CASSA FORENSE NEI NUMERI
Trento, 15 luglio 2024. Di Paolo Rosa, avvocato.
I numeri di Cassa Forense:
266 dipendenti di cui 11 direttori-dirigenti
236.946 totale degli iscritti alla Cassa (31.12.2023)
33.170 pensionati
€ 44.654 reddito medio IRPEF
€ 30.502 importo medio pensione
€ 17,62 mld patrimonio netto
€ 2,9 mld crediti di CF verso iscritti
144 fondi illiquidi in cui investe CF per un controvalore
complessivo di circa 3,7 mld di euro
107 Advisory Board 2022
«Questo Collegio ha raccomandato una sempre più tempestiva e dettagliata reportistica, da parte di tutti i rappresentanti della Cassa all’interno degli Advisory Board, affinché gli organi amministrativi, assembleari e di controllo possano ricevere le informazioni più aggiornate, esaurienti e preziose, sugli andamenti delle partecipazioni della Fondazione».
80 delegati di CF
SICAV CdA da nominare 5 componenti
SICAF CdA da nominare 5 componenti
«In particolare, questo Collegio ha già avuto modo di segnalare che i meccanismi di operatività dei veicoli dovranno essere costantemente monitorati, allo scopo di scongiurare una potenziale perdita di sovranità e di controllo da parte del CDD e del CDA della Cassa, soli organi deputati dallo Statuto, ma prima ancora dalla legge istitutiva delle Casse Private, a decidere le politiche di allocazione delle risorse, finalizzate a concorrere, con la gestione previdenziale, alla tenuta del sistema nel suo orizzonte temporale».
150 milioni «Come preannunciato nelle Relazioni del Collegio al Preventivo 2024 ed all’Assestato 2023, il CDA ha raccolto e condiviso l’invito dell’Organo di controllo ad un adeguamento prudenziale del Fondo rischi, con riferimento al contenzioso sviluppatosi sul tema delle rivalutazioni delle pensioni in attuazione della legge 576/1980. Dopo l’Ordinanza della Corte Suprema, n. 16585, del 12 giugno 2023, sfavorevole all’indirizzo seguito dalla Cassa, e, dunque, con il passaggio del rischio di soccombenza delle cause ancora pendenti, da “possibile” a “probabile”, si rendeva infatti indifferibile stimare il nuovo rischio potenziale.
Gli Uffici preposti, in particolare quello Attuariale e quello del Bilancio e Patrimonio, hanno esaminato con la cura richiesta l’andamento del fenomeno e, soprattutto, hanno individuato, come nei voti del Collegio e del CDA, un metodo di commisurazione del fabbisogno di accantonamento affidabile, ragionevole e suscettibile di essere conservato nel tempo, poggiato sulla determinazione del rischio massimo confrontato con la ricognizione del numero dei reclami pervenuti e con la media unitaria degli importi da corrispondere in base alle pronunce giudiziali intervenute.
L’incremento dell’accantonamento per circa 150 milioni osserva dettami di prudenza e di scetticismo, in ossequio all’OIC 15, ma è evidente che il Collegio continuerà a monitorare con estrema attenzione l’evoluzione della vicenda, al fine di suggerire gli eventuali correttivi del caso. Preme aggiungere che, sulla questione, la Presidenza della Cassa ha interessato i Ministeri Vigilanti, che hanno fin qui condiviso la condotta della Fondazione sull’argomento, autorizzando di anno in anno la misura dei contributi dovuti, e che è stata presentata in Parlamento una proposta di legge che tende a definire il pregresso nel modo più equilibrato e giusto possibile». (Dalla relazione del Collegio Sindacale).
Per comprendere il problema allego il mio scritto “Il calcolo della pensione degli avvocati” del 23.06.2023, pubblicato su Diritto e Giustizia:
«Com’è noto, in Cassa Forense vi è il tetto pensionabile e quindi i redditi professionali degli avvocati sono pensionabili solo fino ad un certo “tetto reddituale”, che ogni anno viene rivalutato da Cassa Forense.
In questi ultimi anni si è aperto un contenzioso nei confronti di Cassa Forense che, secondo le sentenze di merito emanate, ha errato nella rivalutazione annuale del tetto pensionabile per un errore iniziato negli anni 1980/1983 che si riverbera sul calcolo della pensione ancora oggi effettuato. Gli avvocati interessati alla vicenda sono coloro che hanno avuto un reddito superiore al tetto pensionabile anche se si sono iscritti alla Cassa dopo il periodo 1980/1983.
In buona sostanza Cassa Forense ha commesso due errori:
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il primo errore consiste nel fatto che Cassa Forense rivalutò il tetto reddituale pensionabile solo a partire dal 1° gennaio 1982, ovvero dalla stessa decorrenza della rivalutazione delle pensioni, così mangiandosi la rivalutazione del tetto per i primi 2 anni e cioè per il 1980 e il 1981;
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il secondo errore Cassa Forense lo ha commesso quando ha ritenuto di poter differire di un ulteriore anno la rivalutazione del tetto reddituale pensionabile al 1983, applicando in sostanza lo stesso criterio che regolava la diversa ipotesi della rivalutazione della pensione.
Ma rivalutazione del reddito pensionabile per costruire la pensione e rivalutazione della pensione sono due aspetti diversi.
