Banche e primarie italiane
Assistiamo al paradosso di una Grecia che obbedisce alle cure dimagranti imposte dalla `troika` a fronte di una Germania che vuole solo guadagnare tempo per fini elettorali e che emette Bund a costi decrescenti riducendo l`onere del debito pubblico.
Di certo una crisi debitoria basata su tassi reali negativi di lungo periodo serve per ridurre il valore del debito accumulato ma a danno dei pensionati, dei risparmiatori e degli investitori. Può durare questa situazione? I fermenti politici che attraversano tutta Europa dimostrano il contrario. In Italia, il successo di Matteo Renzi con il suo 36% alle primarie del centro-sinistra riflette la grande inquietudine della middle class stanca di essere preda da venti anni di una casta onnivora, incapace di gestire un Paese di 60 milioni di persone. Ove si tenga conto del movimento a cinque stelle e degli astenuti stimati in 14 milioni di persone, si giunge al paradosso che, con queste cifre, chi vince le prossime elezioni politiche governerà con un consenso effettivo del 10-12% degli aventi diritto al voto. La sofferenza dei risparmiatori italiani si misura anche nella capitalizzazione di borsa scesa, nel periodo 2010-2012, da 425,1 miliardi a 352,8 miliardi con una perdita di 72,3 miliardi. Ne fa fede il netto calo del risparmio privato registrato dalle statistiche della Banca d`Italia. Con una disoccupazione superiore al 10% (è pari al 26% quella giovanile) calano i consumi e crescono le sofferenze bancarie. Eppure, nonostante questo quadro fosco, non mancano i segnali di inversione positiva riassunti nella frase di Mario Monti: `Il peggio è oramai alle nostre spalle`. A ottobre l`export extra-Ue è salito del 17,2% con un avanzo di 1,5 miliardi. Una volta superato lo scoglio del negoziato sul debito greco e l`accordo per gli aiuti alle banche spagnole, i mercati finanziari europei dovrebbero continuare il recupero sulla scia delle obbligazioni (le emissioni corporate hanno raggiunto cifre record con la spread passato da 123 a 30 punti base). Fed e Bce hanno inoltre stabilizzato il mercato dei cambi con il rapporto euro-dollaro in area 1,26-1,30. Una vittoria per il tandem Bernanke-Draghi. La ricetta per rilanciare l`economia reale è a portata di mano? Per il settore manifatturiero si pensa a incentivi fiscali (integrati dalla cura Giavazzi) a favore delle imprese che vogliono crescere e che stanno pensando seriamente agli aumenti di capitale. La Borsa a sua volta dovrà ridurre i costi di quotazione realizzando un vero mercato delle PMI. Oggi, negli Usa, solo un terzo dell`intermediazione finanziaria passa per il canale bancario contro oltre l`80% in Europa. Soprattutto negli Usa anche le PMI hanno accesso diretto ai mercati finanziari. Senza una visione d`insieme non si esce dalla crisi. Il tema della capitalizzazione delle banche continua a dominare la polemica tanto che la federazione bancaria europea ha chiesto il rinvio di Basilea III sulla scia di quanto già annunciato dalle banche americane. Delle 101 maggiori banche del mondo 11 avevano già nel 2006 ratios patrimoniali più alti di quelli richiesti da Basilea III. Inoltre quattro banche tra queste 11 sono state liquidate o si sono salvate con il ricorso all`aiuto statale. La verità è che gli utili delle banche oramai arrivano solo dal trading finanziario a sua volta fortemente legato ai derivati. Ecco perchè Andrew Haldane (Bank of England) sostiene che la semplice leva finanziaria è un miglior indicatore circa la robustezza o meno delle banche rispetto ai complessi indicatori richiesti da Basilea III. Scendendo a livello degli enti locali, si scopre che i contratti derivati `swap` riflettono perdite potenziali in forte aumento determinate proprio dal ribasso dei tassi di interesse. Un argomento in più per sollecitare in Europa regole eguali per tutti a cominciare dal controllo bancario affidato alla Bce, come sollecita Mario Draghi, per tutte le banche europee.
Scritto da Guido Colomba, membro del Direttivo AssoFinance – Direttore responsabile “The Financial Review”.