Basilea 3, arriva solo la fumata grigia
Sedici ore di confronto non sono bastate ai ministri delle finanze della Ue per trovare un accordo completo sullo schema europeo per i nuovi parametri di capitalizzazione delle banche, contro i rischi di fallimento e di stress, concordati da Basilea 3.
La presidenza danese di turno della Ue si è dovuta accontentare di avvicinare le posizioni dei 27 su una ventina di questioni importanti, ma minori rispetto alla posta in gioco. Il nodo della flessibilità nazionale e dell`impatto delle nuove regole sul mercato unico europeo sarà risolto nel prossimo Ecofin, il 15 maggio. «Il nodo si è complicato», ha ammesso il ministro danese delle finanze Margrethe Vestager prima di annunciare un negoziato notturno ad oltranza. La Danimarca, in quanto presidente di turno del Consiglio, aveva fortemente voluto questa riunione straordinaria dell`Ecofin con l`intento di far fare passi in avanti ai negoziati, ma le buone intenzioni si sono scontrate con le differenze esistenti tra gli stati membri. Vestager ha gettato la spugna solo alle due di notte. Londra, la più grande piazza bancaria dell`Europa, ha fatto sentire alta la sua voce nel pretendere per i governi nazionali una libertà quasi completa di imporre requisiti di capitale addizionali, o «buffer sistemici», da aggiungere all`8% minimo individuato dagli accordi di Basilea 3. Con Londra fanno blocco la Polonia (che rivendica flessibilità anche nell`imposizione di `buffer` diversi tra casa madre di un istituto di credito e le sue filiali sparse in altri paesi Ue), Svezia e Repubblica ceca. L`ultima proposta di compromesso fissa la percentuale di flessibilità al 3% per l`intera esposizione bancaria e la innalza al 5% per le esposizioni bancarie domestiche e previa autorizzazione preventiva di Commissione Ue e/o dell`autorità bancaria.
«Non sono disposto ad uscire da questa sala per dire cose che mi faranno sembrare stupido cinque minuti dopo di fronte agli analisti», ha detto il cancelliere dello scacchiere George Osborne, in un crescendo di toni contro Bruxelles e il commissario Ue francese al mercato interno Michel Barnier accusati di non stare attuando Basilea 3. Osborne ha rivendicato di avere dalla sua parte anche la Bce e l`Eba,l `autorità bancaria europea. «Non è vero che non attuiamo Basilea 3. Ma lo facciamo per tutte le 8.300 banche europee, che sono una realtà molto diversa tra loro. La realtà della Gran Bretagna è importantissima e ci è ben nota, ma non è la sola», ha replicato Barnier. «Se non arriviamo ad un accordo stasera, c`è il pericolo che non ci arriveremo mai», aveva messo inutilmente in guardia il ministro tedesco delle finanze Wolfgang Schauble. «Ciò sarebbe un disastro», aveva ammonito. Berlino, Parigi e Roma hanno difeso la necessità di una forte cornice europea. L`Italia ha insistito in particolare sulla necessità che lo schema europeo di Basilea 3 sia coerente con l`esigenza di sviluppare il mercato unico e non di spezzettarlo. «Qui non stiamo discutendo di una cornice nazionale», ha detto il vice ministro dell`economia Vittorio Grilli annunciando la posizione contraria dell`Italia se l`equilibrio del compromesso raggiunto a fatica in prima serata fosse stato intaccato. «Non siamo disposti ad accettare misure non ragionevoli, fuori di proporzione, rischiose per il mercato unico», ha precisato Grilli. Da stamattina la parola passa agli sherpa dei ministri che devono risolvere le questioni tecniche rimaste in sospeso. In assenza di un accordo a 27, la soluzione sarebbe di procedere a maggioranza qualificata. Ma la capitalizzazione delle banche è un tema troppo importante perchè l`Europa possa permettersi di marciare a velocità diversa.