 (-4.172 pari a -14,5 per cento) e Treviso (-4.957 pari a -14,1 per cento).  

CON SARACINESCHE ABBASSATE CITTÀ PIÙ INSICURE.

Basta osservare con attenzione i quartieri di periferia e i centri storici per accorgersi che sono tantissime le insegne che sono state rimosse e altrettante sono le vetrine non più allestite, perennemente sporche e con le saracinesche abbassate.

Sono un segnale inequivocabile del peggioramento della qualità della vita di molte realtà urbane.

Le città, infatti, non sono costituite solo da piazze, monumenti, palazzi e nastri d’asfalto, ma, anche, da luoghi di scambio dove le persone si incontrano anche per fare solo due chiacchere. Queste micro attività conservano l’identità di una comunità e sono uno straordinario presidio in grado di rafforzare la coesione sociale di un territorio.

Aggiunge Bottan: Con meno botteghe e negozi di vicinato - conclude Bottan - diminuiscono i luoghi di socializzazione a dimensione d’uomo e tutto si ingrigisce, rendendo meno vivibili e più insicure le zone urbane che subiscono queste chiusure, penalizzando soprattutto gli anziani. Non disponendo dell’auto e senza botteghe sottocasa, per molti di loro fare la spesa è diventato un grosso problema.

TANTI MESTIERI A RISCHIO ESTINZIONE

A monte del gravissimo problema economico e sociale, CGIA di Mestre pone "i comportamenti d’acquisto dei consumatori" che sono cambiati dopo essere stati indotti alla pessima cultura dell'usa e getta che contribuisce all'inquinamento alla faccia dello sbandierato ambientalismo, esclude dal mercato gli "artigiani della riparazione",  isola le persone, comportamenti che favoriscono le multinazionali dell 'E.commerce danneggiando l'economia italiana, riduce la disponibilità dei posti di lavoro mentre alimenta la nuova schiavitù del "delivery" come se i consumatori avessero le gambe rotte e non potessero andare direttamente a fare i loro acquisti...

L ’Ufficio studi della CGIA, ha elencato i mestieri artigiani tradizionali in declino: autoriparatori (verniciatori, battilamiera, meccanici, etc.); calzolai; corniciai; fabbri; falegnami; fotografi; impagliatori; lattonieri; lavasecco; materassai; orafi; orologiai; pellettieri; restauratori; ricamatrici; riparatori di elettrodomestici; sarti; stuccatori; tappezzieri; tipografi; vetrai.

CGIA ha trattato anche il fenomeno dei settori artigiani in controtendenza.

Quello legato al "benessere" che sarà tale fino a prova contraria, con un forte aumento degli acconciatori, degli estetisti, dei massaggiatori e dei tatuatori, tutte attività ispirate dall' elogio mediatico dell' effimero e dell'apparenza  con la conseguente massificazione degli stili di vita, azzerando la differenza come valore individuale a beneficio del senso di appartenenza, ma al costo della rinuncia all'esercizio del pensiero critico e consapevolezza del sé.

E quello dell' Informatica che, parallelo al primo, si muove all'unisono e nel quale emerge l' espansione dei sistemisti, degli addetti al web marketing, i video maker e gli esperti in social media.

Tutte nuove professionalità che confermano il perverso ed estremamente pericoloso cambiamento delle consuetudini sociali che, perdendo di fatto, la propria "socialità", si spostano nel mondo virtuale governato, ancora e solo, dalle grandi multinazionali e americane, in particolare che grazie alla loro potenza finanziaria dettano le regole escludendo, di fatto, ogni discussione.

Tra l'altro, evidenzia CGIA, l’aumento di queste attività è insufficiente a compensare il numero delle chiusure presenti nell’artigianato storico, con il risultato che la platea degli artigiani è in costante diminuzione. 

Con la premessa che L’ARTIGIANATO VA TUTELATO, ai sensi  dell'art. 45 DELLA COSTITUZIONE, CGIA fa la sua previsione e propone soluzioni:

Secondo l’Ufficio studi della CGIA, non è da escludere che per evitare la desertificazione delle botteghe in atto soprattutto nei centri storici, fra qualche decennio lo Stato dovrà sostenere con finanziamenti diretti coloro che vorranno aprire una attività artigianale o commerciale....

Più in generale, comunque, andrebbero azzerate per queste attività di prossimità le tasse locali (Imu, Canone patrimoniale unico, Tari, Irpef, etc.) e attivati a livello comunale dei tavoli di concertazione, tra le associazioni di rappresentanza dei proprietari e degli artigiani, con l’obbiettivo di trovare degli accordi che garantiscano ai locatori che aderiscono all’iniziativa la possibilità di beneficiare di una serie di agevolazioni economiche che in parte andrebbero “riversate” sul locatario, abbattendogli il canone d’affitto.

Numero imprenditori artigiani presenti nel Paese per regione (include i titolari, i soci e i collaboratori) Elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Inps - Var. 2021/2012: 

Abruzzo 43.766 34.105-9.661 -22,1%

Piemonte 178.528 144.701-33.827 -18,9% 

Marche 72.077 58.651-13.426 -18,6% 

Molise 9.290 7.619-1.671 -18,0% 

Toscana 159.735 131.836-27.899 -17,5% 

Veneto 195.910 162.358-33.552 -17,1% 

Umbria 32.280 26.780-5.500- 17,0% 

Valle d’Aosta 5.475 4.563-912 -16,7% 

Emilia Romagna 196.680 163.956-32.724 - 16,6% 

Lombardia 345.383 292.408-52.975 -15,3% 

Sardegna 47.773 40.448-7.325  -15,3% 

Basilicata 14.061 12.065-1.996 -14,2% 

Puglia 93.432 81.441-11.991 -12,8% 

Liguria 59.013 51.903-7.110 -12,0% 

Sicilia 93.865 82.557-11.308  -12,0% 

Friuli Venezia Giulia 40.037 35.489-4.548 -11,4% 

Calabria 40.310 35.835-4.475 -11,1% 

Lazio 121.004 108.723-12.281 -10,1% 

Trentino Alto Adige 34.650 32.056-2.594 -7,5% 

Campania 83.635 77.485-6.150 -7,4%

ITALIA 1.866.904 1.584.979-281.925 -15,1%

Nord ovest 588.399 493.575-94.824 -16,1%

Nord est 467.277 393.859-73.418 -15,7%

Centro 385.096 325.990-59.106 -15,3%

Mezzogiorno 426.132 371.555-54.577 -12,8%