Bello, onesto, emigrato Australia, scappa dalla crisi
Un salto indietro nel tempo, a cent`anni fa. Sì, perche se ai primi del `900 erano migliaia e migliaia gli italiani che partivano alla ricerca di fortuna verso l`Australia, oggi l`assenza di lavoro e la recessione, spingono tanti nostri connazionali a vestire i panni degli emigranti, come tanti anni prima i loro nonni e trisavoli, per cercare una nuova frontierà verso la terra dei canguri.
O almeno a provarci. «Certo, negli ultimi tempi -spiega a LABITALIA, Vincenzo Romiti, presidente dell`associazione `Italia-Australià, attiva dal 1976- c`è stato un forte incremento delle persone che cercano informazioni e dati, rivolgendosi anche a noi, su come trasferirsi in Australia per lavoro. Anche se poi alla fine il numero di chi decide davverro di emigrare, e ci riesce, non supera, da quanto ne sappiamo, le 300-400 unità all`anno». Infatti, è possibile emigrare in Australia per lavoro solo se si è in possesso di una serie di requisiti sulla base dell`età (che deve essere inferiore a 45 anni), studio, esperienza professionale e conoscenza della lingua. La conoscenza dell`inglese infatti è fondamentale non solo per ottenere un lavoro, ma anche per sostenere un colloquio.
Si deve capire che andare in Australia -sottolinea Romiti- non vuol dire trasferirsi in un`altra provincia italiana, ma recarsi in un paese anglo-sassone e anche un pò asiatico. Se non conosci bene l`inglese non puoi fare l`impiegato in Australia. E i titoli di studio conseguiti in Italia devono essere prima riconosciuti in Australia, altrimenti non hanno alcun valore, non vi è alcun riconoscimento automatico». Quindi attenzione a non scambiare l`Australia per un Eldorado che non c`è. Anche se, come, e forse più, di tanti anni fa, resta un Paese con tante opportunità per chi le sa cogliere. «Chi ha idee e tecnologie, e un pò di capitale da poter investire -sottolinea Romiti- ha in quel Paese la possibilità per potere crescere, a differenza che in Italia dove invece non praticamente è possibile. Prendiamo tecnici e operai specializzati restati in questi mesi senza lavoro per via della crisi in Italia. Sono loro a possedere delle competenze fondamentali -aggiunge- che, unite con un piccolo capitale iniziale, potrebbero utilizzare per lanciare qualche nuova attività produttiva in Australia». Mentre, per chi invece sceglie di provare a fare l`impiegato o comunque il lavoratore dipendente, «ci deve pensare bene, perchè ha sì magari uno stipendio più alto, ma si trova ad avere a che fare con un costo delle vita più alto, e in un Paese straniero».