Bond argentini, le banche sapevano e continuarono a proporli
La Terza sezione civile della Corte di Cassazione ha deciso a favore del rimborso per i risparmiatori che hanno investito in bond argentini in epoca successiva al crollo dell`economia nel Paese sudamericano.
La decisione conferma così quando affermato nel giudizio di merito della Corte d`appello di Genova.
Nel caso di specie la banca era stata condannata per non aver informato correttamente l`invesitore circa i rischi dell`investimento.
Rischi noti al momento dell`attivazione dei contratti, dato che le agenzie di rating internazionali avevano già declassato i titoli di debito argentini e il settore bancario era ormai informato dell`imminente default.
Tanto che dal gennaio 2000 la quantità di bond argentini detenuti nel portafoglio dei fondi di investimento italiani era diminuita in maniera considerevole.
Inoltre i bond proposti non soddisfavano il profilo di rischio sostenibile da parte degli investitori stessi.
La Suprema Corte ha anche analizzato la questione attinente al valore da attribuire ai moduli precompilati, proposti dalla banca al cliente, in cui l`investitore rende una dichiarazione di responsabilità.
Per la Corte, in ordine alla consapevolezza del cliente, conseguente alle informazioni ricevute, della rischiosità dell`investimento e della inadeguatezza dello stesso rispetto al suo profilo di investitore, l`atto controfirmato non costituisce dichiarazione confessoria, in quanto è rivolta alla formulazione di un giudizio e non all`affermazione di scienza e verità di un fatto obiettivo.
A maggior ragione in assenza di corrette ed esaustive informazioni da parte della banca.
Importanti anche i passaggi della decisione dedicati all`entità del risarcimento dovuto dal parte dell`istituto di credito.
Per quanto riguarda gli interessi dovuti, questi devono decorrere dall`ordine di investimento e non e non dalla data della domanda in giudizio.
Articolo tratto dal Quotidiano Ipsoa