«Art. 47 comma 7 Regolamento unico della previdenza:
I redditi annuali dichiarati, escluso l’ultimo, sono rivalutati in base alla variazione dell’indice annuo dei prezzi al consumo per le famiglie di impiegati e operai rilevata dall’Istat di cui all’art. 60. A tal fine il Consiglio di Amministrazione redige, entro il 28 febbraio di ciascun anno, sulla base dei dati pubblicati dall’Istat, apposita tabella dei coefficienti di rivalutazione relativi ad ogni anno. La delibera viene comunicata ai Ministeri Vigilanti per la relativa approvazione, ai sensi dell’art.3, secondo comma del Decreto Legislativo n.509/1994.
Art. 60 Aumento dei trattamenti
1. Gli importi delle pensioni erogate dalla Cassa sono aumentati annualmente, a partire dal secondo anno successivo a quello di decorrenza, con delibera del Consiglio di Amministrazione da adottare entro il 28 febbraio, in proporzione alla variazione dell’indice annuo dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, rilevata dall’Istituto Nazionale di Statistica per l’anno precedente.
2. La delibera viene comunicata ai Ministeri Vigilanti per la relativa approvazione, ai sensi dell’art.3 secondo comma del Decreto Legislativo n.509/1994.
3. Gli aumenti hanno decorrenza dall’1 gennaio dell’anno della delibera del Consiglio di Amministrazione.
4. Le pensioni sono pagate in tredici mensilità di eguale importo. La tredicesima mensilità è pagata nel mese di dicembre».
Operando in questo modo Cassa Forense, nella sostanza, ha congelato la rivalutazione dei tetti reddituali per la costruzione della pensione per i primi tre anni e cioè per il 1980, 1981 e 1982.
Come ricorderete, negli anni passati è stato portato all’attenzione della Magistratura il secondo dei problemi sopra indicati e cioè se l’avvocato già pensionato avesse diritto alla sua prima rivalutazione della pensione a partire dal 1° oppure dal 2° anno successivo al pensionamento.
La Suprema Corte di Cassazione con due distinte pronunce con l’autorità delle Sezioni Unite, la prima la n. 8684/1996 e la seconda 7281/2004, confermò l’orientamento favorevole alla domanda dei pensionati e, dopo la seconda sentenza delle Sezioni Unite, Cassa Forense diede applicazione generalizzata al principio ribadito dalla Suprema Corte di Cassazione.
Ora dopo numerose sentenze di merito, favorevoli agli avvocati pensionati, si è finalmente pronunciata anche la Suprema Corte di Cassazione con la sentenza n. 16585 del 12.06.2023, già pubblicata in questa Rivista Cassa Forense: la parziale omissione del contributo non incide sul diritto dell’avvocato a pensione.
La Suprema Corte, in relazione agli errori commessi da Cassa Forense sulla rivalutazione dei tetti pensionabili per gli anni 1980, 1981 e 1982 ha affermato il seguente principio di diritto: «in tema di pensioni a carico della Cassa di previdenza e assistenza a favore degli avvocati procuratori, il sistema di adeguamento introdotto dalla legge 20.09.1980, n. 576, art. 16 – che prevede aumenti annuali, da determinarsi con apposito decreto interministeriale ricognitivo della variazione dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, e da corrispondersi con decorrenza dal 1° gennaio dell’anno successivo alla data del decreto stesso – comporta che i titolari del diritto a pensione maturato nell’anno di emissione del decreto interministeriale possono fruire dell’adeguamento ivi determinato, pur essendo l’epoca di riferimento considerato dal decreto medesimo per la ricognizione della suddetta variazione anteriore al momento di maturazione del diritto».
Il Supremo Collegio è giunto ad affermare che, non facendo riferimento alcuno all’anno precedente alla maturazione del diritto a pensione a fini della rivalutazione dei vari redditi da attualizzare, il sistema contenesse effettivamente un vuoto relativamente alla quantificazione del reddito pensionabile, lacuna che le stesse Sezioni Unite sono intervenute a colmare, disponendo che, poiché nell’attualizzare il reddito da porre a base della pensione non si tiene conto della rivalutazione intervenuta l’anno precedente il sorgere del diritto a pensione, di siffatta esigenza di attualizzazione si terrà conto provvedendo a rivalutare la pensione sin da 1° gennaio dell’anno successivo al sorgere del diritto; quindi la Corte ha introdotto siffatto correttivo per via interpretativa, onde far sì che il vuoto normativo non ridondasse ingiustamente a carico del professionista, pensionatosi nel 1980.
Altri ricorsi pendono avanti la Suprema Corte di Cassazione.
Cassa Forense riterrà di adeguarsi al principio fissato dalla Suprema Corte o insisterà nella sua opposizione? Ho notizia che in seno alla riforma della previdenza forense, attualmente all’attenzione dei Ministeri Vigilanti, è stata inserita una norma diretta a riempire quel vuoto normativo sul quale è intervenuta la Suprema Corte di Cassazione. La mia impressione è però che l’intervento non sia risolutivo perché, sempre in base ai rumors, il testo della riforma è segretato agli iscritti, si è agito sull’art. 60 del Regolamento unico delle pensioni invece che sull’art. 47, comma 7, del Regolamento unico delle pensioni che disciplina giustappunto la rivalutazione dei redditi ai fini della costruzione della pensione».