ASPETTIAMO CHE IL PRESIDENTE MATTARELLA FERMI L'ABUSO DEL VOTO DI FIDUCIA, E' NEI SUOI POTERI.

ASPETTIAMO CHE IL PRESIDENTE MATTARELLA FERMI L'ABUSO DEL VOTO DI FIDUCIA, E' NEI SUOI POTERI.
BIANCA LAURA GRANATO - SENATORE

Giannina Puddu, 3 aprile 2022.

Il Governo Draghi batte ogni record precedente sull'uso, che è diventato un abuso, del  "voto di ficucia" per costringere il Parlamento all'approvazione delle sue iniziative di legge.

Con questa modalità, che confligge con il dettato costituzionale, il Senato ha approvato anche il disegno di legge n. 2562  che converte il decreto-legge n. 14 del 25 febbraio, recante “Disposizioni Urgenti sulla Crisi in Ucraina”.

Dopo pari approvazione già spuntata  alla Camera.

Bianca Laura Granato (ex 5S - espulsa da Crimi), senatrice, durante la discussione generale che ha preceduto l'approvazione, ha sottolineato che si è trattato della 42° "fiducia" chiesta da Draghi al Parlamento Italiano.

Quindi, sotto il ricatto della fiducia sono state approvate misure che riguardano:

  • la partecipazione di personale militare italiano al potenziamento di dispositivi della NATO sul fianco Est dell’Alleanza fino al 30 settembre 2022;
  • la cessione di mezzi ed equipaggiamenti militari all’Ucraina a titolo gratuito;
  • l’aumento delle spese militari, con relativo allineamento all’accordo informale NATO del 2006 e quindi all’incremento degli investimenti nel settore fino alla soglia del 2% del PIL.

La questione di fiducia non è disciplinata dalla Costituzione ma dai regolamenti interni di Camera e Senato.

Ma, la Costituzione, al TITOLO II, art. 76, afferma in modo chiaro e netto che l'esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti.

Con l'abuso della questione della fiducia, di fatto, il Governo assume l'esercizio della funzione legislativa sottraendolo al Parlamento.

Questa è una violazione gravissima e palese della nostra Costituzione.

Quando il Governo usa lo strumento della fiducia in maniera spropositata finisce inevitabilmente per esautorare il Parlamento, privandolo del suo legittimo Potere Legislativo.

La logica conseguenza di questo stato di cose è che il Popolo Italiano sia, in tal guisa,  privato del suo sacrosanto Diritto di Rappresentanza e che il voto politico sia ridotto, nei suoi mancati effetti, ad una finzione scenica.

L'effetto sintetico e drammatico è la fine della Democrazia Rappresentativa.

Certo, per chi voglia "tirare dritto", l'abuso del voto di fiducia è comodo, rapido e strumentale, in quanto permette una veloce espletazione del processo di legiferazione essendo previsto il voto nominale del testo nella sua interezza ed entro 24 ore.

Ma, l'autentica azione politica non prevede che si "tiri dritto" ma che si apra al confronto parlamentare, con pazienza, con rispetto e con la sana volontà di rispettare le regole.

L’esito negativo del voto di fiducia, o l’approvazione di una mozione di sfiducia, costringe il Governo a presentare le dimissioni, quindi, probabilmente a sciogliere le camere indicendo elezioni anticipate, chiudendo in angolo il Parlamento che, se non approva salta, evidenziando un palese ricatto.

O approvi o muori.

Il prof. Carlo Ferruccio Ferrajoli (LA SAPIENZA), aveva scritto un saggio: Come esautorare il parlamento. Un caso esemplare del declino di una democrazia rappresentativa.

Il saggio osserva il «progressivo dominio dell’esecutivo sulla legislazione» che compromette  la legittimazione democratica dell’intero ordinamento giuridico.

Vengono meno «quei caratteri di rappresentatività e democraticità che solo un Parlamento nella pienezza delle sue prerogative è in grado di assicurare».

Come uscire da questa deriva autoritaria, costruita intorno alla figura dell ' "Uomo Solo al Comando"?

La nostra salvezza è nelle mani del nostro Presidente della Repubblica.

Il Capo dello Stato, nel momento del suo insediamento (art. 91 della Costituzione) si impegna e senza dubbio alcuno, nel corso del suo Giuramento, alla fedeltà alla Repubblica, all’osservanza della Costituzione.

Ohibò!

La nostra Costituzione esprime, oltre al resto, quale debba essere (non quale potrebbe essere...) la corretta distribuzione dei poteri e delle funzioni e, in questa, il sopracitato art. 76,  esclude, categoricamente che il Potere Legislativo sia del Governo come, invece, accade, con il ricorso sistematico alla "fiducia".

La solennità del tono scelta dai Costituenti, circa la grande responsabilità del Presidente della Repubblica, non ammette distrazioni ed obbliga all' intervento.

Quindi, dobbiamo contare sulla massima attenzione, sulla massima autorevolezza e sull'assoluta fedeltà alla nostra Repubblica Rappresentativa del nostro Presidente Mattarella.

E' favorito alla partenza, poichè, alla SEZIONE II della nostra Costituzione n(La formazione delle Leggi), l'art. 70 ha il pregio di escludere qualunque dubbio e qualsiasi interpretazione: La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere.

Aspettiamo, con profonda ammirazione ed incommensurabile fiducia, che Egli ci liberi da questo uso disinvolto ed inopportuno del voto di fiducia che toglie la Sovranità al Popolo Italiano in ogni  momento in cui anestetizza l'attività del Parlamento che ha eletto.

Aspettiamo che il nostro Presidente risponda al grido di allarme che gli italiani avevano già lanciato alle Politiche 2018, rinunciando al diritto di voto, consapevoli della sua inutilità.

Aveva scritto LA STAMPA, il 6 marzo 2018:

Gli italiani che avrebbero avuto il diritto di votare erano quest’anno 46.605.046 ma quelli che si sono effettivamente recati ai seggi sono stati appena meno di 34 milioni: 33.978.719. In altri termini, più di 12 milioni e mezzo di italiani sono rimasti a casa e non hanno votato.

Dei 34 milioni che hanno ritirato la scheda, più di 350 mila la hanno restituita (per il voto alla Camera) senza compilarla e in totale le schede che sono state annullate sono oltre un milione: gli italiani che in effetti non hanno votato sono dunque più di 13 milioni e mezzo. E quelli che hanno votato meno di 33 milioni.

Con il suo secondo settennato, il Presidente Mattarella ha l'opportunità di un clamoroso, quanto urgente, intervento storico per la difesa della Costituzione e della Repubblica in Italia.