Banche, la soluzione fiscale che può mettere fine alla crisi europea

Il sistema bancario spagnolo necessitava di ricapitalizzazione. Le stime provenienti da più parti, dalle banche di investimento fino a Fitch, stimavano al massimo un fabbisogno di 80 miliardi di euro.

L’Europa arriva con un assegno da 100 miliardi, una cifra più che sufficiente per coprire anche le stime più pessimistiche. La reazione di mercati non si è fatta attendere: nella primissima mattinata di lunedì scorso i mercati salivano prepotentemente. Cosi come i Btp italiani e i Bonds spagnoli. I Bund tedeschi soffrivano. Ma già dal pomeriggio invece era tornato sui mercati il pessimismo. Perché questa reazione? A nostro avviso ciò sottolinea che il mercato ormai riconosce che l’Europa stava sbagliando.

L’approccio firewall finora utilizzato, cioè quello di emettere un assegno, anche consistente, per risolvere un problema specifico non è più gradito dai mercati. Questo perché ormai abbiamo compreso che le relazioni che legano i sistemi bancari dei diversi paesi e i paesi stessi all’interno dell’area euro sono tali e tanti che non è pensabile risolvere un problema per volta, ma bisogna fornire la soluzione complessiva.  L’approccio firewall porta con sè l’aspetto negativo dovuto al fatto che il mercato immediatamente si chiede chi sarà il prossimo: “abbiamo aiutato la Spagna, il prossimo ovviamente sarà l’Italia”. E’ necessario quindi che le autorità europee trovino la soluzione in grado di spezzare questo modo di agire.

A nostro giudizio la soluzione è già stata indicata dal presidente della BCE Mario Draghi durante l’ultimo meeting della Banca Centrale Europa. Draghi ha indicato una strada che, a nostro giudizio, piacerebbe molto ai mercati. L’idea parte dal presupposto che i politici si trovino e diano, sia ai mercati che ai cittadini europei, una nuova visione dell’euro nel suo complesso. Sappiamo che per risolvere i problemi del debito dei paesi periferci la soluzione finale deve essere di tipo fiscale e riguardare tutti i paesi che fanno parte dell’area euro. Sappiamo anche che non è possibile realizzare un progetto così ambizioso in pochissimo tempo, I tempi di mercato si misurano in minuti, ore. Chiaramente, un’unione fiscale necessita di mesi e anni. Tuttavia riteniamo che, se i nostri governanti fossero in grado di offrirci una nuova visione o una prospettiva che ci consenta di delineare il percorso che porterà all’unione fiscale – da raggiungersi nell’arco di 5-10 anni – a quel punto la BCE potrà comprare la credibilità delle affermazioni dei nostri governanti intervenendo. Si tratta quindi di replicare in grande quello che è già successo a dicembre, quando c’è stata per la prima volta un’azione coordinata tra istituzioni di politica economica, cioè i governi, e istituzioni di politica monetaria, cioè la Banca Centrale Europea. I governanti siglarono allora il fiscal compact e la BCE intervenne con LTRO fornendo un sollievo immediato ai mercati. Questo, a nostro giudizio, metterebbe sostanzialmente la parola fine alla crisi dei paesi periferici.

Come si può facilmente immaginare il momento è davvero complesso. Le variabili tradizionali che guidano i mercati, cioè le variabili macroeconomiche, e le altre valutazioni che facciamo riguardo i mercati sono passate drammaticamente in secondo piano. Ciò che conta molto di più il sentiment e la volatilità del mercato. Tuttavia riteniamo che lo scenario più probabile sia quello che è stato appena illustrato. Ci aspettiamo, molto probabilmente già dalla fine di giugno, un’indicazione da parte dei politici che possa guidarci nei prossimi anni e un’intervento da parte della BCE che consenta ai mercati di comprare la nuova visione dell’area euro. Quello che stiamo facendo sui portafogli è questo: il portafoglio core resta sostanzialmente investito in Btp italiani, in Bot italiani e alcuni titoli corporate di emittenti bancari. Tuttavia, i portafogli satellite nei portafogli absolute return vanno utilizzati per smussare la volatilità di questi giorni. Cerchiamo di passare attraverso questo periodo di volatilità smussando quelli che sono i picchi della volatilità stessa. Perché riteniamo che comunque l’esito più probabile sia quello di una soluzione alla crisi dei paesi periferici.

di Mario Pavan, gestore obbligazionario di Anima Sgr

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