ARGENTINA. NUOVO PRESIDENTE MILEI: “TRA LA MAFIA E LO STATO PREFERISCO LA MAFIA...."

ARGENTINA. NUOVO PRESIDENTE MILEI: “TRA LA MAFIA E LO STATO PREFERISCO LA MAFIA...."

Giannina Puddu, 21 novembre 2023.

La sintesi "politica" di Milei, nuovo presidente in Argentina: “Tra la mafia e lo stato preferisco la mafia, perché almeno ha dei codici e rispetta gli impegni presi, non mente ed è competitiva”.

Posizione ardita ma che si è dimostrata efficace alla prova del voto.

Pablo Stefanoni, giornalista e storico che collabora all'edizione argentina di Le Monde Diplomatique e al quotidiano spagnolo El País, caporedattore, dal 2011, della rivista latinoamericana Nueva Sociedad, il 13 ottobre 2022, ha pubblicato il libro La ribellione si è spostata a destra?

La risposta alla sua domanda, [anche] in Argentina, è SI.

E, la domanda si può porre in altre aree del pianeta, compresa l'area europea.

Nella presentazione del suo libro: I “nuovi diritti” sono all’offensiva un po’ ovunque nel mondo, adottando nuovi linguaggi, riferimenti e modalità di azione che stanno creando una controcultura violenta e rumorosa.

Ora combinano nazionalismo e sentimenti antistatali, razzismo e sessismo e accenni alla comunità LGBTQ, scetticismo climatico e preoccupazioni ambientali...

Questo saggio vivace e documentato ci mostra perché è giunto il momento di prenderli sul serio.E ci permette di comprendere come i loro leader carismatici e le loro continue provocazioni riescano a catturare il sostegno di strati sociali e individui che si sentono maltrattati dagli sviluppi delle società contemporanee.
Piuttosto che indignarsi e condannare in modo astratto, Pablo Stefanoni ha scelto di analizzare e mappare questo complesso culturale neoreazionario.Così facendo, cerca di suggerire come la sinistra potrebbe recuperare il vessillo della rivolta, abilmente strappato dalle sue mani da una fredda estrema destra determinata a non vegetare più ai margini.

Oggi, su L'Internazionale, Pierre Haski, ha scritto il pezzo La vittoria di Javier Milei in Argentina è una rivolta elettorale e l'ha chiuso affermando che Milei è certamente un personaggio atipico dalle idee eccentriche, ma non bisogna sottovalutare quello che rappresenta: la stanchezza degli elettori delusi, che non hanno esitato a cedere alle sirene di una rottura pericolosa invece che restare in una situazione di stallo. È una lezione universale.

Gli elettori argentini hanno bocciato i Partiti del Sistema, a sinistra il Ministro dell'Economia Sergio Massa (bruciato al secondo turno...) così come l'esponente della "destra classica".

Con il 99,4% dei voti espressi nel ballottaggio presidenziale, Milei prende 55,7% e il ministro dell'Economia Sergio Massa il 44,3%.

E' il margine di vittoria più ampio in una corsa presidenziale dal ritorno del Paese sudamericano alla democrazia nel 1983.

Per alcuni argentini è stata la scelta disperata del “male minore” e chissà se questa percezione sarà confermata o se assumerà un altro volto.

E' l'espressione della rabbia verso Massa e verso il suo partito peronista che hanno condotto ad una crisi economica che ha lasciato l’Argentina profondamente indebitata e incapace di attingere al credito globale.

Milei è fermamente anti- aborto , è a favore di leggi più flessibili sulle armi e ha criticato l'argentino  Papa Francesco.

In stile trumpiano, ha gridato che bisogna "Drenare la palude", mentre i suoi sostenitori gli hanno fatto eco con  "¡¡Qué se vayan todos!!" - "Che se ne vadano tutti!"

La sinistra argentina è attualmente al governo, dopo il governo della destra dal 2015 al 2019.

Milei ha un controverso piano di dollarizzazione, la riduzione delle norme sul controllo delle armi, il trasferimento dell'autorità sul sistema penitenziario dai civili ai militari, fondi pubblici di sostegno alle famiglie anche per l'accesso alle scuole private, privatizzare il sistema sanitario che, fin qui, è sempre stato in mano pubblica.

L'avversario Massa ha spinto sulle sue politiche di riforma fiscale graduale.

L'Argentina ha un debito di  43 miliardi di dollari verso il Fondo monetario internazionale (FMI) e 65 miliardi di dollari verso gli obbligazionisti esterni per debiti precedentemente ristrutturati.

Milei ha stravolto promettendo di abbandonare la valuta nazionale, il peso argentino per adottare il dollaro statunitense.

Vuole “eliminare” la banca centrale, tagliare la spesa pubblica di un enorme 15% del PIL, ridurre la spesa sanitaria pubblica e privatizzare alcune aziende statali.

Ha raccolto un grande consenso ma, su queste premesse e promesse, non sembra che l'Argentina possa ripartire su basi solide e durature.

Vincere le elezioni è il primo passo, dopo, bisogna governare e con coerenza....