Bce, forse a dicembre un nuovo taglio dei tassi

Ecco il Monthly Bulletin a cura di Michael Hewson, analista di CMC Markets. Esattamente un mese fa eravamo proiettati verso il summit di Cannes e la possibilità di un piano che consentisse di gestire la crisi europea. Oltre a ciò, si guardava alla possibilità di un taglio dei tassi da parte della Bce – che poi si è verificato -  così come al fallimento di un accordo sulle misure taglia-debito Usa da parte del super-comitato bipartisan. Mentre abbiamo incassato un taglio di 25 basis point del costo del denaro da parte della Bce, viceversa a Cannes non è stato prodotto un piano salva-euro e, risultato di ciò, lo scenario economico in Europa continua a deteriorarsi sensibilmente. Avendo ben presente questa situazione, sembra probabile che assisteremo ad un ulteriore sforbiciata dei tassi -  pari almeno ad ulteriori 25 punti base -  a dicembre, con la Bce che fa quel che può per gestire i problemi di liquidità che affliggono il Vecchio Continente mentre i dati macro continuano  a peggiorare. L’Eurotower - sostenendo che ciò andrebbe oltre il suo mandato e diventerebbe pertanto una mossa illegale - non cessa di resistere ai richiami di chi la vorrebbe prestatore di ultima istanza per i titoli di Stato europei. Dall’altra parte tuttavia i rendimenti sui bond continuano a salire ed è probabile che la corsa non sia terminata. Primi ministri non eletti dalla popolazione si sono insediati nei governi di Grecia e Italia, ma anche la Spagna avrà presto un nuovo Esecutivo: i politici non sanno più cosa fare per affrontare la crisi economica europea e di conseguenza i disordini sociali non faranno che aumentare in tutta Europa. I rendimenti sui titoli decennali italiani hanno oltrepassato la soglia del 7%, così come sono tornati alle stelle anche quelli sui Bonos spagnoli a causa della vacanza politica tra le elezioni e l’effettiva prese di potere del nuovo governo che avverrà verso metà dicembre. Anche i titoli degli Oats francesi hanno subito un’ impennata dei rendimenti, così come quelli del Belgio: qualora i titoli d’Oltralpe dovessero superare il 3,85% potremmo assistere ad una revisione del rating a tripla A di Parigi. Moody’s ha già preannunciato uno scenario di questo tipo.

La Germania continua ad opporsi all’emissione di Eurobond, che rappresenterebbero una sorta di panacea per i debiti sovrani dei singoli stati – qualcosa che rappresenta un vero e proprio anatema per i contribuenti tedeschi oltre che essere illegale secondo la Costituzione tedesca. Anche la Finlandia si oppone all’idea degli Eurobond ed è chiaro che una soluzione veloce sarà difficile da trovare.

Pertanto, finchè non si arriverà ad un punto di accordo i mercati continueranno a muoversi nell’incertezza con la crescente ipotesi di un’abbandono dell’Euro da parte dei singoli Stati.  A seguito del fallimento dell’asta dei Bund , sussiste infatti la chiara evidenza che il contagio sia ormai arrivato al cuore dell’Europa: questo episodio, infatti,  è stato interpretato come segnale iniziale del rifiuto degli investitori di comperare titoli del debito europei che, qualora, confermato, rappresenterebbe  di fatto una nuova pericolosa fase della crisi.

Di conseguenza, le aspettative di un rally di Natale dovrebbero essere moderate, considerando le pericolosità dell’ambiente politico ed economico europeo.

Negli Stati Uniti il fallimento dei lavori del cosiddetto super-comitato – un vero e proprio ossimoro a questo punto – al fine di giungere ad un accordo sui tagli alla spesa ha nuovamente sollevato i dubbi circa un nuovo downgrade sul merito di credito Usa, specialmente se i policymakers proveranno a ribaltare i risparmi automatici di 1,2 trn di dollari che si dovrebbero ottenere proprio in seguito all’intesa mancata.

L’ultimo meeting della Fed nell’anno in corso difficilmente porterà cambiamenti nella politica monetaria di breve termine, considerati i recenti miglioramenti dei dati macro; pur tuttavia,  rimane la pressione per ulteriori stimoli, nonostante uno scenario politico tossico dovuto all’acuirsi delle paure legate agli sviluppi della crisi europea.

Nel Regno Unito le condizioni economiche rimangono preoccupanti ma è improbabile che la Bank of England possa dare corso a nuove misure di stimolo prima del 2012, considerati gli alti livelli di inflazione. A causa del deleverage dei consumi infatti, sembra  che il Paese debba ormai abituarsi a livelli di crescita bassa o piatta ancora per un certo periodo di tempo.

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