CENTOMILA IMPRESE ITALIANE RISCHIANO DI FALLIRE. P.N.R.R. = PIANO NAZIONALE DI ROVINA E DI RIVOLTA.

CENTOMILA IMPRESE ITALIANE RISCHIANO DI FALLIRE. P.N.R.R. = PIANO NAZIONALE DI ROVINA E DI RIVOLTA.
Redazione, 12 luglio 2022.
La CGIA di Mestre è sempre sul pezzo e ci aggiorna con i suoi approfondimenti, sempre puntuali, sulle tendenze della nostra Economia.
Per l'imminente autunno 2022, ha previsto uno scenario devastante per il nostro Sistema Imprese.
Il deterioramento economico generale sarà determinato da quattro fattori che agiranno come una mannaia sulla testa dei nostri imprenditori e dei nostri lavoratori:
  1. caro energia/carburante;
  2. impennata dell’inflazione;
  3. impossibilità di cedere i crediti acquisiti con il superbonus 110 per cento pari a circa 4 miliardi di euro;
  4. mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione (PA) nei confronti dei propri fornitori, pesati da  Eurostat55,6 miliardi di euro.

Una follia tutta italiana.

Troppe di queste imprese si dirigono verso la chiusura definitiva non causata  dai propri debiti, ma dai crediti inesigibili, insolvenze in grandissima parte imputabili alle inadempienze della nostra PA. 

Una Pubblica Amministrazione incapace di amministrare il bilancio dello Stato.

Centomila aziende che chiudono determinano una forte contrazione del PIL già magro, un'ingente riduzione delle entrate fiscali, un'esplosione del tasso di disoccupazione, la compressione delle entrate per l'INPS che, con lo squilibrio nel rapporto tra entrate e uscite, rischia di non poter garantire il regolare pagamento delle pensioni.

L’Osservatorio Rischio imprese di Cerved ha rincarato la dose sul rischio fallimento che incombe sulle aziende italiane. 

Dopo la ripresa post-Covid, è infatti peggiorato nuovamente lo stato di salute del tessuto imprenditoriale italiano, da cui emerge che tra il 2021 e il 2022 le società a rischio default sono cresciute quasi del 2%, passando dal 14,4% al 16,1% e raggiungendo le 99.000 unità (+11.000), con 11 miliardi di euro in più di debiti finanziari, ora pari a 107 miliardi (10,7% del totale).

Anche se restano lontani i picchi del 2020, quando le aziende potenzialmente rischiose erano addirittura 134.000 (21,7%), “l’inversione del trend preoccupa“, afferma Cerved.

Se poi si considerano anche le società cosiddette “vulnerabili”, che nel triennio 2019-2022 sono passate dal 29,3% (181.000) al 32,6% (201.000), i debiti finanziari crescono di altri 195,8 miliardi di euro (+28 miliardi), pari al 19,5% del totale.

Questo scenario coinvolgerà anche il Sistema Bancario.

Per evitare che ciò accada si potrebbe intervenire mentre il Governo in carica agisce per spingere nella direzione del fallimento, ostacolando, ripetutamente ed ostinatamente, per esempio, il percorso delle imprese e degli artigiani che avevano creduto ed investito nel Bonus 110%.

L'edilizia, in Italia, è settore trainante e azzopparlo mentre è in corsa, produce gli effetti descritti.

Il tanto enfatizzato PNRR si dimostra inutile, data la situazione.

Più che di un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza appare come un Piano Nazionale di Rovina e di Rivolta.

Perchè è certo che la fame che si doffonderà porterà, inevitabilmente, alla reazione popolare anche scomposta.

La fame non è tollerabile in un Paese come il nostro che avrebbe, in verità, molte opportunità da cogliere se chi lo governa non si ponesse come ostacolo principale.

L'Ignavia tipica italiana dura finchè è piena la pancia dei padri, delle madri e dei figli.

Quando il morso della fame si farà sentire, questa sarà vinta e riemergerà l'orgoglio nazionale dando vita alla volontà di rivalsa della Comunità che prenderà corpo spinta proprio dalla colpevole inerzia dei "migliori".

In altre aree europee, le manifestazioni popolari sono già in atto.