E’ di ieri, con un breve comunicato dell’azienda di Cupertino, l’annuncio che il ‘’profeta’’ dei pc e dell’hi-tech ci ha lasciato. Troppo presto, all’età di 56 anni, per un tumore al pancreas di cui soffriva già da molto tempo, dal 2004. ‘’La passione, l’ingegno, e l’energia di Steve hanno arricchito la nostra esistenza. Il mondo è sicuramente migliore grazie a lui’’ – si legge nella nota dei suoi collaboratori.
Già dall’inizio della sua vita, nel 1955, la sua storia si preannuncia come qualcosa di fuori dal comune, come un percorso pieno di sfide e di insidie. Steve nasce nel 1955, a San Francisco, dalla relazione fra uno studente di origine siriane, Abdulfattah Jandali, e la compagna di studi Joanne Schieble. Un bambino non desiderato, partorito dalla madre senza neppure che il padre lo sapesse, dato poi in adozione a una modesta coppia di impiegati californiani, Paul e Clara Jobs. In seguito rivede la madre naturale, ma mai un gesto di riconciliazione arriva nei confronti del padre. Incontra invece la sorella Mona, scrittrice, nata due anni e mezzo dopo di lui da quella coppia di studenti, la quale scopre dell’esistenza di Steve grazie a un investigatore privato. Lascia gli studi al college di Portland, in Oregon, dopo pochissimi mesi di frequenza. Parte per un viaggio in India, torna, frequenta solo le lezioni di suo interesse, tra cui - curiosamente in relazione a quello che sarebbe stato il suo percorso professionale - i corsi di calligrafia. Un ragazzo tutt’altro che inquadrato e palesemente fuori dalle righe. Muove i suoi primi passi nel mondo dell’informatica e dell’elettronica nel garage del padre adottivo, dove comincia a ‘’smanettare’’ con fili, cacciaviti e ferraglia. Nel 1974 diventa designer dei primi videogames Atari; nel 1976, a soli 21 anni, fonda Apple insieme a Steve Wozniak, con cui avvia lo start-up dell’azienda, ma con il quale il sodalizio si interromperà tempo dopo. Nel 1977 Apple produce il primo computer, nel 1984 lancia lo storico Macintosh fino ad arrivare, in tempi recenti, alla creazione di iPod, iPhone e Ipad: una rivoluzione nel mercato tecnologico e del modo di comunicare.
Nel 2005 a Stanford ottiene quella laurea – ad honorem – che non aveva conseguito da ragazzo e tiene di fronte agli studenti un discorso memorabile: ‘’Il vostro tempo è limitato, non buttatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non lasciatevi intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere con i risultati dei pensieri degli altri. E non lasciate che il rumore delle opinioni degli altri affoghi la vostra voce interiore. Abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione. In qualche modo loro sanno già cosa voi volete davvero diventare. Tutto il resto è secondario’’. Leggendario il suo invito alla giovane platea ‘’Stay hungry, stay foolish’’: siate affamati, siate folli. Quella follia che Steve incarnava meglio di chiunque: amato e odiato, cacciato dai manager di Apple che mal tolleravano il suo indomabile estro e successivamente pregato in ginocchio di ritornare da numero uno in quella realtà che, senza il suo geniale mentore, appariva come una scatola vuota, un computer senza il suo processore.
Per milioni di utilizzatori dei suoi prodotti, possedere un Apple non significa solo avere tra le mani un laptop o uno smartphone di ultima generazione: significa abbracciare uno stile di vita, essere parte di una comunità, quella della Mela, in grado di sviluppare prodotti unici per design e tecnologia, indissolubilmente legati alla figura del creatore Jobs e per cui si è disposti a pagare un fortissimo premium-price pur di essere parte di questa galassia.
Addio Steve, genio e sregolatezza dell’ hi-tech.
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