BORIS JOHNOSN RISCHIA LA FIDUCIA PER UNA FESTA (O RIUNIONE) IN GIARDINO. L'UK NON PERDONA!

BORIS JOHNOSN RISCHIA LA FIDUCIA PER UNA FESTA (O RIUNIONE) IN GIARDINO. L'UK NON PERDONA!

Redazione, 19 gennaio 2022.

Paese che vai, usanza che trovi! Nel caso, paese che vai, politica che trovi!

Noi italiani siamo abituati all'impunità assoluta del professionista della politica, al quale è raro che si chieda di pagare dazio per le palle che racconta o per i suoi comportamenti non istituzionali o proprio immorali.

Anzi, in Italia, pare proprio che la capacità di rigirare le frittate in  barba all'intelligenza più comune, sia motivo di vanto, di acume indispensabile all'esercizio.

Come se il poltico sia un cavalluccio marino, dotato del potere di fondersi con l'ambiente in cui si sia radicato e viva, invisibile ai predatori/censori, ai quali riesce a sfuggire allegramente nel mutare disinvolto del suo colore.

Abbiamo perso il primato dei "censori" che nell'antica Roma potevano punire le infrazioni nell'ambito della disciplina militare, gli abusi dei magistrati nell'esercizio dei  loro ruoli, perfino gli eccessi nel lusso, ogni comportamento che fosse contrario alla morale del tempo.

Chiunque fosse colpito dalla nota severa dei censori diventava oggetto di riprovazione morale e, quindi, di ignominia.

Scattava immediata l'espulsione dall'ordine dei senatori e dei cavalieri, ridotti ad un rango inferiore, privati dei diritti politici non più votanti nè votabili.

Altri tempi, per noi.

In UK, invece, i comportamenti anomali sono tutt'ora oggetto di forte riprovazione con conseguenze politiche  pesanti.

Lo scapigliato Boris Jhonson, era stato pizzicato mentre partecipava ad una festa che, secondo i suoi detrattori, sarebbe stata contraria alle regole di non assembramento in vigore in quel momento.

I parlamentari conservatori discutono pubblicamente della messa in discussione della leadership di Johnson che si difende sostenendo di non aver saputo che la festa fosse in violazione delle regole per tutti e con l'aggravante di aver mentito ai cittadini con il suo racconto del fatto.

E' Dominic Cummings, il suo ex braccio destro, che lo accusa di aver mentito al parlamento dicendo che la festa in giardino, durante il blocco per Covid,  fosse stata una riunione  di lavoro.

Adesso pare che Boris sia stato bloccato in un bivio: dimettersi di sua sponte o  passare al voto di fiducia.

Pare che questa sua scelta drammatica possa arrivare appena dopo la pubblicazione del Rapporto Gray, che entra nello specifico della questione.

Gli attacchi gli stanno arrivando dal suo stesso partito e dall'opposizione e pare che gli sia già stata recapitata una lettera di sfudicia, inviata dal parlamentare Christian Wakeford e altre lettere sembrano già scritte e pronte all'invio.

Girano nomi per la successione, il cancelliere Rishi Sunak, Liz Truss ministro degli esteri, Sajid Javid, Nadhim Zahawi, Penny Mordaunt, e gli acerrimi nemici del  lockdown, come Mark Harper, Steve Baker ed Esther McVey.