Banche e imprese, il credito nel 2013 non deve calare

L`Italia `nel 2013 non puo` permettersi un calo del credito come quest`anno`. Lto ha affermato il presidente dell`Abi, Giuseppe Mussari, alla presentazione del rapporto 2012 sul mercato del lavoro e dell`industria finanziaria. `Il Paese puo` fare a meno di molte cose - ha aggiunto - ma non di banche solide in grado di fare il loro lavoro in modo stabile ed efficiente`. Alto costo del lavoro, un differenziale tra rendimento degli impieghi e costo della raccolta sempre piu` ristretto (a novembre minimo storico all`1,68% ndr): per far fronte alla situazione e difendere l`occupazione servono `soluzioni organizzative e produttive compatibili con i costi, la tecnologia e l`innovazione nella gestione delle risorse umane`.

E` quanto emerge dalla sintesi della ventesima edizione del Rapporto Abi 2012 sul mercato del lavoro nell`industria finanziaria, presentata oggi a Roma dal Presidente dell`Abi, Giuseppe Mussari, e alla quale ha preso parte anche il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero.
  Lo studio evidenzia infatti che `il rapporto tra costo del lavoro e margine di intermediazione supera di 9 punti percentuali la media Ue (42% contro 33%): nel confronto con i 5 principali mercati europei, i gruppi bancari italiani sono i piu` penalizzati in termini di percentuale di ricavi assorbita dal costo del lavoro`. `Le banche italiane - ricorda lo studio - stanno affrontando la difficile congiuntura mondiale, che continua a comprimere fortemente la redditivita` nel settore. In un contesto molto critico - caratterizzato da una prolungata recessione, una piu` stringente regolamentazione e dall`ingresso di nuovi concorrenti in aree strategiche, quali quelle dei servizi di pagamento - le imprese creditizie sono chiamate a rispondere con la massima efficacia ai cambiamenti della domanda, a fronteggiare la maggiore competizione di operatori non bancari e, conseguentemente, a gestire processi di ristrutturazione volti a ridurre i costi e aumentare la produttivita``. `Nel settore del credito italiano la stabilita` del posto di lavoro e` da sempre un valore fondamentale, come dimostrato dall`elevata incidenza dei contratti a tempo indeterminato (compresi gli apprendisti) che si attesta al 99%. Nonostante le difficolta` macroeconomiche, il settore ha - almeno nel 2011 - contenuto la contrazione degli organici (circa -1%). Tra le principali caratteristiche del personale bancario si confermano anche la qualita` professionale in costante crescita (con il 35,3% di laureati) e il continuo aumento del personale femminile (43,6% sul complesso dei dipendenti)`.
  Le banche italiane, osserva lo studio dell`Abi - `si caratterizzano per una struttura di costo particolarmente onerosa: la contrazione della crescita economica, il basso livello dei tassi di interesse a breve termine, le tensioni sul costo della raccolta, il peggioramento della qualita` del credito rappresentano un insieme di fattori che contribuiscono a mettere pressione sui ricavi - in forte contrazione - e, in ultima analisi, sulla redditivita`. Tutto cio` a vantaggio di intermediari caratterizzati da modelli di business piu` orientati verso le attivita` finanziarie in senso stretto.
  Emerge cosi` che il costo del lavoro unitario per le Regional banks italiane (intermediari finanziari che operano prevalentemente nell`ambito dei confini nazionali), pari a 77.500 euro, risulta secondo solo a quello delle banche tedesche e nettamente piu` elevato rispetto alla media europea (55.000 euro)`. Il rapporto tra costo del lavoro e margine di intermediazione supera di 9 punti percentuali la media Ue (42% contro 33%): nel confronto con i 5 principali mercati europei, i gruppi bancari italiani sono i piu` penalizzati in termini di percentuale di ricavi assorbita dal costo del lavoro. Per quanto riguarda il rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione, i gruppi italiani, nonostante l`opera di razionalizzazione dei costi che ha permesso di migliorare il livello medio di efficienza aziendale, presentano nel 2011 un valore dell`indice (68%), circa 3 punti percentuali superiore alla media europea, e restano comunque ancora molto lontani dai principali concorrenti, in particolar modo spagnoli e inglesi.

Secondo l`associazione delle banche, `recupero di redditivita` e lavoro sono le costanti cui tener conto in uno scenario che richiede un nuovo modo di fare banca con caratteristiche che puntano alla riorganizzazione delle reti e dei processi produttivi, al ruolo di rilievo della tecnologia nella attivita` di distribuzione dei prodotti bancari e finanziari, a una gestione innovativa delle risorse umane`. `In questo contesto si inserisce con grande importanza il recente accordo sulla produttivita` che rappresenta un contributo significativo per uscire dalla crisi e riavviare un processo di crescita economica. Con tale impostazione, l`Intesa definisce principi e criteri cui deve uniformarsi il sistema delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva`.

Su questo fronte, rileva lo studio, `le banche italiane sono gia` un passo avanti grazie alla capacita` di relazioni sindacali mature con Parti sociali che hanno dato, da tempo, prova di essere in grado di trovare soluzioni condivise a problemi molto complessi. Cio` ha consentito a inizio 2012 di firmare un contratto collettivo nazionale di carattere eccezionale con una serie di punti qualificanti quali: una politica salariale compatibile con lo sforzo di ripresa del settore, il sostegno all`occupazione e la valorizzazione della solidarieta` generazionale, l`adozione di misure per la crescita della produttivita` e competitivita``. `Tuttavia, resta da risolvere con urgenza il nodo sulla sostenibilita` del Fondo di solidarieta` di settore, quale strumento di ammortizzazione sociale, senza oneri per la collettivita`, utile a favorire il necessario ricambio generazionale. I notevoli cambiamenti intercorsi in materia pensionistica ne hanno causato importanti ricadute per via dell`incremento dei costi correlati alle novita` previdenziali`.

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