Bizarre investment - Anche gli investimenti si fanno un caffè
Inizia oggi una nuova rubrica settimanale dedicata alle opportuinità di investimento più `curiose` presenti sul mercato. Fra le commodity agricole analizziamo il caffè, che negli ultimi anni ha visto un forte aumento del prezzo, passato da 51,90 dollari del 2003 ai 193,66 dollari di novembre 2011 (abbiamo considerato l’ICO Composite Index, un prezzo medio fra quello della varietà arabica e quella robusta, calcolato dall’ICO, la principale organizzazione intergovernativa che si occupa di caffè). Per capire cosa ci sia dietro a questi sostanziosi aumenti dei prezzi (che si sono quadruplicati in 8 anni), ovvero se si tratta di indiscriminata speculazione o se si sono modificati i fondamentali del mercato, abbiamo fatto un’analisi del mercato del caffè. Guardando ai dati aggregati di lungo periodo, notiamo che da fine anni ’70 a metà anni ’90 produzione, esportazioni e scorte sono rimasti più o meno costanti. La variabilità di quel periodo (con il grafico che assume un andamento di tipo sinusoidale) è infatti dovuta ai cattivi o buoni raccolti che sono influenzati dal tempo meteorologico. Ma fra il 1995 ed il 1996 sono iniziate ad aumentare le esportazioni aggregate (e quindi la domanda mondiale) mentre la produzione rimaneva costante, così le scorte si sono erose, andando a modificare il prezzo, secondo la legge della domanda e dell’offerta. Infatti, nel 1994/95 le scorte finali ammontavano a 41.215 migliaia di sacchi da 60 kg (l’unità di misura comunemente utilizzata nell’industria del caffè, dati EIA), mentre nel 1995/96, le scorte finali sono passate a 33.088 migliaia di sacchi da 60 kg (-25% circa). Il minimo è stato toccato nel 1999/00, con 20.875 migliaia di sacchi da 60 kg (ed un indice di copertura della produzione del 18,38%).
Per quale motivo le scorte di caffè hanno continuato ad erodersi per un lasso di tempo di 5 anni? Perché quello è il lasso di tempo medio per portare una pianta di caffè in produzione.
Un forte aumento della domanda c’è stato anche nel 2005, infatti nel 2004/05 c’erano circa 40.274 migliaia di sacchi da 60 kg come scorte, mentre nel 2005/06 le scorte sono diminuite del 29% circa, giungendo a 31.254 migliaia di sacchi da 60 kg. Questo trend è continuato ancora, a causa dell’eccessiva domanda (la produzione è comunque aumentata, passando dai 116.721 migliaia di sacchi da 60 kg del 2005/06 ai 135.046 migliaia di sacchi da 60 kg previsti per il 2011/12).
Per cui, ci sembrano sostanzialmente motivati gli aumenti di prezzo della commodity, anche se rimane una materia prima caratterizzata da una forte volatilità del prezzo per l’alta sensibilità del caffè al tempo meteorologico.
I principali produttori di caffè sono Brasile, con il 36% della produzione mondiale prevista per il 2011/12, seguito dal Viet Nam con il 15% della produzione mondiale (ricordiamo che nel 2009 parte delle piantagioni del paese del Sud-Est asiatico furono distrutte dai monsoni) e dalla Colombia (8% della produzione mondiale).
L’Unione Europea, con il 35% del mercato, è il principale consumatore di caffè, seguita dagli Stati Uniti (al 18%) e dal Brasile (al 15%).
Ciò che dobbiamo attenderci per il prezzo del caffè nei prossimi anni è una forte variabilità sui mercati, con un trend di fondo rialzista per i prossimi anni. Stiamo infatti assistendo alle modifiche delle abitudini alimentari di paesi molto popolati dell’Asia (India e Cina insieme fanno 2,4 miliardi di abitanti). Le nuove generazioni stanno infatti diventando sempre più “occidentalizzate”, sostituendo il thè al caffè come bevanda calda. Da questo fenomeno (che però richiede tempi molto lunghi) avremo senz’altro una spinta rialzista sulla domanda. Dal punto di vista dell’offerta ci attendiamo che i cambiamenti climatici, sempre più evidenti, e la naturale variabilità del clima atmosferico possano essere un reale pericolo per le piantagioni di caffè.