BRICS+ in espansione: obiettivi, conquiste e fallimenti
Milano, 4 novembre 2024. a cura di Clément Inbona, Fund manager di La Financière de l’Èchiquier.
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L'acronimo BRIC, apparso per la prima volta nel 2001, era stato coniato da un economista per indicare il gruppo di Paesi formato da Brasile, Russia, India e Cina destinato, nel 21° secolo, a soppiantare il G7 in termini di ricchezza creata.
Bisognerà attendere fino al 2009 perché emerga, sotto la forma di conferenze diplomatiche, un'unione allo stato embrionale tra questi 4 Paesi, raggiunti poi nel 2011 dal Sudafrica. Diventato allora BRICS, questo club si presenta eterogeneo sotto diversi profili: regime politico, livello di sviluppo, ambizioni sulla scena internazionale. Eppure, i suoi membri condividono un obiettivo comune: formare un'alternativa attraente all'ordine mondiale ereditato dalla Seconda guerra mondiale e guidato dagli Stati Uniti.
I BRICS+ hanno oggi superato il G7 in termini di PIL e rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale, e spesso più della metà della produzione e delle riserve mondiali di materie prime.
Ma questo club, che ha dato vita a una banca di sviluppo dalle risorse limitate - la NDB, New Development Bank - si distingue soprattutto per una conferenza annuale, che assomiglia a un forum. L'ultima si è tenuta a fine ottobre nel bacino del Volga, a Kazan, in Russia. Cosa va ricordato?
Se la Cina e l’India hanno trovato una soluzione diplomatica al conflitto che le vede contrapposte lungo il confine himalayano, la tendenza all’allargamento di questo club ne rappresenta la cifra. Raggiunti all'inizio del 2024 da 4 nuovi membri - Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti - i BRICS+ continuano ad aprirsi, con il rischio di un'eterogeneità ancor più marcata e di ambizioni potenzialmente più vincolanti. Sono molti i Paesi che bussano alla porta, come dimostrano i circa trenta Paesi invitati presenti nella capitale del Tatarstan.
L'ambizione dei BRICS è rimasta immutata: liberarsi dal giogo degli Stati Uniti, e quindi dal biglietto verde, sul piano finanziario.
Predisporre un sistema di pagamento indipendente dalla rete SWIFT[1] continua a essere un punto all’ordine del giorno.
L'implementazione del BRICKS PAY consentirebbe di aggirare le sanzioni internazionali che hanno colpito la Russia e l’Iran, in particolare.
Ma si tratta pur sempre di un’ipotesi data la complessità derivante dall'egemonia del dollaro che la fa da padrone nel commercio internazionale.
Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, ha espresso il suo scetticismo affermando: “Non credo che, nel corso della mia vita, vedrò un giorno il renminbi detronizzare il biglietto verde”.
Dal punto di vista economico, i BRICS+ hanno mantenuto la loro promessa, costituendo il principale motore della crescita globale negli ultimi 25 anni, ma sul mercato azionario le cose sono andate diversamente. Dal 2009, anno di fondazione del club, l'indice calcolato da MSCI ha evidenziato una performance di appena il 3,6% annualizzato, mentre quello dei Paesi del G7 è cresciuto 3,5 volte più velocemente, con un 12,4% annualizzato[2]. L'indice dei Paesi fondatori rappresenta oggi il 5% soltanto della capitalizzazione del mercato azionario mondiale, mentre i Paesi del G7... l'81%.[3] !
Le performance economiche non sempre portano ad avere successo in borsa. La qualità della governance, le libertà individuali e collettive, la presenza di contropoteri, la stabilità legislativa e un’autentica capacità innovativa sono altrettanti fattori a sostegno delle performance in borsa. Sotto questi aspetti, si vedono chiaramente le crepe nei BRICS+.